CUNEO
ROCCO OLITA - Tanta galanteria non me laspettavo, davvero. Insomma, la politica non deve per forza essere quel misto di sangue e altro di cui parlava Rino Formica, ma qui si è esagerato in doti cavalleresche. Qui, intendo, nel Consiglio comunale di Cuneo.
Ricapitolando gli eventi degli ultimi giorni, prima Domenico Giraudo, poi Erio Ambrosino, esponenti di maggioranza, hanno assunto posizioni tanto critiche nei confronti di giunta e maggioranza che, denunciandone limiti di visione e mancanza di progettualità, rispetto a queste si sono posti allopposizione; dimettendosi.
Ora, dico, un gesto nobile e gratuito è sempre apprezzabile, e infatti lo apprezzo e molto, e so anche il valore di chi lo compie, come immagino le difficoltà nel farlo. A ogni buon conto, un dubbio mi arrovella: una tale cura nellintendere il loro essere stati eletti a sostegno di un progetto politico, non è eccessiva? In breve, del governo cittadino notano i problemi e si dicono contrari alla sua azione, e che fanno? Si dimettono dal posto in cui quella deriva che indicano potrebbero meglio contrastare, traducendo in voti contrari le loro parole?
È come se dicessero, con quel gesto, che essendo stati votati in una parte politica, non potessero cambiare lorientamento del loro consenso in aula, nonostante giudichino errate le scelte che quella stessa fazione mette in atto. Così, però, viene meno il principio dellassenza di vincolo di mandato su cui si reggono le democrazie rappresentative, e si instaura una sorta di dipendenza volontaria, per parafrasare il Discorso di Étienne de La Boétie; roba che avrebbe sicuramente fatto la felicità di Acerbo, ma che, come dire, nemmeno Renzi nei suoi sogni di onnipotenza delineerebbe.
Certo, mi si può obiettare che è un modo di intendere la coerenza rispetto al volere degli elettori. E per carità, figuriamoci se io mai potessi pensare di mettere in discussione questo sacrosanto principio. Ma se così fosse, avremmo dovuto averne segnali pure quando quella volontà veniva tradita al contrario, cioè quando quelli indicati dalla cittadinanza a rappresentare lopposizione sono passati a sostenere la maggioranza: devono essermi sfuggiti dei passaggi, evidentemente.
Entrambi i due ormai ex consiglieri comunali, inoltre, dicono di voler continuare a fare politica e impegnarsi per la città. Di questo, sinceramente, mi rallegro. Ancor di più perché rafforzano con le loro parole il pensiero di quanti (e io son fra questi) leggono la partecipazione in senso movimentista e alternativo allidea che vuole la politica delimitata ed esaurita nello spazio e nei luoghi istituzionali.
Tuttavia, continuo a farmi una domanda: se un governo cittadino è così tanto deludente sul piano della gestione amministrativa, che manca di programmazione complessiva per il futuro del territorio, non si dovrebbe cercare di fare in modo che quellesperienza si chiuda al più presto? E al contrario, dimettendosi e lasciando subentrare, magari, chi invece non ha lo stesso giudizio, non si dà indirettamente una mano a quella stessa Amministrazione? Non si fa, in quel modo, il contrario di quanto quelle critiche (che condivido in pieno, sebbene mi superino in durezza) lascerebbero intendere?
Rocco Olita