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IL DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE E/O IPERATTIVITA' NEI BAMBINI

GIULIA MATTALIA E DEBORA BESSONE - “Buon giorno, sono una mamma di un bambino molto difficile; mio figlio è molto agitato, non ascolta, a scuola dicono che è un fannullone che non si impegna, e le attività extrascolastiche vanno ancora peggio. Cosa succede? Siamo dei cattivi genitori? Perchè non riusciamo a gestire il nostro bambino?”

La mamma che ci scrive ha un bambino a cui è stato diagnosticato un disturbo da deficit di attenzione e iperattività, spesso conosciuto con l’acronimo ADHD.

Ciò che caratterizza questo disturbo è proprio ciò che descrive la mamma, cioè l’Iperattività (è agitato), l’Inattenzione (non ascolta, non si impegna) e l’Impulsività. Queste tre “I” rappresentano la triade sintomatologica del disturbo. Questi sintomi non sono correlati a deficit intellettivi specifici, ma a difficoltà oggettive ad auto controllarsi e autoregolarsi.

I genitori dei bambini iperattivi e disattenti descrivono il loro bimbo come già impegnativo da molto piccolo (dai tre/quattro anni) con un aumento dell’agitazione, delle crisi di rabbia, atteggiamenti aggressivi e condotte pericolose col passare del tempo. L’esordio e quindi la diagnosi avvengono solitamente prima dei 7 anni ma la diagnosi può avvenire anche più tardi.

I bimbi Adhd hanno molte difficoltà a casa, a scuola, e nelle attività extrascolastiche. Infatti l’iperattività e l’impulsività li rendono bambini definiti come difficili da gestire, che non seguono le regole, che sono in continuo movimento (“come se avessero un motorino dentro sempre acceso”), che non pensano prima di dare le risposte e così via. A partire dall’età scolare diventano più rilevanti la mancanza di attenzione, associati a difficoltà scolastiche e comportamento oppositivo provocatorio. Si tratta spesso di bambini che collezionano note di comportamento, voti scarsi dovuti alla mancanza di compiti svolti o portati a termine.

Sono bambini che spesso rischiano di portarsi dietro l’etichetta di “fannulloni e disturbatori” per l’intero ciclo scolastico con un forte senso di impotenza e di colpa da parte dei genitori. Tutte queste difficoltà vanno ad influire negativamente sulla stima che il bimbo ha di sè, infatti molti ragazzi con diagnosi di Adhd presentano livelli molto bassi di autostima associati a livelli alti di ansia e depressione.

Proprio per le difficoltà causate da questa diagnosi, a partire dal dicembre 2012 il Ministero dell’Istruzione ha chiarito come i bambini con questa diagnosi, al pari di quelli con un disturbo specifico dell’apprendimento, abbiano diritto a misure compensative e dispensative e ad un piano didattico individualizzato.

L’intervento in questi casi è un intervento multidisciplinare che vede coinvolti genitori, bambino, insegnanti, educatori, psicologi e psichiatri: a fianco di interventi psicosociali, infatti, vengono a volte messe in atto terapie mediche, che con l’aiuto di un farmaco possono ridurre il sintomo.

I bambini con Adhd hanno spesso bisogno di terapie con progetti individualizzati. Il primo passo consiste nell’aiutare il bambino a divenire consapevole delle sue difficoltà. È fondamentale un lavoro basato sulla capacità di regolazione delle emozioni in quanto i problemi che questi bambini presentano sono strattamente collegati ad un deficit nell'autoregolazione: il bambino fatica a gestire e controllare l'emozione (soprattutto la rabbia).

È importante inoltre aiutarli ad acquisire e sviluppare delle abilità di autocontrollo dell'impulsività: aiutarli a diventare dei bravi pensatori e diminuire i comportamenti dirompenti e inadeguati. Un passo importante consiste inoltre nell’aumentare la loro autostima e nell’incrementare la capacità di pianificare le proprie azioni.

Anche la terapia con i familiari è molto importante. Essi infatti si rivolgono agli esperti estenuati dai sensi di colpa, dalla stanchezza. Il nostro lavoro consiste nel ridurre queste emozioni negative e aumentare anche l’autostima dei genitori. Essi devono diventare dei pensatori per i loro figli, devono diventare la loro voce interna; si cerca di aumentare i gradi di tolleranza e di pazienza e si insegna a riconoscere gli stimoli che possono innescare più facilmente l’agitazione in loro figlio, per tenerli sotto controllo ed eventualmente evitarli.

L’intervento inoltre dovrebbe estendersi anche agli insegnanti, che si occupano di questi bambini per una ampia parte della loro giornata: è bene che riconoscano che sono bimbi con esigenze particolari e di conseguenza si rapportino a loro seguendo specifiche indicazioni.

È molto importante la diagnosi precoce in Adhd in quanto un Adhd non trattato può avere uscite psicopatologiche future, come per esempio disturbi della devianza o depressione. È bene però ricordare che di Adhd non si guarisce, ma tuttavia si possono trovare delle strategie compensatorie che permettano a questi bambini di stare meglio nel mondo.

Dott.sse Giulia Mattalia e Debora Bessone

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E-mail: lunettes.studiodipsicologia@gmail.com

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