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Clima: unica via da seguire è l'incremento delle energie rinnovabili

CUNEO

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EOLICA, IDRAULICA, FOTOVOLTAICA

PIERCARLO BARALE - Il recente accordo parigino sul clima rappresenta un punto fermo della collettività mondiale, per la prima volta rappresentata tutta dai governanti seduti allo stesso tavolo. Se l'Onu non fosse Ente inutile, nato per evitare nuove guerre, a causa dei diritti di veto assegnati ai vincitori della seconda guerra mondiale, avrebbe dovuto provvedere ad evitare il suicidio del pianeta.

Non è riuscito ad assolvere allo scopo per il quale era stato istituito, salvo qualche intervento, con scarsi risultati, in guerricciole locali. E' toccato così alla intraprendenza della Francia riuscire a convincere tutti i governanti a prendersi cura del sito nel quale viviamo. Il risultato - per ora - è un insieme di promesse senza controlli in caso di inadempienza e, soprattutto, senza sanzioni.

E' inoltre da considerare che l'adempimento non prevede l'immediatezza dei comportamenti, quali l'abbandono del carbone, ma scadenze lontane nel tempo. Il malato sta morendo ed i medici somministrano aspirina. Nel frattempo le maggiori città del mondo, non esclusa Torino, respirano polveri sottili ed altri agenti inquinanti, dovuti al traffico, nonchè alle immissioni delle industrie ed agli impianti di riscaldamento.

I governanti, che hanno sottoscritto questo 'patto tra gentiluomini' sprovvisto di sanzioni e di scadenze tassative, non saranno più al potere quando scatteranno le previste verifiche. Essi si preoccuperanno soprattutto della rielezione, dei voti, della collocazione di parenti ed amici sulle poltrone del potere. La difesa dell'ambiente, il controllo del clima, la modifica delle condizioni di vita, non paiono rendere in termini di voti.

Le varie lobby, del petrolio, del carbone, dell'uranio, anche lubrificando con generosità le amministrazioni compiacenti, difficolteranno l'applicazione dell'accordo. Inoltre, lo stato di guerre in atto in tutti i continenti, sia contro il terrorismo, sia tra stati e staterelli, non bloccherà gli inquinamenti. Un accordo senza tassatività degli impegni è comunque meglio del caos attuale ed è forse quanto era possibile ottenere oggi.

Da tutti è stata indicata come l'unica via da seguire il potenziamento delle rinnovabili, al fine di produrre più energia idraulica, eolica, fotovoltaica. Già lo storico accordo di Kyoto - 20 idraulica, 20 eolica e 20 fotovoltaica entro il 2020 - recentemente rinnovato, aveva evidenziato l'essenzialità delle nuove fonti energetiche, a fronte del progressivo abbandono del carbone e del petrolio.

Non inquinano, sono esenti da costi di produzione sotto il profilo della libera disponibilità delle risorse naturali, pur con un controllo pubblico. Non è però facile utilizzare acqua, vento e sole, con impianti che assicurino una resa economica adeguata agli investitori. L'acqua, bene pubblico, viene utilizzata sulla base della migliore resa per la collettività. Si produce energia idraulica nel rispetto delle esigenze collettive, sottraendo ai corsi d'acqua non la totalità della portata, ma la sola parte autorizzata dai pubblici uffici a ciò preposti.

Quanto prelevato viene restituito in alveo a valle dell'impianto, salvaguardando le specie ittiche, le esigenze irrigue e, prima, quelle alimentari. Tutto ciò richiede un procedimento complesso, che termina con il rilascio di una autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio dell'impianto. Sovente - direi quasi sempre - a fronte dell'annuncio della costruzione di una centrale idroelettrica, sorgono comitati - più o meno spontanei - per impedirne l'attuazione. In altre occasioni si oppongono rappresentanti locali di associazioni ambientaliste, sostenendo che 'quell'impianto' è pregiudizievole, nonostante la valutazione favorevole degli uffici preposti all'istruttoria, dalla Provincia all'Arpa al Magistrato del Po, alla Regione nelle sue varie articolazioni funzionali.

Con molta disinvoltura, in qualche caso, vengono ignorati o contestati i risultati istruttori, come se i funzionari che hanno verificato le caratteristiche dell'impianto e lo hanno ritenuto licenziabile, fossero incompetenti o negligenti. Talvolta personaggetti - così direbbe Crozza - si ergono a saccenti giudici dell'operato di più amministrazioni, per assicurarsi un consenso locale idoneo a portarli sulla poltrona del consiglio comunale. Primo passo verso la carriera politica, che - pensano - assicura autorità, prestigio, conoscenze utili anche per fare affari.

E' evidente che ogni impianto per la produzione di energie rinnovabili costituisce una modifica ambientale con qualche aspetto negativo. Occorre cercare di limitare al massimo questi aspetti, ricordando che l'alternativa è non fare nulla. Continueranno così ad utilizzare energie fossili e nucleari, pregiudicando il pianeta ed i nostri discendenti, se non già noi stessi. L'impianto perfetto non può esistere e non è pensabile che l'autorizzazione alla realizzazione dell'opera debba essere preventivamente sottoposta a rappresentanti di associazioni ambientaliste o a comitati locali.

Per dirimere i contenziosi vi sono i giudici specializzati. Valutano la legittimità dell'operato delle amministrazioni, alla luce della pubblica utilità degli impianti e non di ridicole o strumentali opposizioni, che possono talvolta protrarre l'entrata in produzione. L'auto elettrica è una realtà e la produzione è in corso da parte delle principali marche. Non servirà più combustibile per alimentarle. La maggiore richiesta di energia elettrica per la ricarica della batterie dovrà essere assicurata dalle rinnovabili. Non certo da carbone e petrolio. Se così fosse, ci sarebbe il vantaggio del non inquinamento delle città con il traffico, ma maggior inquinamento da parte delle centrali tradizionali.

Piercarlo Barale


 

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