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A sinistra del Pd a Cuneo e in Italia sta nascendo un soggetto politico "per", non "contro"

CUNEO

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ROCCO OLITA - Quando in un articolo si viene citati, può essere scortese fingere di ignorarlo. Soprattutto se in quello stesso pezzo si leggono cose che spesso si trovano da altre parti. È il caso, ad esempio, di un commento su un quotidiano online della provincia di Cuneo in cui vengo identificato come «esponente di punta» di Possibile.

Nel ringraziare l'autore, non posso non sottolineare l’imprecisione: perché non sono esponente, nel senso che ho lasciato anche il semplice ruolo di portavoce locale che ricoprivo, oggi meglio di quanto potessi fare io svolto dall’amico Alberto Spadafora, e perché non sono mai stato di punta, al massimo di lato, al fianco, quasi a far da mediano, diciamo, per disposizione personale e capacità individuali.

Ma, accennavo prima, il commento ragiona intorno a un elemento spesso dibattuto quando si discute a proposito della nascente lista a sinistra, non di rado dai suoi detrattori, e che il peraltro interessante fondo riassume in poche parole nel suo sommario, dove si legge: «Si cercano candidature forti in Piemonte e nei collegi della Granda per mettere in difficoltà i cugini Democratici».

Ecco, sarà una mia impressione, però, posta così, non potendola ridurre ad un invito a proporre candidature “deboli”, né inquadrare nell’ipotesi che, al contrario, i Democratici stiano cercando di non creare difficoltà a congiunti di vario grado, appare come una lettura viziata da un pregiudizio; quello, cioè, che a sinistra del Pd stia prendendo forma un soggetto politico contro, non per.

Se proprio vogliamo, quelli che chiamano all’unità avverso qualcosa o qualcuno sono i tanti che invocano un centrosinistra già dato più volte da loro stessi per finito, da organizzarsi, appunto, contro i populismi, le destre, Grillo, Berlusconi, Salvini, i “sovranisti”, eccetera, eccetera, eccetera, senza spiegare mai bene per fare che cosa. Perché magari, e invece, la sinistra a sinistra del Pd, azzardo, sta solamente cercando le candidature migliori, o comunque tali ritenute, per portare avanti le proprie idee, al di là di quello che faranno cugini, amici o semplici conoscenti.

Idee, tra l’altro, sempre di più allontanatesi in questi anni da quelle che venivano messe in atto da chi era al governo del Paese e alla guida del Pd. Perché un conto è dire, come sempre a Cuneo ha fatto l’altro ieri Fassino, che «bisogna avere il coraggio di cambiare», altro è scambiare per segno d’audacia la rinuncia a tutte quelle che si dicevano essere le proprie battaglie, dal contrasto a quanti volevano fermare gli sbarchi dei migranti con l’ipocrisia di un inefficace «aiutiamoli a casa loro» alla difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, dal taglio delle tasse sulla casa per tutti, ricchi compresi, alle politiche dei bonus in luogo dei diritti, dei poveri per primi, fino alle risposte securitarie ai problemi sociali e a una visione della difesa dell’ambiente e del territorio tutta retorica, trivelle e grandi opere.

A meno di non voler credere che sia dimostrazione di temerarietà il sostenere una tesi «ma anche» il suo contrario, ovviamente.

Rocco Olita

 

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