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C'era una volta Map, quel negozio 'con tutte cose strane' a Bra

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Tutto cominciò nel settembre del 1968, a Bra, in provincia di Cuneo. Quell'anno Marzio, mio marito, si mise in proprio. Lasciò l'impiego come disegnatore, alla ditta di arredamenti per negozi fratelli Groppo di Sommariva Bosco. Affittammo il locale adibito a laboratorio in via Vittorio 137, a Bra. Era proprio in faccia alla panetteria Groppo e alla conosciutissima salumeria Cappelletti. Affianco a noi, il negozio di macchine da cucire Pfaf del signor Berrino.

Marzio si occupava di arredamenti, e produceva oggetti artistici in legno e in altri materiali. La parte con vetrine sulla strada, due stanze ampie, la utilizzammo come sala esposizione e vendita. Poco alla volta inserimmo, con regolare licenza di commercio, la vendita di oggettistica e gadgets.

E da quel momento iniziò la nostra avventura: nacque il negozio MAP.

Quel negozio con tutte cose “strane”, dicevano di noi. Cosa venderanno? Mah, c'è tutta roba moderna. Colori vivaci, arancio, rosso, addirittura lilla. Mi giunsero voci benevole: “Ma cosa credono di fare Fiorella e Marzio! Sono due strambi. In capo a un anno chiuderanno i battenti.”

Certo, molto classici non eravamo. Almeno nell'abbigliamento. Marzio vestiva già a cipolla, quella che ora si chiama moda “casual”. Indossava gilet recuperati da vecchi maglioni, con tante tasche cucite qua e là, di tinte vivaci e tutte diverse tra loro. E' sempre stato un sostenitore delle tasche.

“Dove metti la matita da disegno? La gomma. Le penne. Il metro flessibile. Il cutter. Il mini blocco notes. E un paio di cerotti per le emergenze.” Quando esce di casa qualcosa lo lascia. Giusto le cose inutili per lui. Confezionava lui stesso i capi e ancora lo fa. Bravissimo a cucire a macchina. Mamma Iolanda, mentre lo allattava, non smetteva di cucire a macchina. Alle camice, tagliava le maniche consumate, che diventavano corte con originale rifinitura a frangia. E a forza di tagliare diventavano estrosi gilet estivi sempre con le irrinunciabili.. tasche. Uno stilista mancato.

Io seguivo la moda. A modo mio. Le minigonne erano mantovane, al limite della decenza. Anch'io abbondavo con estrosi gilet coloratissimi e orientaleggianti. Ovvio, su ordinazione, confezionati da Marzio. Indossavo cappelli. Sempre, estate e inverno. D'estate mi piaceva legarmi foulard sulla fronte, stile indiana squaw. Anche gonnelloni un po' stile hippy, e pantaloni a zampa d'elefante.

Comunque, noi strani per gli altri, normali per noi, vedevamo un futuro nell'attività di tipo creativo, commerciale. Avevamo tanto da dire, tanto da fare. Gli oggetti costruiti da Marzio cominciarono ad essere apprezzati: sculture da parete in legno scolpito e molti oggetti particolari, ma utili. Nel negozio c'era solo un stufa a cherosene. Al mattino, prima di scaldare, l'ambiente era gelido. I muri umidi, e le vetrine appannate e rigate da goccioline d'acqua che creavano disegni bizzarri sui vetri.

Sentivo il freddo, ma i miei 21 anni non facevano caso a quel piccolo inconveniente. Anzi, mi sentivo un po' boemienne, giovane moglie di un artista ancora sconosciuto. Sovente Marzio, la notte, si fermava a lavorare e io gli tenevo compagnia. I vicini vedevano la luce accesa per tutta la notte e si domandavano cosa facessero quei due lì, così strambi. Destammo da subito molta curiosità.

La casa dove c'era il negozio era in autentico stile liberty, tolto la tinteggiatura che si era persa negli anni. L'ingresso che dalla strada conduceva al retro del negozio era fatiscente. Buio, una lampadina polverosa penzolava, con luce flebile e traballante. Avevo paura la sera a passare di lì. Quindi, pensammo di renderci più visibili. Di farci pubblicità, con qualcosa di eclatante. Così, Marzio tinteggiò la facciata di uno vivo giallo ocra. L'ufficio tecnico del Comune non apprezzò molto l'iniziativa. Ma ancora di meno il seguito.

Non bastava, ci voleva qualcosa di più forte. Di notte, per fare più scalpore l'indomani, Marzio con un rullo intinto di rosso ruggine, disegnò una serie di strisce che avvolgevamo tutta la facciata del negozio. Come fosse impacchettato.

La mattina seguente nel giro di poche ore, tutti sapevano di quei due strambi del negozio Map.

Aprimmo i battenti l'8 settembre, festa della Madonna dei Fiori, patrona di Bra. C'era un gran via vai. Da dentro, vedevamo i nasi dei passanti contro la nostra vetrina. Era l'unico modo per vederla. Il vetro tutto verniciato di rosso ruggine, lasciava intravvedere solo qualcosa attraverso un tondo lasciato apposta trasparente. Era come il buco di una serratura. Un'altra trovata di Marzio.

Ormai, l'attenzione l'avevamo attirata. Eccome. I clienti erano costretti a entrare in negozio per vedere qualcosa. E così fecero.

Come andarono gli affari? La prossima puntata!

Fiorella Avalle Nemolis

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