CUNEO
ALICE MARINI - Ha attraversato sette anni di vita del quartiere Gramsci di Cuneo, ma ad aprile di quest’anno appena iniziato molto probabilmente chiuderà. Il centro di aggregazione giovanile Qi (aperto nel 2010 in corso Vittorio Emanuele II 33 come sede dell’associazione culturale Gattonardo) avrebbe esaurito all’apparenza la sua forza iniziale, forse non supportato a sufficienza dalla cittadinanza, in particolare dai giovani, per i quali era nato.
Diventato nel tempo uno dei poli della cultura in città, nonché principale punto di riferimento per giovani pieni di idee e liberi professionisti, il Qi è nato come “iniziativa privata”, spinto sin dalla nascita da un sentimento di natura sociale e comunitaria. Il locale si è sempre rivolto infatti a tutte quelle persone che avrebbero bussato alla ricerca di un pasto caldo, una compagnia, un aiuto psicologico.
Gli spazi sono sempre stati ad uso dei soci del circolo, a cui era anche demandata la responsabilità del corretto mantenimento degli stessi. Il luogo nel tempo è stato frequentato da numerose associazioni del territorio, gruppi politici che magari (non avendo una sede propria) ne hanno usufruito per incontrarsi e discutere, cooperative, aziende, musicisti, studenti, famiglie, bambini e gruppi informali.
“Riconosco nel Qi tutta una serie di inefficienze - ci spiega Alfredo Dellavalle, proprietario dei locali - che hanno decretato la “fine” del luogo fisico. La mancanza di spazi idonei ad una sana e concreta accoglienza, il vicinato dalla mentalità forse un po’ gretta, normative varie e dinamiche giovanili spesso difficili da comprendere, i pochi punti di contatto con altre realtà del territorio, oltre alla mancanza di un rapporto strutturato con il Comune, hanno impedito il crearsi di una progettualità. A quel punto, fai quello che puoi”.
Troppe ambizioni? Forse. Sta di fatto che “Fedo” non intende dare (o darsi) colpe, ma riconoscendo gli errori commessi, serviti ad aggiustare il tiro in questi anni, con il suo progetto sente di poter andare oltre. Rimanendo all’interno di una “offerta” che non leghi il cittadino al denaro, ma lo introduca al concetto di comunità, l'idea di creare un "eco villaggio" dove si continui a parlare di sostenibilità fa gola a molte realtà del territorio e chissà che non si possa davvero, un domani, spostare le attività che sono state del Qi in un contesto più naturale, con regole diverse.
Rattrista pensare che con la chiusura del Qi rimangano soffocate tutte le storie nate, le decisioni prese e le iniziative avviate dentro quello che per certi versi è stato un locale molto all'avanguardia (primo "coworking" della provincia, unico punto di ricarica auto elettriche in città). Tutte le persone che in questi anni hanno preso parte, almeno una volta, alle "avventure" di quel mondo un po' bohémien ora probabilmente si stanno chiedendo come abbia fatto una città a non volerselo tenere ben stretto.
Alice Marini
(Foto tratte dalla pagina Facebook del Qi - Centro Aggregazione Giovanile)