CUNEO
GUIDO CHIESA - Scrive Paolo Rumiz sull'inserto Robinson di La Repubblica in merito alla guerra in Ucraina: "Non è solo una guerra militare, ma una guerra santa contro la degenerazione occidentale che contamina l'Est, una missione per conto di Dio che non tiene in nessun conto nemmeno le sofferenze del popolo russo, tesa a strappare l'Ucraina dalle fauci dell'inferno materialista".
Ecco, questa spiegazione del perché di questo conflitto mi convince di più di quella che attribuisce a Putin il semplice desiderio di conquista di una regione di 3 milioni di abitanti e di un corridoio verso la Crimea. Che non si giustificherebbe neppure se il Donbass navigasse su un mare di petrolio. Cosa che non è.
Putin ha lanciato la sua sfida all'Occidente nel tentativo di farne esplodere le contraddizioni. Che ci sono e sono profonde e che non è il caso di elencare perché sono a noi ben note.
Putin ha lanciato la sua sfida dopo essersi assicurato che l'altra parte del mondo, quella che non gode dei privilegi dell'Occidente, sarebbe rimasta estranea al conflitto, se non dalla sua parte. Spera di fiaccare la resistenza dell'Occidente, magari con una guerra di lunga durata, perché ritiene che i regimi democratici siano, in fondo, regimi deboli, facili a voltar gabbana.
Non raccontiamoci favole: il rischio che l'appoggio all'Ucraina possa scemare man mano che i sacrifici si faranno più pesanti è reale. Le sanzioni dell'Europa hanno bisogno di tempo per sviluppare i loro effetti e il tempo gioca contro la tenuta del fronte occidentale. Putin sa anche che il suo è un popolo resiliente, neppure troppo affezionato ai diritti civili e che coltiva risentimento nei confronti del mondo dei privilegiati.
Io penso sia stato giusto inviare armi all'Ucraina perché potesse difendersi dall'invasione. Ma sono altresì convinto che, se la sfida di Putin è quella che ho descritto, le armi non basteranno. Tanto meno la guerra degli Ucraini su commissione. Se è, come temo, una battaglia di civiltà, allora dovremmo attrezzarci per difenderci cercando di eliminare le profonde contraddizioni che minano il nostro campo e indeboliscono le nostre democrazie.
All'uso della forza opponiamo il rispetto delle regole, alla guerra opponiamo la solidarietà tra i popoli, alla censura opponiamo la libertà, alla distruzione opponiamo il rispetto dell'ambiente, alla sopraffazione opponiamo la giustizia, alla morte opponiamo vite degne di essere vissute, anche per chi non ce la fa da solo: tutto ciò che per noi significa il 25 aprile. Guido Chiesa