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CUNEO/ "Come potrà essere l'Europa post Covid-19 se promuoviamo solidarietà e diritti"

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CUNEO CRONACA - Riceviamo e pubblichiamo: "Da ben oltre un mese, al chiuso della clausura impostaci dal maledetto Covid-19, ci sentiamo ripetere come un mantra che alla fine comunque tutto andrà bene. Un messaggio di ottimismo, uno stimolo a non mollare e resistere in questi tempi di sacrifici e privazioni, ma già oggi è facile intuire che la realtà che ci consegnerà il dopo quarantena sarà ben diversa da quella auspicata.

Non potrà andare, e non è andato, tutto bene alle migliaia di vittime del virus ed alle loro famiglie alle quali rivolgiamo il nostro cordoglio. Così come non andrà tutto bene alla moltitudine di persone che si troveranno senza lavoro, dipendenti e titolari di aziende non più in grado di ripartire o lavoratori di imprese che usciranno ridimensionate o che magari approfitteranno del momento per mettere mano a pesanti ristrutturazioni o delocalizzazioni.

Mitigare fin da subito gli effetti di questa catastrofe è stato certamente fondamentale per la tenuta della coesione sociale del Paese, ed in tal senso i provvedimenti messi in campo dal Governo, seppur con tutti i limiti imposti dall’emergenza, sono stati fuor di dubbio tangibili e positivi. Ma tali interventi non sono che la punta dell’iceberg di quanto servirà per rimettere in salute il Paese e qui le cose si complicano parecchio.

Come dopo un violento terremoto si provvede a fornire tende, container, ospedali e scuole da campo, quando si deve ricostruire con calce e mattoni è tutta un’altra storia e purtroppo le esperienze passate non sono certamente di conforto.

Va detto senza giri di parole che servirà una quantità enorme di denaro per sostenere per un periodo medio-lungo le persone in oggettiva difficoltà. Da chi non ha (o non avrà più) un reddito fino a tutto l’apparato economico-produttivo più sano esposto a evidenti rischi di tracollo, senza dimenticare la necessità di un’imponente piano di investimenti pubblici/privati per il rilancio dell’economia interna.

La discussione di questi giorni, se accedere o meno al MES anche senza condizionalità o se puntare tutto sui Coronabond come unico sostegno, è francamente incomprensibile oltre che deleteria, dal momento che si tratterebbe comunque di prestiti, salvo che l’Europa non decida di mettere sul piatto sostanziali interventi a fondo perduto.

Nessuno vuole portarsi in casa la Troika, come avvenuto in passato per Irlanda, Portogallo e soprattutto Grecia, così come sarebbe ovvio aspettarsi un sostegno trasversale al governo per presentarsi in Europa con una parvenza di unità nazionale che avrebbe un peso non secondario per un esito positivo delle trattative. Ma così non sta avvenendo ed è inevitabile a tal proposito ricordare che i personaggi da operetta che oggi hanno messo in campo un’indecente quanto strumentale campagna di opposizione (vedi Lega e Fratelli d’Italia), non spesero una sola parola contro i “burocrati” dell’Europa quando pesantissime condizioni venivano imposte ad altri popoli. Così come sottoscrissero il trattato di Dublino quando il problema dell’accoglienza dei migranti toccava altri stati membri, ma questo è un altro discorso anche se sempre di inutile e falso sovranismo si tratta.

Il tema principale, seppur di fondamentale importanza, non sono gli interventi economici immediati, ma è come dovrebbe e dovrà essere l’Europa post-Covid. Se i principi di base saranno la solidarietà e una maggior estensione dei diritti o se si vorrà continuare a ad avere una UE divisa tra paradisi fiscali da una parte e lavoratori sfruttati dall’altra. Se prevarrà la seconda ipotesi non sono prevedibili altri esiti se non la disgregazione.

Servirebbe un serio confronto anche a livello nazionale. Federalismo, privatizzazione del sistema sanitario, aziendalizzazione della scuola, figli del capitalismo e del turbo-liberismo che hanno il solo merito di aver incrementato le disuguaglianze sociali, vanno ridiscusse senza attendere oltre e senza far finta di non sapere che la rinascita è legata a doppio filo a un serio piano ambientale.
Come sottolineato in precedenza è quindi necessario, in linea prioritaria, dare risposta a quelle persone che subiranno più di altre gli effetti dell’emergenza Covid-19. E’ dunque necessario recuperare risorse interne, oltre ai sostegni della UE, che non potranno e non dovranno più provenire dai famigerati tagli lineari su welfare e sanità, di cui ne stiamo pagando il prezzo in questi giorni, ma devono essere reperite dove presenti in smisurata quantità.

Se è vero come è vero che oggi i privati cittadini detengono circa 9500 miliardi di patrimonio è altrettanto vero che la gran parte di tale fortuna è in mano ad una minoranza privilegiata e fortunata. Pensare all’introduzione di una patrimoniale partendo dalle ricchezze non inferiori al milione di euro non sarebbe affatto un accanimento ideologico di comunisti trinariciuti e invidiosi, ma un atto di puro realismo e buonsenso.

Sarebbe un buon punto di partenza per affrontare le altre importanti sfide che ci attendono, ed evitare appunto che il “tutto andrà bene”, ancora una volta non si realizzi solo per qualcuno".

Mario Cravero-Dario Colombano, Sinistra Italiana Cuneo

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