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Da Borgo la forza della storia insegna che l'acqua è davvero il bene comune più prezioso

CUNEO

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Un folto gruppo di persone si è unito al Comitato Cuneese Acqua Bene Comune per festeggiare la Repubblica nata dalla Resistenza, fondata sulla democrazia, la solidarietà e la garanzia della piena inclusione di tutti i cittadini. A Borgo San Dalmazzo si è partiti dal ricordo del "prete giusto", don Raimondo Viale, del suo intenso lavoro per dare una possibilità di vita agli ebrei che, partiti da S. Martin Vesubie, si erano rifugiati nelle case dei montanari per sfuggire al campo di concentramento. Al memoriale della deportazione i partecipanti hanno potuto conoscere la storia di Jan Zilber e provare l’intensa emozione di rimanere chiusi in un vagone usato per il trasporto degli internati.

Ma se queste sono le basi che ci danno il senso e la forza per affrontare l’attualità, non meno significative sono le esperienze di gestione comunitaria del bene acqua che si sono potute riscontrare nei canali irrigui della metà del 1400, con i loro lavatoi ed i loro mulini. Più recenti, ma altrettanto importanti, le prime strutture degli acquedotti comunali di inizio 1900, con il racconto dei cambiamenti che hanno introdotto nella vita dei cittadini borgarini. In questo contesto è stato naturale fare un parallelo con l’ottenuta gestione pubblica del servizio idrico integrato per i prossimi 30 anni in provincia di Cuneo: un modo attuale di rispettare il bene comune. Al santuario di Monserrato si è poi potuto immaginare il lavoro comunitario portato avanti dai fedeli anche nel campo religioso.

Tutti questi aspetti sono stati egregiamente raccontati da Gigi Garelli, Roberta Robbione, Maddalena Forneris, Mauro Fantino e dai volontari dell’Associazione Monserrato: a tutti va il grande grazie del Comitato. Accaldati da uno dei primi pomeriggi estivi, i partecipanti hanno potuto dissetarsi con una bicchierata al santuario e successivamente rifocillarsi ad una cena di condivisione preparata come sempre dall’instancabile Rosa nei locali dell’oratorio della parrocchia. Nella successiva serata, rinfrescatasi un po’ grazie ad un leggero venticello, Mohamed Ba ha portato i presenti nella realtà dell’Africa subsahariana con una lettura decisamente interessante e fuori dagli schemi consueti che si può tentare di focalizzare nella frase "chiedete a noi cosa potete fare, non imponeteci le vostre scelte".

 

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