CUNEO
DENIS SCOTTI - È arrivato alla fine il tanto atteso incontro tra i frazionisti di Roata Canale, in provincia di Cuneo, e il vescovo della diocesi di Cuneo, monsignor Piero Delbosco: all’ordine del giorno, la ben nota vicenda che vedeva protagonisti i migranti in arrivo nella casa parrocchiale costruita con i contributi dei cittadini del territorio.
Una settimana fa, al divulgarsi della notizia, erano comparsi dei volantini che chiedevano “espressamente” di non far arrivare gli ospiti nella struttura. Questa protesta è scaturita dall'incontro nella palestra del ex media 4. Sono intervenute più di 200 persone e si è deciso di non fare arrivare gli ospiti.
Sul web si è scatenato il putiferio: la condanna è stata netta e trasversale. Però, dopo un primo momento di indignazione, vorrei rivolgere la mia attenzione sugli aspetti prettamente pratici della vicenda. In primis, ci si dovrebbe chiedere in che modo possono integrarsi i migranti in una comunità così piccola, visto e considerato che si fatica in località molto più grosse della frazione di Roata Canale.
La sicurezza è un'altra questione da non sottovalutare. Infatti, in certi casi risulterebbe difficile controllare le persone in entrata e in uscita dalle strutture (si veda ciò che accade a Cuneo), rischio per loro che non sanno nemmeno dove si trovano e finiscono per creare una "comunità" a parte, ma anche per i residenti che non sanno chi sono, da dove vengono e cos'hanno intenzione di fare nel futuro.
Prima o poi i fondi europei finiranno, e a quel punto bisognerà davvero creare un progetto organico per queste persone, in un Paese come il nostro e in una provincia come la nostra, toccata dalla crisi come tutte le province d’Italia.
Denis Scotti