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Covid-19: tardiva e assai carente la distribuzione "a pioggia" dei primi aiuti a cittadini e imprese

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - La distribuzione dei miliardi da parte delle banche, dell’Inps e della Pubblica Amministrazione con le modalità definite "helicopter money", cioè a pioggia, è risultata assai carente e tardiva. In totale contrasto con le costanti roboanti assicurazioni fornite dal premier nelle sue quasi quotidiane interviste, apparizioni televisive e mediatiche, nonché comunicazioni al Parlamento. Moltissimi dipendenti di aziende private, commercianti, artigiani, studi professionali nulla hanno ricevuto. Si sono sostentati da soli o con aiuti di familiari. In qualche caso, i datori di lavoro hanno provveduto a pagare ugualmente gli stipendi, con loro mezzi anche personali.

Gli Adriano Olivetti purtroppo sono stati pochissimi. I veri imprenditori, quelli di einaudiana memoria, nell’ambito delle professioni, commercio, artigianato, agricoltura ed industria, sono assai rari. In grande maggioranza attendono e sollecitano, ad ogni difficoltà e non solo al Sud, l’intervento dello Stato. Quello Stato che, in persona di carabinieri e poliziotti, spesso viene visto come oppressore delle libertà e percettore di odiosi tributi - peraltro elusi o addirittura evasi per cento miliardi ogni anno.

Foggia e parte della Puglia sono diventate invivibili, subiscono attacchi alle caserme ed alle auto dei tutori dell’ordine. Una frangia della Sacra corona unita - la mafia della Puglia, chiamata la quarta - spadroneggia. Viene arginata a fatica. E solo in questi ultimi mesi, grazie alla determinazione della ministra dell’interno Lamorgese, è stata a fatica repressa. Speriamo che ai suoi aderenti e fiancheggiatori non venga distribuito il denaro proveniente dall’Unione europea.

Altre testate, sempre negli ultimissimi giorni, sono state impegnate con articoli e corsivi "compiacenti", a sostegno della richiesta di prestito agevolato e garantito dallo Stato, di oltre sei miliardi, richiesto dal gruppo Fca, azienda con sede sociale in Olanda e fiscale a Londra. Da tali testate ci si sarebbe atteso un prudente ed opportuno silenzio su tale spinosa questione. Anche a rischio di essere criticate per carenza di informazioni sul delicato punto. Meglio tacere, anziché sbandierare la non esistenza di conflitto di interessi tra editori e società richiedente il prestito e magnificarne l’opportunità. Era consueta, in tempi anche non lontani, l’espressione “ciò che va bene per la Fiat, va bene anche per l’Italia”. Ma erano, appunto, altri tempi.

Berlusconi ha sempre difeso il suo operato, sotto ogni aspetto e profilo, in ogni sede, tramite i suoi giornali, le sue televisioni, attaccando magistrati singoli, sia giudicanti che requirenti. Ha privato la Magistratura dei mezzi necessari per un efficace e sollecito funzionamento, con enorme danno per la collettività. E ciò al fine di evitare o dilazionare furbescamente processi e condanne. Salvini ha svolto una propaganda incessante ed asfissiante fino all’uscita dal governo ed ancora dopo.

In questi giorni ha criticato, in Parlamento, la non solerte distribuzione dell’helicopter money affermando che, in Svizzera, lo Stato ha distribuito in pochi giorni centinaia di miliardi propri ai richiedenti, con tempi di un solo giorno dalla domanda.

Non ha detto però che in Svizzera tutti pagano le tasse, non vengono corrisposti sussidi di vario tipo a mafiosi o lavoratori in nero, come avviene a volte da noi e che lo Stato chiude in attivo i bilanci. È stato accertato, in più occasioni, come molti redditi di cittadinanza ed altri sussidi siano finiti nelle tasche di non aventi diritto, di capi-bastone e picciotti della criminalità organizzata. Tutte situazioni consuete e tollerate da noi, nemmeno immaginate in Svizzera.

Conte ritiene ormai sicura la percezione di 200 miliardi dall’Europa. Addirittura a fondo perduto, da distribuire a pioggia. Le banche sono censurate perché dovrebbero consegnare senza lunghe istruttorie le somme richieste, trattandosi di regali europei. Appaiono infatti beneficiate anche imprese già in odore di fallimento, pregiudicati con autodichiarazioni da accertare, attività gestite da colletti bianchi mafiosi, grandi aziende che hanno distribuito dividendi miliardari.

Si lamentano anche i sindacati dei bancari, che invocano lo scudo penale a tutela dei responsabili di uffici e filiali incaricati dell’erogazione. Temono di essere indagati per aver favorito indebitamente percettori inaffidabili o già insolventi o appartenenti ad emanazioni della criminalità comune o organizzata. Occorre smetterla con le richieste di scudi penali. Il codice non è una fisarmonica. Si risponde sempre penalmente dei propri comportamenti. Se si torna agli scudi, rieccoci al berlusconismo, quando reati e prescrizioni comparivano e scomparivano ad usum delphini.

Si pensava che la pagina fosse stata definitivamente voltata. Invece, rieccolo il sistema. È ancora lì, sempre lì, sempre in mezzo. Come nella nota canzone di Ligabue. Anche Draghi sostiene l’opportunità di dare denaro alle attività penalizzate dal virus. Ma non come prezioso regalo europeo, da non restituire. Deve servire esclusivamente alla ripresa, alla ricapitalizzazione di imprese grandi e piccole, a diversificare produzioni obsolete, a garantire il lavoro degli addetti, al recupero di efficienza, al mantenimento dei mercati interno ed estero, con possibile potenziamento degli stessi. Anche se a fondo perduto, le corresponsioni richiedono un attento rendiconto dell’impiego, controlli non solo all’atto dell’incasso, ma durante l’utilizzo ed al momento del consuntivo.

Se a fine anno i quattrini saranno stati spesi soltanto in panem et circenses, come avveniva per le donazioni imperiali alla plebe, non passerà un nuovo helicopter money per una seconda distribuzione. Nel frattempo, il debito pubblico avrà superato il 160% del Pil. Non aspettiamoci un nuovo intervento europeo. Rischieremo, come l’Argentina, il default. Nessuno acquisterà i nostri titoli pubblici o rinnoverà quelli in scadenza. Saremo in braghe di tela, con un debito pubblico vicino ai 3000 miliardi. Pare che ai rappresentanti del popolo sovrano manchi il coraggio per una svolta epocale, a cominciare dalla lotta all’evasione fiscale. Purtroppo, come scriveva Manzoni ne I Promessi Sposi, con riferimento al pavido Don Abbondio, “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”.

Piercarlo Barale

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