CUNEO
CUNEO CRONACA - Il 1° maggio, più che festeggiare, si deve ricordare il significato dalla parola lavoro. Lavoro è essere vivi, rendere un servizio alla società, sentirsi in piena energia, tutte cose che il governo centrale deve tenere nella massima considerazione, evitando di farsi condizionare troppo da chi non calcola la "variabile lavoro" nelle varie (forse troppe) cabine di regia che si susseguono da tre mesi a questa parte.
In questo periodo storico, dove si assisterà ad un drammatico ridimensionamento per molte aziende e in cui il mercato globalmente rischia di cedere, non è più ora di vedere il mondo del lavoro con lo schema, spesso nocivo, del "padrone" e dello "sfruttato". La forza più grande che ha chi lavora è unirsi, assieme, sia datori di lavoro che sindacati, per chiedere, con forza, alla politica due semplici aspetti: una politica per il lavoro che renda semplice farlo, evitando commi eccessivi e burocrazia. Nessun lavoratore può perdere giorni a studiare leggi incomprensibili.
Rendere competitivo il paese tramite una reale riduzione del costo del lavoro, ancora troppo alto in confronto alla media degli altri paesi europei. Sia il sindacato sia gli imprenditori conoscono bene (a differenza di diverse persone nel mondo politico) il significato della parola lavoro, la quale prevede che per la sua piena realizzazione si arrivi ad una riduzione dei conflitti ed una gestione dell'attività in cui si dividano responsabilità tutti assieme. Si sfruttino queste conoscenze in comune ed il mondo lavorativo arrivi ai tavoli che contano compatto, con forza, per fare sì che nessun governo metta in secondo piano la parola lavoro rispetto alle altre questioni.
Lorenzo Pallavicini, Cuneo