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Da Luineria a Luppoleto di qualità: così i "luvertin" diventano risorsa economica nel Cuneese

CUNEO

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LUCIO ALCIATI - Come scrissi tempo fa, su questo stesso noto network di informazione, in merito alla tradizionale raccolta dei “luvertin”,  ovvero dei germogli di luppolo e della antica testimonianza sulla medioevale coltivazione locale in impianti famigliari chiamati “ Luinerie”, eccone il prosieguo.

Questo dopo ad alcuni approfondimenti e prove in campo.

Ebbene, eravamo rimasti alla possibilità di una tecnica di coltivazione moderna del luppolo da destinare alla produzione birraria o “ brassicola” con metodo sostenibile, agevole, di basso impatto ambientale, economicamente valido sia per i costi di impianto, di raccolta, di manutenzione e adatto ad un’indirizzo produttivo biologico (valida ed apprezzata alternativa che sta attraendo interesse).

Ma anche per contrastare il momento climatico particolarmente violento che creerebbe notevoli danni alle alte impalcature (6 metri e più) delle coltivazioni tradizionali.

Una tecnica che si sta sviluppando sempre più in alcune zone europee e che viene definita “a siepe”.

Questa prevede una impalcatura bassa (2,5 metri), quindi più gestibile in cui è necessaria la raccolta dei primi germogli e limitare la crescita ad uno o, al massimo , due che diverranno produttivi.

Selezione e raccolta dei primi germogli che potrebbero dare vita ad un mercato “gourmet”.

Dunque, anche se leggermente meno produttiva, sarebbe qualitativamente migliore e, comunque, economicamente interessante.

Ma tutto ciò non nasce dal caso.

L’interessante  notizia, che sarebbe innovativa per la nostra zona già pedo climaticamente indicatissima per questa produzione, nasce dall’accattivante lettura della esaustiva e, forse, unica pubblicazione, che potrebbe definirsi specialistica e tecnica, dedicata esclusivamente al Luppolo.

L’autore Stan Hieronymus con quest’opera intitolata “Gli ingredienti della birra: il luppolo” (edizioni LSWR edito nel 2016) traccia un fascinoso  percorso tra storia, studio dell’aroma, dell’amaro e sulla sua coltivazione.

È proprio nello scorrere appassionato delle pagine di quel corposo libro ecco apparire un paragrafo riguardante il tipo di coltivazione sopra detto.

Tuttavia per poter usufruire dei benefici di questa tecnica è necessario (ma non indispensabile) impiantare varietà di luppolo nane.

Pare ne esistano in commercio, specialmente in Inghilterra (Sussex).

Comunque nella mia semplice  e appassionata indagine sui nostri luppoli locali, ho notato per caratteri di minor altezza, buona produttività, con conidi (fiori destinati alla produzione di birra) di buone dimensioni e con buon grado amaricante, due varietà “native” che potrebbero risultare utili.

Ho anche notato che laddove il terreno sia stato precedentemente coltivato o che nelle sue immediate vicinanze siano presenti orticole aromatiche, queste condizionerebbero l’aroma del luppolo stesso.

Naturalmente approfondimenti più professionali sono utili e sicuramente necessari. Anche per la rivelazione di eventuali aromi caratterizzanti.

Da Luineria a Luppoleto di qualità: interessante innovazione dell’antica tradizione, per le nostre terre vocate.

Lucio Alciati

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