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Clandestini e giochi di partito quando incombono le elezioni

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Dai Giudici di Pace fino alla Cassazione, passando per il Csm, è un continuo appello alle forze politiche per l'abrogazione della sanzione penale, che deve essere irrogata ai migranti abusivi - cioè a quasi tutti, tranne gli aventi diritto all'accoglienza.

Motivi di buon senso indiscutibili impongono l'abrogazione. Ampiamente illustrati dai mezzi d'informazione, dai rappresentanti della Magistratura e ripetuti in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario presso la Corte di Cassazione.

La pena, pur essendo di natura penale, è soltanto pecuniaria. Da 5.000 a 10.000 euro e non costituisce preoccupazione per chi ha attraversato l'Africa ed il Mediterraneo. Inoltre, se anche si addivenisse alla condanna, non disporrebbe di tale importo, dopo essere stato derubato, imprigionato, poi scampato alle traversate tortuose.

I processi, istruiti dalle Procure, per addivenire alla celebrazione di fronte ai giudici di pace, sottraggono tempo e risorse umane. Gli indagati sono irreperibili, senza documenti registrati e non raggiungibili dagli Ufficiali Giudiziari. Per l'istruttoria ed il successivo giudizio occorrono avvocati d'ufficio, con un esborso di non meno di 500 euro a processo da parte dello Stato ed interpreti per le lingue non consuete.

Dopo aver invocato a gran voce l'abrogazione di una norma non solo inutile, ma dannosa e costosa per la collettività, gli Uffici Giudiziari interessati avevano di fatto congelato i processi. I nostri rappresentanti in Parlamento, al Governo ed anche nei partiti politici, hanno di fatto dichiarato che la norma era da abrogare, condividendo i rilievi espressi da più parti.

Ma non ora. Ciò in quanto gli Italiani, considerati carenti di capacità di giudizio, potrebbero interpretare l'abrogazione come un invito ai migranti dell'intera Africa e delle altre numerose zone interessate a venire più numerosi e con piena tranquillità nel nostro Paese. E' successo più volte, specialmente in occasione di referendum, che gli Italiani abbiano dimostrato di essere molto - ma molto - più equilibrati, moderni, determinati, della classe politica. Ed in particolare di quelle parti che confidavano su una - erroneamente ritenuta - incapacità del popolo di comprendere e di decidere.

Non è vero che gli Italiani non abbiano capito l'inutilità della legge e che scambierebbero l'abrogazione come un invito ai migranti. E' vero invece che coloro, che così ragionano, perseguono soltanto il loro interesse di parte, di partito, anche personale, in vista delle imminenti elezioni amministrative. Sono indifferenti allo spreco di attività giurisdizionale, di spese per la difesa e le traduzioni da parte degli interpreti. Inoltre, privilegiano in modo plateale una decisione - quella di rinviare - assunta e dichiarata per finalità totalmente diverse dalla buona amministrazione dello Stato e dal buon funzionamento della Giustizia. Temono - in mancanza di un Berlusconi che pare svanito - i messaggi di Salvini alla vasta platea costituente la pancia del Paese, oppure le bloggate di Grillo, alla ricerca del suo vecchio pubblico di comico, apprezzato e ben retribuito.

Non si può governare per i sondaggi, decidere di non decidere temendo di perdere voti alle prossime amministrative. E' stato penoso il tentativo di affossare il Governo Renzi da parte di tutte le minoranze, neppure troppo coese e concordi, sulla questione 'banche'. Non hanno ancora capito - le minoranze - che vi sono le elezioni politiche per decidere, da parte degli elettori, a chi spetta governare il Paese. Neppure hanno capito che, se si è in minoranza, non si ha il compito di affossare la maggioranza o di impedire la realizzazione del programma con il quale si sono vinte le elezioni.

Da tempo si verifica una lotta continua contro chi è stato chiamato a governare, affinchè non lo possa fare e non gli sia consentito realizzare il programma. La sinistra, massimalista, con la vocazione, reiterata più volte, al suicidio politico, concorre con le minoranze ad affossare il Governo che, pure, è di centrosinistra e non di destra. Questo clima di battaglia costante all'interno del Pd da parte dei frustrati, idealisti fuori luogo, incoscienti o ambiziosi, costringe il Governo ad alleanze variabili, per portare a termine il programma.

Avremo modo di vedere cosa succederà con l'annunciato - per l'autunno - referendum sulle modifiche alla Costituzione. Sarà il 'tutti contro Renzi' e 'Renzi contro tutti'. L'oggetto - le modifiche - non avranno alcuna rilevanza, secondo i ventriloqui, che affabulano la pancia del Paese. Sarà l'atteso momento per mandare a casa Renzi, che ha perseguito con tenacia, costanza e capacità politica, anche di mediazione, l'obiettivo di modernizzare il processo legislativo e lo Stato nel suo complesso. Dopo aver abilmente evitato intralci vari, voltafaccia e piroette berlusconiane, agguati parlamentari con milioni di emendamenti, ha portato a casa la riforma. Da vent'anni se ne parlava, ma nulla era stato fatto.

Del referendum costituzionale Renzi ha fatto un plebiscito sul suo Governo, con una certa improprietà sotto il profilo procedimentale. Con tutti i difetti, sembra un gigante attorniato da nanetti, che cercano di colpirlo, tutti assieme, dopo aver vanamente perseguito azioni conclusesi nel ridicolo, come la mancata sfiducia sulle banche.

Piercarlo Barale

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