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Bra, i 50 anni del "Craveri" come museo di storia naturale: un tributo a Padre Ettore Molinaro

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Nel giardino all'interno del museo civico di Storia Naturale Craveri di Bra, sorprende la numerosa folla di partecipanti all'evento: si celebrano i 50 anni dalla rifondazione del museo Craveri come museo di storia naturale. Il 22 dicembre 1974 è la data storica in cui la città di Bra dispose di due musei di grande dignità: il Museo Civico Craveri di Storia Naturale e il Museo Civico di Archeologia, Storia e Arte. Infatti, dal museo dei fratelli Craveri vennero scorporati i reperti di archeologia, le testimonianze di storia e dell'arte, trasferendoli al palazzo Traversa di Bra, al fine di riorganizzare e dare ampio spazio solo alla storia naturale, occupando anche il secondo piano dello stabile che in seguito fu rialzato.

Per l'occasione, all'interno è stata allestita la mostra fotografica "Il Museo Craveri 50 anni fa", la cui inaugurazione del 1974 fu immortalata attraverso le immagini fotografiche ad opera dell'ineguagliabile padre Ettore Molinaro. E' visitabile fino al 26 gennaio 2025 nelle giornate di domenica dalle 10 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 17,30; giovedì dalle 15 alle 18 e, solo su prenotazione martedì, mercoledì, giovedì, venerdì dalle 8,30 alle 12,30.

La celebrazione è a cura di Edoardo Marelli, attuale presidente dell'associazione Amici dei Musei di Bra, di Rino Brancato, bibliotecario e coordinatore scientifico; Luciana Garombo, che si interessa del settore amministrativo; Domenico Brizio che, nel 1974 prese parte all'inaugurazione della rifondazione, nonché assiduo collaboratore di padre Ettore e il fotografo Roberto Tibaldi. Tuttavia, il merito di occuparsi delle numerose attività svolte nell'attivissimo museo civico Craveri, va riconosciuto a molti collaboratori volontari. Tra questi: Elisabetta Rinaldi, responsabile delle attività didattiche di laboratorio; l'assiduo Daniele Tufo e quelli storici come, il geologo Marco Terenzi, per l'allestimento e lo studio delle collezioni geologiche; Jenny Rinaudi per le trascrizioni dell'Archivio Craveri, oltre alle attività didattiche di orticoltura biologica e curatrice della serra Succulente. Tra i relatori è presente anche Adalberto Bianchi, già docente di lettere, nonché primo storico presidente dell'associazione Amici dei Musei di Bra, che ne vide la costituzione ufficiale il 17 novembre 1997. 

Approfondisco la conoscenza di Padre Ettore Molinaro attraverso la sua affettuosa testimonianza, che ne delinea la poliedrica personalità, arricchita dal racconto di singolari episodi.

“Padre Ettore era innanzitutto un sacerdote, meglio, un frate Cappuccino, ha sempre dimostrato grande disponibilità ad ogni chiamata per celebrare la Santa Messa; visitava regolarmente gli ammalati, portando loro la comunione; partecipava a tutti i funerali e ai rosari dei suoi parrocchiani. Quindi, uomo di chiesa con una vicinanza totale ai fedeli e uomo di grande cultura che, con passione, dedizione e intraprendenza, in 50 anni ha trasformato il Museo civico Craveri in un gioiello di storia naturale, arricchito da una vasta collezione di reperti pazientemente raccolti e realizzando anche due opere fondamentali sulla vita e sui ritrovamenti dei fratelli Craveri.

Cosa significava collaborare con padre Ettore?

“Padre Ettore era un vulcano. Uomo di cultura poliedrico, instancabile nel progettare e realizzare attività culturali. All'epoca ero meno libero, insegnavo ancora e collaborare con lui significava seguire i suoi ritmi frenetici. Era ricercatissimo, il suo telefono squillava continuamente, comunque diceva sempre di sì a tutti. Non dormiva la notte per svolgere tutta la mole di lavoro che metteva in campo".

Quando è iniziata la tua intensa collaborazione con Padre Ettore?

“Nel 1997 quando ricevetti la carica di presidente dell'associazione “Amici dei Musei di Bra”, collaborai con padre Ettore per raggiungere l'obiettivo che gli stava a cuore: divulgare in modo capillare il nostro patrimonio culturale di Bra e del circondario. All'epoca, in veste di docente di lettere, mi interessai contattando il Provveditorato degli Studi per inserire il corso di aggiornamento, nell'anno scolastico 1998-1999, Guida alla conoscenza di Bra e del territorio circostante. L'obiettivo dell'associazione fu pienamente raggiunto: promuovere la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio culturale locale e collaborare con le strutture museali braidesi: il Museo Civico Craveri di Storia Naturale, il Museo Civico di Archeologia Storia e Arte, diretto dal professore Edoardo Mosca. Al di là delle aspettative, fu un grande successo, coinvolse più di 200 docenti di ogni ordine e grado di scuola operanti nel Distretto Scolastico di Bra. Ho partecipato al direttivo dal 1997 al 2016, quando l'associazione ha realizzato conferenze, convegni, mostre, multivisioni, pubblicazioni e l'infinita trascrizione dell'archivio Craveri, la realizzazione dell'evento di Geobra al Movicentro di Bra, visite guidate ai musei".

Altri episodi che riguardano padre Ettore?

“Durante la ristrutturazione del museo accadde un fatto singolare: il ritrovamento da parte di padre Ettore di una bottiglia contenente un messaggio di Ettore Craveri, seppellita sotto al pavimento. Sono stato il primo a leggere il messaggio di Ettore Craveri e ho provato l'emozione di chi sulla spiaggia raccoglie una bottiglia affidata ai flutti di un naufragio è la didascalia della foto, esposta in una bacheca al Museo, che immortala padre Ettore mentre legge la singolare lettera".

Che altro?

"Era burbero e bonario, con mille interessi, capace di una citazione al volo in greco e generoso di sé. Ero presente, quando in ospedale, già gravemente ammalato, ricevette una telefonata in cui gli si chiedeva una traduzione simultanea in greco. Malgrado il suo stato di sofferenza non si spazientì, e rispose che non aveva il dizionario di greco con sé. Altrimenti, sono certo, l'avrebbe fatta. Per il museo Craveri, di cui era il direttore, lavorava anche di notte e, sovente allo stremo delle forze, si stendeva su un pannello di polistirolo posato sul pavimento. Era il suo letto d'emergenza, quando esausto non ce la faceva a raggiungere la sua abitazione che era distante appena 100 metri. 'Così domani mattina sono già qui' diceva, con un sorriso disarmante. Davanti alla sua porta c'era affisso un cartello in arabo con gli orari per rintracciarlo”.

Padre Ettore ha lasciato un segno in chiunque l'abbia incontrato nella sua lunga, operosa e generosa esistenza.

Fiorella Avalle Nemolis

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