MONDOVì
SERGIO RIZZO - In seguito alle dichiarazioni rilasciate giorni or sono dal direttore generale dell’Asl Cn1 Francesco Magni, riguardo la richiesta da parte della Regione del trasferimento di dodici posti letto della Dialisi dall’ospedale di Ceva a quello di Mondovì e l’attivazione a Ceva di dieci posti letto per Lungodegenza, Alberto Delucis, già presidente per due mandati dal 1981 al 1991 dell’allora USSl n° 67 (Unità Sanitaria Locale) di Ceva, ha inteso commentare sull’attuale situazione dell’ospedale di Ceva.
“Durante l’incontro con il direttore generale Magni, – spiega Alberto Delucis – sono state evidenziate le attuali problematiche della Sanità nell’ambito territoriale di Ceva – Mondovì in cui è confermata la fine del “muro contro muro” tra le due città. Questo è certo in quanto è rimasto solo il “muro” di Mondovì. L’attività della Dialisi a Ceva, al tempo comprendeva venti letti utilizzati da circa sessanta pazienti oltre le emergenze.
A Ceva resteranno solo otto letti. Risulta evidente che l’attività principale con le urgenze sarà trasferita a Mondovì. Tutto questo accade con il beneplacito anche dei sindaci del cebano. Il fatto è singolare in quanto dimostra una certa carenza amministrativa da parte loro. Il trasferimento dei dodici letti di Dialisi a Mondovì verrà scambiato con dieci letti di “Lungodegenza” da non confondere con Geriatria, (che è tutt’altra cosa) attività che possono svolgere le residenze sanitarie o case di cura. Il tutto corrisponde a uno scambio di ottimo vino con l’acqua.
Dire poi che l’ospedale di Mondovì è il più bello dell’Asl Cn1, mi fa sorridere. Sino dagli anni 1970/1980 lo sviluppo delle strutture spedaliere era “verticale”. Non è il caso di Mondovì. Questa struttura, sarebbe costata “solo 58 milioni di euro” che corrisponderebbero a 290 mila euro a posto letto, mentre quello di Ceva, alcuni anni prima era costato “solo” 93 mila euro a posto letto. Ritengo che una vera collaborazione fra le due città doveva mirare a utilizzare nel modo migliore le due strutture ospedaliere differenziando anche le attività fra i due poli ma, con pari dignità, garantendo in tal modo alla popolazione veramente una buona Sanità.” L’ex presidente Delucis, ha fatto poi una breve storiografia del nosocomio cebano elencando i problemi sorti nei rapporti con Mondovì. “Il nuovo ospedale di Ceva messo in funzione nel 1990 – commenta ancora Delucis – i reparti presenti erano quelli soliti di base: Medicina, Chirurgia, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria con l’aggiunta della Dialisi e vari ambulatori. Era stata attivata anche una piccola “Rianimazione” con due letti, letteralmente demolita con la fusione con Mondovì. Era presente una Tac al posto di un apparecchio “telecomandato” di Rx.
La fusione con Mondovì, poco dopo il duemila, ha provocato la soppressione delle divisioni di Ostetricia, Ginecologia e Pediatria con il progressivo ridimensionamento della Chirurgia con il tentativo di trasferimento anche dei ferri chirurgici, bloccato dal dott. Revetria e seguito dalla progressiva riduzione ai minimi dell’attività chirurgica. È stata attivata una Riabilitazione, ma quella di tipo “A”, è stata recentemente attivata a Fossano. In programma, il trasferimento di dodici letti di “Dialisi” (su venti complessivi) a Mondovì insieme alla direzione e agli interventi d’urgenza.
Il tutto senza tenere conto dei bisogni sanitari delle persone con dislocazioni a oltre venticinque chilometri in un territorio difficile anche per le vie di comunicazione. A mio parere, la popolazione ha estrema necessità di mantenere attive le strutture di emergenza e Pronto Soccorso, con analisi immediate, con medici specialisti e attrezzature all’avanguardia anche in Day Hospital con diagnosi urgenti cui possono seguire poi trasferimenti in altre strutture specifiche.”
Sergio Rizzo
(Nella foto: l’ospedale di Ceva)