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CEVA/ Causa Covid salterà anche l’antica fiera del bestiame prevista per il 16 dicembre

MONDOVì

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SERGIO RIZZO - “Siamo spiacenti, ma quest’anno la tradizionale fiera del bestiame, programmata per mercoledì 16 dicembre 2020, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia da coronavirus a Ceva (Cn) non ci sarà, – ha spiegato l’assessore Lorenzo Alliani, – viceversa, il mercato che da sempre è a corollario della manifestazione cebana, con l’ottemperanza delle dovute precauzioni, si svolgerà dal mattino sino alle ore 19 serali.” 

Con queste brevi parole, l’assessore ha comunicato che l’antica fiera del bestiame di Santa Lucia, quest’anno non ci sarà. L’antica e tradizionale “Fiera di Santa Lucia” di Ceva, è una delle più antiche e rinomate fiere della Regione la cui origine perde nei secoli passati. La manifestazione ha ospitato un pubblico delle grandi occasioni giunto, dai paesi della Granda e dalla vicina Liguria in quanto sia nel savonese e nell’imperiese la manifestazione é molto conosciuta e apprezzata.

La prima attestazione conosciuta riferita a tale evento, risale al 1351 ed è in un documento con cui l’allora sindaco di Ceva, invitava il sindaco di Moncalieri in occasione delle fiere di San Bartolomeo e di Santa Lucia. Era un punto quasi obbligato di transito dalla Liguria al Piemonte e viceversa, per tutta una serie di derrate di provenienza lontana, comunque non tipiche del posto, quali il sale, pesce di mare, olive, olio, agrumi, spezie e stoffe orientali, riso, zucchero, ecc.

Nell’ottocento, nel corso dell’anno a Ceva, si contavano ben cinque fiere: il 5 maggio, il 13 luglio detta “Fiera di San Clemente”, il 25 agosto, il 19 ottobre e l’ultima il 13 dicembre, la “Fiera di Santa Lucia”. Quasi certamente la “Fiera di Santa Lucia”, che ancora nei primi anni del secolo scorso si prolungava per undici giorni fino alla vigilia di Natale, venne istituita perché coincideva con il periodo in cui terminava il ciclo di essicamento delle castagne, uno dei maggiori prodotti che caratterizzarono da sempre l’economia agricola dei nostri luoghi. Dopo i primi decenni del novecento, con i primi abbandoni delle zone di montagna, alcune malattie del castagno e la conversione a terreno da pascolo di molte aree boschive, si assistette alla perdita del ruolo strategico della castagna nell’economia agricola montana.

La “Fiera di Santa Lucia” venne così ad assumere progressivamente un carattere più indeterminato. In particolare riguardo venne comunque tenuto l’allevamento del bestiame, in special modo quello bovino con apposita regolamentazione dei relativi mercati, approvata dall’amministrazione comunale nel 1915, con l’abituale indizione di concorsi a premi per i capi migliori.

Il settore delle macchine agricole ebbe in seguito un significativo incremento a partire dal dopo guerra fino ad oggi. Fu all’inizio degli anni duemila l’artista cebano Tanchi Michelotti disegnò il logo della fiera che tutt’oggi è in uso. 

Sergio Rizzo

(Nella foto: uno scorcio della Fiera di Santa Lucia degli anni passati)

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