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Così va il nostro ambiente che brucia, tra piromani impuniti e vigili del fuoco che rischiano la vita

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Tre sono minori. Il quarto ha 22 anni, fa il meccanico. I compagni di bravata hanno sedici anni, sono studenti, arrivati a Montaldo di Castro in treno, da Roma, dove risiedono. Avevano programmato una vacanza in campeggio. Hanno incendiato una pineta, utilizzando mucchi di aghi di pino come combustibile per propagare il fuoco agli alberi e cespugli, con più roghi. Alcuni cittadini, allarmati, li hanno redarguiti, ricevendo una risposta meritevole di attenzione, in quanto consueta per taluni contravventori alle comuni norme di civiltà: "Ma di che vi impicciate? Fatevi gli affari vostri". Non se li sono fatti - i cittadini preoccupati dal comportamento dei quattro giovanissimi piromani specializzati - i fatti loro. Hanno avvisato i carabinieri, ai quali non è stato ripetuto l'avvertimento sopra riportato.

La giustificazione è stata: "E che sarà mai? Volevamo solo giocare. E' stata una bravata". Hanno appiccato almeno tre focolai, costringendo i carabinieri ad inseguirli, segnalati dalle fiamme e dal fumo che facevano seguito ai loro interventi "di gioco". Perciò, grazie all'essere stati rimproverati dai cittadini impiccioni, che non si sono fatti i c...i loro, si trovano ora in carcere il maggiorenne e denunciati i sedicenni. I carabinieri hanno sequestrato i mezzi usati per commettere i reati: gli accendini. Se avessero utilizzato un'autovettura per i loro spostamenti finalizzati agli incendi dolosi, se la sarebbero vista sequestrare. Per il maggiorenne, arrestato in flagranza di reato di incendio doloso, si profila il processo per direttissima. Verrà poi certamente scarcerato dopo la più che probabile condanna. I minori se la caveranno con ben poco.

La nostra legislazione penale minorile, la migliore d'Europa, privilegia il recupero del responsabile, sul presupposto che i minori non hanno ancora raggiunto, per ragioni fisiche, la totale capacità di discernimento e di valutazione delle loro condotte. Sarebbe perciò ingiusto trattarli allo stesso modo dei maggiorenni, nei quali si presume la totale comprensione e responsabilità per le azioni poste in atto. Inoltre, i minori meritano comprensione non tanto per un senso di pietà, ma perchè non possono essere puniti, se non venga accertata la piena consapevolezza della lesività dei fatti commessi. Allo Stato interessa prevalentemente il recupero del responsabile, non l'irrogazione di una pena, che dovrebbe in ogni caso essere finalizzata - se irrogata - al reinserimento. Perciò, in caso della prima violazione di natura penale, anche grave come un omicidio, il minore può essere ammesso alla prova dell'avvenuto recupero e del pentimento. Ove svolga con profitto un percorso extracarcerario di recupero, superata la prova, il reato viene dichiarato estinto, senza conseguenze sul futuro.

Questa legislazione, utilissima sotto il profilo generale, ha consentito percorsi rieducativi importanti, con la riconsegna alla collettività di minori che avevano commesso gravi reati. Perciò si prevede che i piromani minorenni, così come gli altri minori, uno dei quali non imputabile perchè tredicenne, che si sono dedicati, pochi giorni orsono, ad esercizi di piromania a Messina, se la caveranno con poco danno sotto il profilo sanzionatorio. Per i piromani maggiorenni, che da oltre un mese si divertono, oppure eseguono disposizioni della criminalità organizzata, a bruciare litorali, montagne e parchi, occorrerebbe severità nelle sanzioni, se identificati e sicuri responsabili dei disastri ambientali provocati.

Le pene previste sono severe, ma di fatto non vengono applicate sotto il profilo effettivamente sanzionatorio. Si concede la sospensione condizionale della pena, c'è la prevista presunzione di non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio, non vengono applicate misure cautelari in carcere, nè sequestri di beni a garanzia del risarcimento di danni provocati. Le condanne definitive non portano all'effettiva carcerazione, se inferiori a tre anni, ed i condannati se la cavano con la detenzione domiciliare, con o senza braccialetto. Lo stesso presidente Mattarella ha auspicato pene severe per i piromani, che costringono la collettività nazionale a difendersi dalle fiamme con ogni mezzo ed hanno provocato parecchie vittime, nonchè danni irreparabili al patrimonio boschivo ed alle proprietà private. I responsabili - come sempre o quasi succede - nulla pagheranno sotto il profilo penale della privazione della libertà personale e neppure del risarcimento dei danni materiali ed ambientali. Anzichè trascorrere qualche mese o anno in carcere, restare ai domiciliari, magari nella villa con piscina di proprietà per aver commesso reati rilevanti, non significa espiare una condanna.

Abbiamo visto un politico ritenuto responsabile di gravi reati trascorrere piacevolmente in villa il periodo fissato nella condanna. E' caduto pure da un ciliegio, cosa che, se fosse stato in carcere, non sarebbe avvenuta. Ha sottratto somme rilevantissime e poi ha evitato una sanzione sacrosanta. Così va il nostro Belpaese, tra piromani impuniti e vigili del fuoco e forze dell'ordine a rischiare la vita per arginare le fiamme. Non è così in Francia ed altri Paesi, dove i piromani colti in flagranza sono processati per direttissima e trascorrono due - tre anni effettivi in carcere, senza permessi premio e liberazione anticipata per buona condotta. Niente liberazione condizionale, niente presunzione di non colpevolezza. Pena certa, adeguata, immediatamente irrogata. Da noi il sequestro degli accendini!

Piercarlo Barale

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