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Conoscersi per comprendersi: dialoghi, identità e riscatto al Rondò dei Talenti di Cuneo

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CUNEO CRONACAAbbiamo fatto di voi popoli e tribù affinché vi conosceste a vicenda - XLIX,13

Per comprendere davvero l’altro è necessario conoscere, informarsi e confrontarsi. Solo così è possibile abbattere gli stereotipi e non rimanere intrappolati nei propri filtri culturali. 

Lo dimostra bene Skam Italia nella quarta stagione, soprattutto durante l’intenso dialogo tra Sana e Martino, in cui entrambi condividono la difficoltà di sentirsi davvero capiti dagli altri - Sana in quanto ragazza musulmana, Martino in quanto ragazzo gay in Italia. In quella scena Martino pronuncia la frase emblematica: “Si tratta di dargli delle risposte intelligenti alle loro domande stupide”.

Non importa se le domande possano sembrare banali o ingenue; ciò che conta è farle, perché rappresentano un segno di interesse e curiosità verso usanze e culture diverse dalle nostre. Il vero rischio non sta nel porre domande semplici, ma nell’evitarle: è proprio l’assenza di dialogo che lascia spazio a risposte superficiali e stereotipate, alimentando così l’ignoranza e il razzismo. 

Siamo al terzo appuntamento del laboratorio interculturale condotto da Maurizio Ramonda e ospitato al Rondò dei Talenti, Tè alla menta e datteri: identità. L’ospite di oggi è Bouchra, una ragazza trentenne di Fossano, figlia di genitori marocchini, che risponderà alle tante domande sorte in sala, offrendo il suo punto di vista e condividendo la propria esperienza personale.

Prima di iniziare il confronto, pensato utilizzando cartellini rossi e verdi per esprimere il proprio accordo o disaccordo con le frasi proiettate sullo schermo, c'è stato un quarto d'ora di approfondimento attraverso la lettura individuale di alcuni documenti proposti. Tra questi: le parole dell’artista di origine tunisina Ghali, tratte da alcuni dei suoi pezzi più celebri, come Bayna; un testo del Ministero del Lavoro, che segnala come le imprese straniere abbiano registrato un incremento del +2% dal 2022; il Referendum Cittadinanza che ci chiama a votare l’8 e il 9 giugno (questo prevede la riduzione da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni); un articolo riguardante il caso di una studentessa nata a Torino di origine nigeriana, accompagnata dalla professoressa Rachela Baroni in questura per presentare i documenti necessari senza i quali non avrebbe potuto accedere all’esame di maturità; la cultura islamica attraverso le Tradizioni Profetiche (Ahadith), il Profeta dell’Islam rispettava profondamente le donne e diceva: “le donne sono uguali agli uomini” o “i migliori tra voi sono quelli che trattano bene le donne”. 

Quando iniziano le domande, ci si sofferma in particolare su una: Come mai colloca la sua libertà nel velo? Bouchra condivide la sua esperienza sul valore del velo, l'hijab, per lei un simbolo che rappresenta una parte importante della sua identità. Nonostante il padre le avesse suggerito di non indossarlo, temendo che potesse essere vittima di discriminazioni e che dovesse spiegarne continuamente il significato, Bouchra ha scelto di portarlo con orgoglio, al di fuori del contesto lavorativo. Per lei, l’hijab non è un'imposizione, ma una libertà. Decide in autonomia come viverlo, infatti dal punto di vista religioso, non c'è obbligo di indossarlo, ma per Bouchra rappresenta una scelta consapevole che contribuisce ad affermare la propria identità di musulmana.

Si è affrontato anche l’argomento istruzione maschile e femminile, ed è vero che in alcuni paesi arabi è negato l’accesso allo studio per le donne, ma in altri assolutamente no. L’Islam incoraggia la cultura e l'istruzione. La jihad non è solo un concetto di guerra, ma rappresenta anche lo sforzo interiore e il continuo impegno verso il miglioramento personale. L'istruzione è fondamentale, e il Corano, che è la parola di Dio, va studiato a memoria da entrambi i sessi.

Una riflessione viene fatta anche sull'esperienza di chi vive lontano dal proprio paese d’origine, spesso sentendosi come se avesse due mamme, ma con la consapevolezza che da una di esse si venga poco accettati. A volte richiede meno sforzo identificarsi con una sola identità piuttosto che cercare continuamente di costruire un ponte tra le due: raggiungere un equilibrio tra le diverse radici culturali richiede un lungo e faticoso percorso interiore. 

L’incontro si conclude con l’ultima parola che Boushra vuole lasciarci: riscatto. Un riscatto che lei sente di rappresentare per suo padre, che è partito affrontando molti sacrifici, ma che ha investito nel futuro di sua figlia, permettendole di realizzarsi e di affermare la sua identità di cittadina italiana con origini marocchine.

Ulteriori spunti di riflessione: 

Libro “Io sono Malala” di Malala Yousafzai e Patricia McCormick

Libro “Tutta intera” di Esperance Hakuzwimana

Libro “Fortunatamente nera” di Nogaye Ndiaye

Pagina Instagram @italianisenzacittadinanza_new

Agnese Rabagliati

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