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Ceva, serrande giù in tre storici negozi: centro in crisi, ecco cosa rischiamo di perdere

MONDOVì

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SERGIO RIZZO - Con la fine di luglio, tre note e importanti attività commerciali di Ceva, in provincia di Cuneo, hanno purtroppo chiuso. La prima è stata la storica gastronomia Sanino in via Umberto I, gestita da Bruna Sanino, figlia del precedente titolare Giovanni e dalla moglie Caterina che dal 1965 hanno portato avanti e con successo l’impresa all’interno del locale che fu il famoso hotel-ristorante Corona Grossa.

"Sono giunta all’età della pensione – ha spiegato Bruna Sanino – non avendo la continuità da parte dei miei familiari, in quanto le mie due figlie hanno intrapreso strade diverse, e non avendo avuto la possibilità di cedere l’attività a terzi, ho deciso di chiudere. Non starò comunque con le mani in mano. Sono entrata a far parte del Consiglio comunale di Ceva, nelle fila della minoranza guidata da Davide Alciati, ed è di questi giorni la mia nomina all’interno della Commissione comunale dei Giudici Popolari di Corte d’Assise e Corte d’Appello d’Assise. Il mio impegno non mancherà. Un ringraziamento a tutta la cittadinanza e all’affezionata clientela che negli anni mi ha apprezzato e sostenuto".

Altro storico esercizio commerciale che ha fermato l’attività è quello della ferramenta di Franco Ellena, in via Moretti 1, che dal 1991 ha portato avanti la storica gestione che fu della famiglia Michelotti – Fumagalli: "Già in pensione, da un paio di anni, ho cercato di proseguire l’attività in quanto mi piace e sono appassionato al mio lavoro. Purtroppo il commercio in questa zona sta calando in maniera drastica. I piccoli commercianti sono destinati, seppure a malincuore, a chiudere. Vani i molti tentativi per cedere l’attività. Oneri e spese sempre maggiori, burocrazia e il calo del fatturato, hanno dato avvio alla mia drastica decisione di chiudere tutto. Ora con più tempo a mia disposizione, mi dedicherò alla mia passione, viaggiare con la moto".

Ultimo esercizio commerciale a chiudere in questo fine mese di luglio 2019 è stato anche in questo caso lo storico negozio di maglieria, intimo e abbigliamento di "Giovanna", nel pieno centro storico, in via Marenco 9, a Ceva. Aperto nel 1927 da Giovanna Garelli, negli anni è poi passato in gestione al figlio Riccardo, che insieme alla moglie Mariuccia ha continuato la gestione sino all’età della pensione. L’attività è passata alla figlia Giovanna, che insieme al marito Livio Raimondi lo ha gestito sino ai nostri giorni.

"Ho raggiunto quota cento e sono andato subito in pensione – è stato il commento di Livio Raimondi – Parlare di commercio, ora, non ha più senso. La concorrenza con i grandi magazzini e con le vendite tramite internet hanno dato il colpo di grazia alla nostra già precaria attività. Ho provato varie volte a cedere il negozio, ma è stato inutile. Con profondo rincrescimento non mi è rimasto altro da fare che abbassare la serranda. Ora mi dedicherò al mio hobby preferito: la pittura".

Queste realtà, che al momento hanno chiuso, non sono che una minima parte di quelle che si fermeranno nei prossimi mesi. Non è un fenomeno solo della città di Ceva, ma è generalizzato ovunque. La causa non può essere imputata a una questione di una stagione non proprio favorevole. I commercianti, come molti del settore artigiano, chiudono perchè non riescono più a proseguire l’attività. Le cause da imputare a questo preoccupante fenomeno sono molte: burocrazia, tasse e la concorrenza dei grandi magazzini che incidono su tutto un comparto e non solo.

Tutto questo non possiamo considerarlo solo un problema di una determinata categoria o di un settore. È un disagio che si ripercuote su tutti. In particolare nei piccoli centri, dove la popolazione è poca e magari anziana, una bottega che chiude diventa un problema non da poco. Il negozio diventa anche un luogo d’incontro, di socializzazione, di aggregazione, magari di svago e può essere una compagnia per chi è solo. Un negozio che chiude è un paese che muore.

Sergio Rizzo

 

 

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