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Bra: l'amabile severità degli insegnanti e tutto ciò che manca veramente della scuola

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Ascolto la testimonianza dell'insegnante Caterina Marengo, della classe seconda della scuola Primaria Edoardo Mosca di Bra, in provincia di Cuneo, che ha partecipato alla protesta contro la Dad affiliata a quella nazionale "Rete scuole in presenza".

La manifestazione si è svolta in modo ordinato e secondo il protocollo sanitario - ha spiegato Caterina Marengo - . Erano presenti altre insegnanti delle Medie e delle Superiori ad esporre le ragioni per la richiesta della scuola in presenza.

Ero a fianco della collega Fortunata Tripodi e ho sottolineato che nei mesi di scuola in presenza abbiamo messo in campo il massimo delle nostre forze per sanare i danni della Dad dello scorso anno, anche con gli alunni che avevano fatto più fatica. Poi siamo siamo ripiombate nello stesso incubo.

"Ma perchè dobbiamo stare a casa proprio noi, che siamo bravi e che rispettiamo le regole?". Questa è stata la domanda 'imbarazzante' di un alunno alla notizia che si doveva richiudere la scuola. In effetti è stato difficile rispondere, perché abbiamo seguito scrupolosamente le norme di sicurezza, i bambini hanno indossato sempre la mascherina, igienizzato le mani e le aule, nel periodo estivo sono state ampliate per osservare la distanza dei banchi, grazie all'intervento del sindaco Gianni Fogliato. Comprendiamo e siamo consapevoli che la chiusura sia motivata per salvaguardare la salute pubblica, tuttavia, mettiamo sulla bilancia anche la salute psicofisica dei nostri bambini che è in pericolo, se si dovesse continuare la Dad.

Quali le problematiche fondamentali?

"La cura pedagogica necessita di presenza, di prossimità, di vicinanza, insomma di un aiuto concreto. Il cervello dei bambini richiede allenamento attraverso esperienze, mettendo in moto la creatività, l'immaginazione. Inoltre, la scuola in presenza crea la relazione affettiva e perlomeno supplisce un po' alla mancanza di un abbraccio fisico, con il calore di un abbraccio comunicato con lo sguardo. La Dad è stato un salvagente, utile nell'emergenza, una sorta di rifugio aereo in tempo di guerra. Tuttavia, l'innovazione tecnologica non corrisponde all'innovazione pedagogica, perché si crea la pericolosa relazione a due dimensioni, che anestetizza il cervello, si corre il pericolo della 'demenza digitale', come ci ricorda Paolo Crepet, noto psichiatra, sociologo ed educatore. La didattica a distanza sfinisce i bambini e noi insegnanti siamo costretti a comunicare con i loro volti ridotti a quadratini davanti a uno schermo. Ci siamo attivate a fare l'orto a distanza, a intervistare i nonni sui giochi di un tempo, ma tutto questo sempre dietro ad uno schermo. La fatica della partecipazione attiva è tanta. Auspichiamo la scuola del fare, del laboratorio inteso come lavoro di mani e di mente, che induce al ragionamento, all'apprendimento con spirito empatico e collaborativo. Auspichiamo la scuola dell'amabile severità, la classe ha bisogno di presenza per diventare una squadra, un potente motore di apprendimento e crescita comune".

Qual'è la vostra richiesta?

"La conferma della riapertura della scuola come è stata annunciata dopo il periodo pasquale. Ho ringraziato tutti i presenti, alunni, genitori, insegnanti, il sindaco Gianni Fogliato con gli assessori, rinnovando la speranza che sia possibile il rientro in presenza dei ragazzi più grandi!".

Caterina Marengo è una maestra di amabile severità: intende l'insegnamento come strumento di apprendimento, ma soprattutto come accudimento nella crescita di bambini, futuri cittadini consapevoli e di sani principi.

Fiorella Avalle Nemolis

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