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Da Bra al mare dell'Elba, tanti ricordi di Ferragosti spensierati

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Le finestre aperte sul giardino, le tende ondeggiano e come ventagli soffiano aria fresca della prima mattina.

Il gallo, vecchia maniera, ha già cantato. Gruppi di ghiandaie, intrappolate tra la capigliatura folta del lauro, si mettono in moto: fru, fru, fru! Scuotono le potenti ali per aprirsi un varco, e decollano in picchiata verso la libertà.

Ed io con loro. Con le ali della fantasia.

E' la vigilia di Ferragosto, aveva ben ragione Giacomo Leopardi con “Il sabato del villagggio”: l'attesa della festa è la vera gioia.

Il Ferragosto 2020 è ben diverso, molto incerto, in bilico tra prudenza e fatalismo di sarà quel che sarà.

Vivere col buonsenso, sì, ma senza paura, la libertà di sperare e sognare nessuno ce la può togliere.

Scarto il pacchetto dei ricordi: c'è il calendario di cartone e dal blocchetto i foglietti sottili con segnati i giorni di tutto l'anno, si staccano e leggiadri volano via, fino al numero 15 agosto del 1955.

Ferma, ferma qui: eccomi al Palmizio, la casa di famiglia a Porto Azzurro, già sveglia al canto del gallo, che apro le persiane a quel tanto atteso giorno di Ferragosto.

Anche oggi le tende ondeggiano mosse dal venticello del mattino, ma chi le vede!

Nella mia testolina l'unico pensiero è la spiaggiata del giorno dell'Assunta, il rito della famiglia Nemolis. La prua della barca a motore fende l'acqua blu, morbida come seta, che si arriccia e come un tulle fa da strascico a poppa.

Al sole brillano i pesciolini vestiti d'argento che guizzano fuori dell'acqua, per poi immergersi di nuovo.

Ed io mi sporgo per acchiapparli, mentre le dita sciano sull'acqua, ma babbo Mario all'improvviso strilla: “Scimmia, non sporgerti. Siediti e stai buona!”

Ma, il cappellino da marinaio bianco, sì, quello tutto tondo, che sembra una torta di panna in testa, mi scivola in acqua.

Con le manine sugli occhi, per non vederlo che si allontana fluttuando sulla superficie dell'acqua, scoppio in un pianto, sconsolata.

Babbo Mario tira su dal naso! Brutto segno, ora mi arriva lo scapaccione e il classico, insopportabile: “Scimmia, te l'avevo detto!”

E invece no!

“La vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai cosa ti capita.” Proprio come recita Tom Hanks nel film Forrest Gump.

All'improvviso, babbo, fa una pericolosa inversione ad u, la barca si inclina e mamma Gina strilla:“Mario, che fai? Lo sai che io non so nuotare!”

Ma Mario non risponde.

Altra tiratina su di naso. Spegne il motore e la barca si affloscia in acqua, quasi sospirando anche lei per il sollievo del cessato pericolo.

Segue altra tiratina su di naso, e mentre impreca con tutto il repertorio delle varie maremme, zucchina, incorniciata, indiavolata e bla, bla, bla, tira su un remo dal fondo della barca che si inclina quasi a pelo d'acqua.

La truppa è muta, tutti si trema in silenzio, inutile fare rimostranze.

Ed ecco Mario che ci sorprende per destrezza: infilza col remo il naufrago: il mio cappellino da marinaio grondante.

Mi asciugo le lacrime, stavolta tiro su io dal naso, mi tolgo le dita di bocca mordicchicciate per la paura, saltello di gioia mentre strizzo il cappellino fradicio e lo sistemo su quella mia capoccia di legno.

Faccio per aprire bocca, ma babbo mi previene: “Seduta e zitta scimmietta!”

Me la ricordo quella scena, come fosse ora, quando scoprii che gli adulti, a volte, avevano un cuore di bimbo.

Ora il mio look da giorno di festa è perfetto: cappellino da marinaio, costumino preferito, sì, proprio quello rosso di cotone, tendente ormai al rosa, sbiadito da sale e sole: mutandina ascellare, e una strisciolina arricciata per coprire il petto che non c'é: appena due pustoline.

E guai a scoprirle!

Ma nella foga dei tuffi di testa: buttati dallo scoglio, arrampicati, risali e poi ributtati, la strisciolina rosa arricciata, scende sempre in vita come una graziosa cinturina ad ornare la mutanda ascellare.

Inguardabile!

E solo dopo ore di stordimento, mi accorgo che le due pustoline sono al vento.

Pazienza!

Arrivò poi, il giorno in cui, la parte sopra del costume diventò un robusto reggiseno con spalline, e la parte sotto, si ridusse a due triangolini legati ai fianchi, più piccolo quello davanti e poco più grande quello dietro.

Il colore era un floreale multicolore, sbiadito da sale e sole.

Finalmente si approda alla spiaggia di Naregno, gli uomini tirano a secco la barca: oh issa, oh issa! La prua fila dritta nella sabbia a riva.

A terra cominciano gli allestimenti: teloni di fortuna sorretti da canne, sedie pieghevoli per i bimbi,  per gli adulti pigri sdraio trincia-dito di legno, pesanti come macigni, con la tela bianca e blu, sterminate e robuste tavole di recupero in legno posate su cassette da frutta.

Una bella tovaglia bianca di lino, dà risalto a tegami, cesti di frutta, piatti, bicchieri e fiaschi di vino.

Tutto è pronto: la festa comincia, e fino a sera si mangia, si ride, si nuota, si fa la pennichella.

E adesso a Ferragosto 2020, quando la paura ha bussato alla porta di tutte le case del Pianeta, mi consola sentire ancora quel sapore di sale sulle labbra, quel sapore di mare.

Fiorella Avalle Nemolis

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