CUNEO
PIERCARLO BARALE - Ha perfettamente ragione il Papa a considerare la guerra una pazzia e le armi il mezzo per realizzarla. Rientra nel suo ministero. Nei secoli e fino a qualche giorno fa, autorità religiose hanno sostenuto o promosso guerre “sante”. Il primate ortodosso di Mosca ha benedetto la guerra “giusta” di Putin contro l’Occidente immorale. La storia è un susseguirsi di guerre: alcune “sante” perché iniziate per ragioni religiose e patrocinate da autorità religiose, spesso supportate da regnanti. In altre occasioni, le autorità religiose hanno promosso guerre per fini religiosi, come le crociate, per liberare il sepolcro di Cristo dagli infedeli. Scontri di civiltà sono avvenuti per cercare di contenere l’avanzata degli infedeli in Europa, con il Dio dei cristiani assoldato contro quello degli infedeli. Grandi atrocità sono state commesse per perseguire asserite streghe ed eretici, anche vicino a noi. Ricordiamo i Valdesi e le streghe di Molini di Triora, in Liguria. Dopo le torture, sono seguiti i roghi, per cacciare satana dai corpi posseduti. I Savoia si sono fatti mano di Dio per compiacere il vescovo di Torino e giustiziare gli eretici della Val Pellice.
La cattiveria è insita nell’uomo, da Caino in poi. Si manifesta nelle controversie civili, nonostante le regolamentazioni codicistiche risalenti alle origini del consorzio umano, con i perfezionamenti dei romani durati fino alla riforma napoleonica. Talvolta ci si uccide per interessi economici: eredità, violazioni contrattuali, questioni di confini di proprietà, prestiti non restituiti. Altre volte, liquidano la questione del mancato pagamento del pizzo le varie mafie con interventi letali. Talvolta si risolvono le questioni familiari con l’uxoricidio, oggi frequentissimo. La violenza, in tutti questi casi, è individuale. In altre occasioni è organizzata dalle varie mafie, che hanno esteso i loro tentacoli non solo nell’intero Paese ma ben oltre i confini. Da sempre le guerre sono state il mezzo per risolvere questioni di interesse collettivo: estensione del territorio, questioni etniche o religiose, accesso all’acqua o alle fonti di energia, questioni dinastiche e di potere.
Romani e Aztechi, così come quasi tutti i popoli che si sono susseguiti sul pianeta, utilizzavano la guerra per sottomettere popoli, rendere schiavi gli abitanti, impossessarsi delle loro ricchezze. Intere popolazioni venivano schiavizzate, se perdenti: forza lavoro in agricoltura, nelle cave e forza motrice nelle triremi o nelle galee o galere. Il detto: “Ti metto in galera” è giunto fino a noi come sinonimo di una carcerazione dura ed irreversibile. Ad attenti osservatori, tutte le guerre appaiono motivate da ragioni economiche, talvolta mascherate. La vera storia che si dovrebbe studiare è quella economica, sottostante a quella guerreggiata. I libri di testo tendono a ricordare più gli eventi bellici che a spiegarne le motivazioni alla luce delle modalità economiche del tempo, allo scopo di acquisire beni per l’industrializzazione, per il miglioramento delle condizioni di vita e per le interferenze delle religioni. Talvolta queste ultime non hanno avuto a cuore la cura delle anime, preferendo l’accompagnamento dei potenti e l’affermazione, per esse stesse, di posizioni di potere e ricchezza.
Papa Bergoglio, con il suo costante insegnamento, è tornato alle origini della Chiesa, che dev’essere povera e attenta alle esigenze delle persone. Ripudiando la guerra e le armi, esercita il suo mandato. Purtroppo gli uomini non hanno avuto molta attenzione a tali insegnamenti, fatta eccezione per i primi cristiani, disposti ad accettare torture e morte per la difesa della fede. Anzi, spesso la fede è stata la molla che ha portato a guerre, come è avvenuto anche per altre religioni in perenne contrasto fra loro. Lo scorso secolo ha visto Hitler, con Mussolini al seguito, incendiare il mondo. Altri dittatori in tono minore hanno prestato la loro opera per la vergogna della specie umana. Stalin e Mao hanno distrutto i loro paesi, imposto regimi del terrore, trasferito intere popolazioni, torturato, privato dei diritti milioni di persone. Oggi c’è il loro emulo Putin, che vuole riportare la Russia al periodo zarista. Come hanno sempre fatto gli zar, ha aggredito nel 2014 l’Ucraina, stato sovrano e ora lo sta distruggendo pezzo per pezzo.
