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Da Savigliano al Messico per fotografare una foresta di alberi secolari

SAVIGLIANO

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Sono trascorsi cinque anni dall’uscita del libro «Ahuehuetes», che nello Stato messicano del Veracruz faceva conoscere, con ampia documentazione del fotografo di Savigliano (Cuneo) Federico Botta, storia ed origine di un albero considerato simbolo messicano, la cui presenza nella regione era ed è motivo di orgoglio e di impegno ecologico.

Il libro di allora, bello ed elegante, raccontava di un progetto inventato da un gruppo di giovani, «Proyecto Ahuehuetes», facenti capo a Mauricio «Molto» Toledo, che si era preso a cuore il destino di una vera e propria foresta multiforme di questi alberi arcaici, quasi preistorici, che lungo un tratto del Rio Blanco accompagnavano il corso d’acqua cingendolo in una singolare galleria naturale di verde e di storia. Oltre seicento ahuehuetes con un’età media approssimativa di trecento anni.

Il fiume, questo era ed è il problema, risulta inquinato in quanto gli abitanti e le fabbriche vi scaricano dentro ogni sorta di rifiuto. Federico Botta, partendo da Ciudad Mendoza, viaggio dopo viaggio, ha documentato - insieme a biologi, naturalisti, antropologi e scrittori - la storia di questo luogo. Nello stesso tempo, il gruppo di volontari naturalisti che hanno destinato la loro giornata alla salvaguardia di questo bene ha prodotto molto lavoro di sensibilizzazione, riuscendo ad assicurare una maggiore pulizia del sito e a provvedere ad una campagna di reimpiantamento e forestazione che sta dando i suoi frutti. Il coinvolgimento delle scuole è fondamentale.

A distanza di un po’ di anni dalle prime iniziative, ad Orizaba (150.000 abitanti circa), che è la capitale dello Stato di Veracruz, le pubbliche istituzioni hanno fatto il punto sull’iniziativa di sensibilizzazione chiamando Federico Botta ed Alan Morgado (un altro fotografo che ha lavorato sul progetto) a confrontarsi in una mostra ufficiale. Il luogo della mostra è stato il Poliforum Mier y Pesado, un museo municipale molto importante.

Dopo 73 anni di utilizzo come casa di riposo, questo edificio di dodicimila metri quadrati costruito all’inizio del Novecento, ospita oggi alcuni ristoranti, due musei e vari spazi espositivi. L’allestimento della mostra è stato curato curato da «Molto» Toledo e da Federico Botta: sono stati utilizzati materiali di riciclo quali pallets e assi di legno, destinati ad ospitare scenograficamente le immagini di grande formato, una quarantina in tutto. In mostra anche una cinquantina di piccoli ahuehuetes destinati con la primavera ad essere messi a dimora lungo il Rio Blanco. Parlano dell’evento tutte le televisioni locali coi loro telegiornali e con servizi culturali, si tengono dibattiti radiofonici, i giornali dedicano pagine intere alla mostra.

Ben duecento persone affollano l’inaugurazione. C’è il sindaco di Orizaba (che consegna un’onorificenza a Botta e Morgado), ci sono i primi cittadini di tutte le comunità interessate dal passaggio del Rio Blanco. C’è anche un gruppo musicale formato da quindici elementi che, guarda caso, si chiama proprio «Rio Blanco». Ci sono le autorità dello Stato e molti rappresentati delle istituzioni scolastiche. L’evento rimane aperto dieci giorni collezionando quasi duecento visite al giorno. Due giorni dopo la chiusura l’intero materiale viene trasferito a Ciudad Mendoza e quindi ad Huiloapan, per altre esposizioni. Diventa di fatto una rassegna itinerante che nel corso dell’anno - e forse anche oltre - toccherà tutte le località interessate dal fenomeno degli ahuehuetes storici. Poi diventerà oggetto di un’esposizione permanente.

Dopo solo quattro giorni dalla mostra al Poliforum Mier y Pesado, «Molto» Toledo organizza un ulteriore evento di vasta portata culturale, cui è protagonista sempre Federico Botta. Questa volta al Museo de Arte del Estado de Veracruz, che ha la propria sede ad Orizaba. L’importante istituzione culturale trova sede all’interno di un ex convento del 1700. È l’unico museo della regione veracruzana e vanta tra le 700 opere esposte, ben trentatre quadri di Diego Rivera, il noto muralista di Città del Messico morto nel 1957, conosciuto anche per essere stato il marito di Frida Kahlo.

La mostra occupa il porticato del chiostro ed ha per tema i «Peregrinajes». Sono una cinquantina immagini che in misure diverse documentano alcuni pellegrinaggi del mondo vissuti nel corso degli anni dal fotografo italiano. Tre le realtà estrapolate tra migliaia e migliaia di fotografie scattate nel tempo: la Spagna con il Camino di Santiago, l’India con l’Amarnath Yatra e il Messico con il pellegrinaggio alla Virgen de Juquila e quello alla ben famosa Virgen de Guadalupe.

Anche in questo caso, sull’onda della precedente rassegna, il successo non è mancato. La stampa ha dato ampio risalto al racconto per immagini, mentre il museo ha predisposto una propaganda capillare (addirittura con gli striscioni nelle strade) destinata alle grandi occasioni. All’organizzazione ha dato il suo contributo anche anche Paco Moreno dell’Insituto Veracruzano de la Cultura. Entrambe le mostre hanno goduto dell’organizzazione e del patrocinio degli enti locali e statali, confortati dal patrocino dell’Istituto di Cultura Italiana di Città del Messico, e da quelli della Città di Savigliano, della Consulta della Cultura di Savigliano e dell’Associazione Cristoforo Beggiami.

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