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CUNEO/ Recidivi seriali in carcere, non in libertà vigilata: l'esempio degli Usa

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PIERCARLO BARALE - Il rapinatore seriale che, a Busto Arsizio, pochi giorni fa, ha gravemente ferito, con quattro colpi di pistola, il benzinaio già pluriderubato, è stato subito arrestato. Ha un curriculum criminale di tutto rispetto: sono vent'anni che entra ed esce dal carcere. Ha cinquantuno anni. A trenta è stato arrestato per la prima volta. Nel 2003 gli sono state contestate 18 rapine - specialità: uffici postali, banche, benzinai. Nel 2016 viene condannato a otto anni per reati predatori - rapine - a tre benzinai ed un supermercato. Reato continuato, pena lieve, nonostante - si era nel 2014 - avesse messo a segno i colpi mentre si trovava in libertà vigilata. Dopo il "lavoro" doveva rientrare in carcere. Il benzinaio è stato gravemente ferito sulla porta di casa per impossessarsi - il rapinatore - di cinquecento euro costituenti il ricavo giornaliero del distributore di carburante.

Il rapinatore seriale si augurerà una rapida guarigione della vittima, in modo da poter sostenere la richiesta di reato continuato, collegando quest'ultima rapina a quelle precedenti, forse cavandosela con una pena modesta. Nuovamente in carcere, vi potrà uscire dopo pochi mesi per continuare il "lavoro" con la pistola. Ho letto di alcuni politici fautori della nuova impostazione legislativa in itinere sulla legittima difesa, che non hanno auspicato - sul caso - la pistola al benzinaio, con libertà di uccidere, se minacciato. Infatti, i malviventi, allenati all'uso dell'arma, prevarrebbero comunque nei confronti del privato, fatta eccezione per il caso che, quest'ultimo, fosse un campione nell'estrazione ed uso dell'arma. Hanno - opportunamente - osservato che certi pistoleri professionisti, con curriculum del cinquantenne di Cantù - quindi nostrano, padano e non est Europa - dovrebbero, come pregiudicati e seriali, restare in carcere: buttare via la chiave.

E' la scelta da tempo effettuata negli Usa; al terzo reato non colposo, ergastolo, senza attendere appello o cassazione. Privilegiano la sicurezza dei cittadini. Da noi, reato continuato, cioè serialità impunita, come se avessero agito con un solo atto criminoso, che incorpora tutti quelli successivi, in un arco temporale spesso lungo. Per scongiurare - favor rei - pene troppo elevate sommando quelle da irrogare per i singoli reati, si è concepito il reato continuato, che ha così evitato al reo anni di carcere pienamente meritati, senza considerare con opportuna serietà il danno sociale ed in particolare quello delle parti lese, quasi mai risarcite. E senza che tale mancato risarcimento venisse considerato aggravante per il delinquente. Al quale non veniva soltanto concessa l'attenuante del danno risarcito. Altrove questa irresponsabilità verso l'obbligo risarcitorio viene considerata aggravante e comporta maggiori pene e negazione dei benefici carcerari, come semilibertà o liberazione anticipata.

Da noi molti reati minori sono stati depenalizzati e considerate semplici violazioni amministrative. Con la conseguenza che i responsabili se ne fregano allegramente delle sanzioni pecuniarie sostitutive, di quelle penali e nulla pagano e pagheranno. Nel nostro Bel Paese l'insolvenza nei confronti delle promesse contrattuali private e delle sanzioni amministrative non penalizza. Anzi i troppi che approfittano di questa immunità perpetua - basta non intestarsi beni immobili o quote sociali o autovetture - appaiono a gran parte della pancia del paese furbacchioni da imitare. Dai film di Totò a quelli dei Vanzina, le pellicole sono zeppe di simpatici imbroglioni.

Accertato che le sanzioni extrapenali non costituiscono deterrenti temibili, ma sono facilmente aggirabili e neutralizzabili dall'italiano furbo, resta soltanto, per garantire la vivibilità in un Paese zeppo di furbacchioni ed anche di delinquenti seriali, una nuova e diversa politica di sicurezza e di reazione penale a violazioni di natura penale. Non è il caso che ogni benzinaio, direttore di banca, filiali varie, uffici postali, sia dotato di pistola ed addestrato all'uso. Neppure che per legge venga sempre considerata legittima la difesa armata, perchè avvenga in casa o negozio o ufficio, a prescindere dalla gravità - effettiva o ritenuta tale - dell'offesa.

Occorre che la pena irrogata sia effettivamente scontata, senza attesa dei vari gradi di giudizio, dopo la condanna di primo grado per tutti i reati predatori, truffe agli anziani e reati di particolare allarme sociale. Effettività della pena significa che il reo la deve scontare davvero, dopo la condanna e non a dieci anni dai fatti, attendendo la prescrizione. Che non si resti agli arresti domiciliari magari in villa con piscina, e la condanna, sia pur non superiore a tre anni, venga scontata in carcere e non solo per qualche mese. Che non si vada in carcere se la pena è inferiore a tre anni, così rimanendo a casa, con i propri familiari, con poche limitazioni alla vita sociale.

Nel ventennio berlusconiano non sono state costruite o ristrutturate carceri, sicchè non sono stati carcerati delinquenti meritevoli di pene prolungate, anche per fatti gravi. Le carceri sono apparse inadeguate e non rieducative, con frequenti condanne della Corte europea dei diritti dell'uomo. Con delinquenti in credito con l'Italia perchè vittime di una reclusione non conforme a dignità. Ancora dopo il ventennio, la politica ha garantito di fatto ai delinquenti ben difesi una quasi impunità, con prescrizioni conseguite e perseguite come obiettivo dichiarato, grazie ai tre gradi di giudizio e alla presunzione di innocenza. Questo sistema è viziato, dannoso per i cittadini, favorisce i delinquenti nostrani ed importati. Attendiamo le annunciate riforme gialloverdi. Finora si è sentito molto, ma visto nulla.

Piercarlo Barale

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