Applica, dove occupa, il principio romano della totale distruzione. Dalla pax romana alla pax putiniana, ancor peggiore per la dovizia di mezzi di distruzione disponibili per il nuovo zar. Questa guerra è sotto i nostri occhi, emerge da ogni canale televisivo e mezzi di informazione. Se gli ucraini non avessero combattuto - anche per noi - Putin li avrebbe ridotti in schiavitù morale e anche politica. La Russia non aveva calcolato la reazione Ucraina, il patriottismo, la difesa della democrazia, per la quale essi sono pronti a morire. Il nostro pacifismo serve a nulla in questa occasione. Non muove alla commozione Putin, abituato a neutralizzare con ogni mezzo gli avversari politici, giornalisti compresi. Serve solo l’opposizione in armi. L’Occidente europeo teme che Putin usi l’arma atomica - magari tattica - oppure, in un delirio di onnipotenza, di fronte ad una sconfitta, ponga fine alla vita sul pianeta. Con sessanta bombe all’idrogeno si arriva alla situazione attuale di Marte. Vi sono 12000 testate negli arsenali mondiali. I più forniti sono quello Usa e russo, ricchi di parecchie migliaia di ordigni letali. La valigetta per dare il via alle bombe, missili intercontinentali ed a medio raggio - per l’Europa bastano questi ultimi - è saldamente nelle mani di Putin. Però anche lui tiene famiglia, pare in Svizzera - per lo meno per questa ragione dovrebbe evitare l’olocausto nucleare.
Nelle Costituzioni, come nella nostra, è sancito il ripudio della guerra come risoluzione delle controversie e come mezzo di conquista o prevaricazione. Le guerre difensive, necessarie per la difesa del paese di fronte ad attacchi ingiusti, sono consentite. Costituiscono addirittura un obbligo per il popolo, con presentazione alle chiamate alle armi e partecipazione ai conflitti secondo le istruzioni disposte dai legittimi governi vigenti, democraticamente eletti. Il pacifismo in caso di conflitto provocato da aggressioni altrui confina con la diserzione. Si può ovviare alla partecipazione effettiva ai combattimenti con la richiesta di servizio civile come obiettore. Difficilmente però, in caso di guerra, tali richieste vengono accolte. Si deve difendere la famiglia e la Patria anche con le armi, quando un aggressore armato mira alla sottomissione, attenta alla vita e vuole obbligare all’accettazione delle proprie modalità di governo e di vita. È utopistico pensare che sia possibile evitare - ora e per il futuro - guerre di qualunque motivazione in ogni punto del globo. È un pio desiderio che alberga in qualunque persona, così come lo è l’eliminazione della povertà - ci credeva solo Di Maio -, della prostituzione, degli uxoricidi, della chiusura delle carceri per mancanza di ospiti. Un tempo tutto ciò veniva sintetizzato nell’espressione: battaglia contro i mulini a vento.
Nonostante la buona volontà del presidente americano Roosevelt, il trattato di Yalta, che ha deciso la spartizione del mondo tra i vincitori della Seconda guerra mondiale, ha visto il successo delle tesi dell’infido Stalin. Ha preteso ed ottenuto il diritto di veto per i vincitori e fondatori della Società delle nazioni. Con ciò ha vanificato l’istituzione, dimostratasi fino ad oggi incapace di impedire conflitti e di bloccarne gli sviluppi. Roosevelt, molto malato - morì pochi mesi dopo -, ottenne una vittoria morale e non previde la paralisi imposta da Stalin: aveva raggiunto l’obiettivo di grandissima portata morale, ma purtroppo insufficiente contro la cattiveria umana. Churchill, pago di aver portato anche la Francia al tavolo del negoziato, come potenza vincitrice, era già alle prese con la futura mancata rielezione. Il risultato è che i conflitti sono continuati, sempre più aspri. Pare che il nuovo zar - non pazzo come Hitler - abbia sbagliato i conti, ritenendo di sgominare l’Ucraina in pochi giorni, incaricando qualche commando di ucciderne il Presidente. Ora è stato cacciato da Kiev e pare si accontenti di un’ampia fetta del Paese aggredito, intorno al Mar Nero. Se gli Ucraini non avessero reagito e non fossero stati aiutati - anche da noi con le armi -, Putin avrebbe occupato l’intero paese e poi via via, la Polonia e gli altri paesi già satelliti di Mosca, magari fino a Berlino, tenendo il dito sul pulsante nucleare. Noi, con una fifa folle, saremmo diventati filosovietici per necessità. I putiniani nostrani sarebbero stati a capo di un governo fantoccio. Mattarella in pensione a fare il nonno.
Speriamo quindi nel coraggio degli ucraini, nella coesione degli altri Paesi europei, nella determinazione di Draghi e restiamo - senza sputare nel piatto da cui mangiamo da tempo - nell’ombrello, anche nucleare, degli Stati Uniti. Ci hanno salvati dal comunismo ed anche dalla fame post bellica. È più che logico che abbiano un pochino interferito fino ad ora negli eventi politici nostrani. Da tempo, non ci sono più i De Gasperi e i Togliatti.