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Carmen e la Transiberiana: un viaggio verso l'ignoto

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Carmen Bonino, seduta sul divanetto del mio studio a Bra, mi mostra la cartina e indica il nostro stivale, piccolo ed evidenziato con una crocetta rossa. Vi è tracciato, tappa per tappa, il percorso che attraversa la Siberia, la Mongolia, per arrivare infine a Pechino. E' la famosa traversata transiberiana in treno.

“Perchè proprio la Transiberiana?”

“Ho cominciato presto a viaggiare. Era il 1959, avevo venticinque anni quando mi sono imbarcata per Bangkok, dove ho trascorso due anni per lavoro. Conobbi il console onorario italiano a Bangkok. Era venuto a deporre per il processo Grandi, un funzionario dell'ambasciata accusato di avere ucciso la moglie. Un fatto che fece molto scalpore. Mi descrisse la sua traversata Transiberiana per raggiungere Bangkok. Da quel momento è scoccata la scintilla. Ho accantonato il desiderio per tanti anni. Quando nel 2013, ormai in pensione, la mia amica carissima Carla Mosso mi propose il viaggio in Transiberiana, accettai subito. “Sono pronta. Anzi sono già là”, le dissi. Lei aveva preso tutti i treni del mondo per conto di una agenzia di viaggi.

Carmen non è una persona comune. Sfollata a Cherasco con i suoi genitori, abitava nella bella casa denominata “la casa del sole”. Forse perchè nel giardino c'è una palma che, rigogliosa, testimonia che si può resistere anche in un clima freddo. Al ritorno da Bangkok, dove seguiva lavori artistici in ceramica commissionati a una ditta italiana, Carmen si impiegò alla compagnia aerea della Twa. Addetta alla prenotazioni intercontinentali, seguiva le grandi aziende, come la Olivetti. Una vita ricca di incontri con uomini d'affari, o con artisti del mondo dello spettacolo: concertisti, cantanti, attori. Ha casa anche a Torino e divide l'estate tra viaggi e soggiorno nella “casa del sole” a Cherasco.

“Il treno della Transiberiana si può paragonare all'Orient Espress? Quello descritto nei romanzi di Agata Christie”.

“Non proprio. Era un treno, chiamiamolo d'epoca, rifatto in stile Liberty e organizzato apposta per questo viaggio”.

“Qualche dato sulla ferrovia?”

'I lavori per la ferrovia iniziarono nel 1891 sotto Alessandro III e proseguirono col figlio Nicola e col ministro delle finanze Sergei Witte. Le locomotive a vapore furono elettrificate nel 1929 sotto Stalin. Ai primi del 900 la Russia, per dare risalto al suo miracolo ingegneristico, espose un lussuosissimo treno durante un salone universale di Parigi. Era composto da una elegante carrozza fumatori, pianoforte, bar, biblioteca, palestra e splendida sala da pranzo in stile liberty”.

“In quanti eravate sul treno?”

“140 persone, la maggior parte argentini. Noi italiani solo in cinque. Il treno era confortevole, le cabine piccoline, ma con bagno. L'ampia sala da pranzo era l'unico posto di ritrovo oltre alla cabina. Il primo giorno il dondolio del treno mi dava il mal di mare. I sobbalzi, le frenate cigolanti, i rumori del carico e scarico dell'acqua. Fu un viaggio di 15 giorni un po' faticoso. Ma ne valse la pena.”

Osservo Carmen parlare. Descrive con entusiasmo la traversata. Senza enfasi. Senza atteggiarsi. E' di una eleganza spontanea. Abbronzata, non di sole fermo, ma di sole preso in viaggio. Non è turista omologata. E' turista esplorativa, curiosa, che coglie ogni aspetto del luogo e degli usi e costumi. E' di bell'aspetto, elegante nella sua camicia bianca ricamata con tanti colori ai bordi della scollatura e delle maniche. Di sicura provenienza orientale.

“Tutti pensano alla Siberia con la neve. Invece, io l'ho traversata d'estate. E fa caldo. Come da noi. La campagna russa è bellissima. Grandi distese di betulle e di fiori, con qualche paesino tipico: case di legno, recinti, galline. Affascinante. Man mano nel tragitto, di giorno facevamo soste per visitare i luoghi. E intanto il paesaggio cambiava”.

“Cosa ricordi in particolare?”.

“C'è molto da dire. Il deserto del Gobi per arrivare a Pechino. Chilometri e chilometri di sabbia lungo la ferrovia con reti che la trattengono, e con impianti di irrigazione per rendere coltivabile il terreno. Una lenta trasformazione della distesa sabbiosa. Anche la Mongolia, una grande distesa con montagne dolci, verdeggianti e prati rasati dai tanti animali che brucano l'erba. Caratteristici gli Jak tibetani, bovini, mezzi di trasporto per gli abitanti. A parte la capitale, una grande città, è un popolo nomade. Si spostano a cavallo, smontando e rimontando le loro tipiche case.”

“Cosa si incontra dopo?”

“Al confine tra la Mongolia e la Cina si cambia il treno per la diversa distanza dei binari. Giunti a Pechino, ci sorprese la città come New York, con grattacieli bellissimi. A parte i monumenti, la  città Proibita e la Grande muraglia, ormai è tutto uguale dappertutto. Noi europei destavamo molta curiosità. La maggior parte erano contadini, ci circondavano e osservavano incantati, ingenui.”

“E per comunicare con la gente del posto?”

“Grande difficoltà. Sia in Russia che in Cina non si capiva niente. Qualsiasi cosa si doveva chiedere alla guida. Come analfabeti.”

“Cosa ha rappresentato per te il viaggio in Transiberiana?”

“Un viaggio pensato tanto nella mia gioventù. Desiderato, e realizzato molto tempo dopo. Del resto c'è stato un legame forte e inconsapevole con i treni. Mio papà era capostazione'.

Fiorella Avalle Nemolis

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