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CUNEO/ In "Vino amaro" di Maria Josefina Cerutti passioni e dolori degli italiani in Argentina

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"Testo e tessuto hanno la stessa etimologia: un libro è un po' come un vestito...". Lo ha detto Maria Josefina Cerutti, autrice del libro "Vino amaro" che è stato presentato a Cuneo, presso la libreria L'Ippogrifo. Italo-argentina nata a Mendoza, ai piedi delle Ande, Maria si è laureata in Sociologia a Buenos Aires e a Trento con due tesi sul ruolo degli emigrati italiani nel mondo del vino e da allora si è dedicata a studiare l’emigrazione italiana in Argentina.

Ha vissuto a Cuneo e con Mario Cordero ha curato il catalogo di una mostra incentrata proprio sull'emigrazione italiana in America Latina. Ora vive a Buenos Aires. Nel suo libro, che presenta numerosi brevi racconti quasi come fossero parti della "sceneggiatura di un film", è evidente il parallelismo tra l'emigrazione piemontese di allora e l'immigrazione che interessa l'Europa oggi.

Il nonno, grande viticoltore, è stato il più anziano tra i torturati e spossessati dalla dittatura, mentre la nonna progressista, istruita e socialista, di fatto era anche "maschilista" nel mantenere la situazione di famiglia. E' dal rapimento, scomparsa e uccisione del nonno dell’autrice che prende avvio il romanzo autobiografico. Ma il libro "non è solo orrore", è anche il racconto appassionato di come vivevano i nostri emigrati, che fondarono l’ancora fiorente industria argentina del Malbec.

 

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