BRA
FIORELLA AVALLE NEMOLIS - La filosofia della maestra Giovanna Boi della scuola materna di Sant'Antonino: “I bambini sono come tavolette di cera su cui bisogna poi andare a incidere. E' su queste incisioni che bisogna lavorare".
Dopo 44 anni va in pensione la prodigiosa e tanto amata insegnante Giovanna Boi e, in segno di affettuoso ringraziamento da parte di tutti coloro che sono stati suoi allievi e dalla città tutta, il consiglio di amministrazione della scuola materna le conferisce il titolo di presidente onorario. E' rimasta nei cuori di tutte le famiglie braidesi, si è dedicata ad allevare generazioni di bambini, accudendoli amorevolmente. Ma quest'anno, per la prima volta, si apre un anno scolastico senza la maestra Giovanna sull'uscio della scuola ad accogliere i suoi bambini. A lei va il merito della notorietà e apprezzamento verso la scuola, grazie al suo indomito impegno affiancata dai suoi valenti collaboratori.
Questa testimonianza ritrae la personalità della prodigiosa maestra Giovanna Boi, che ho avuto l'onore di intervistare. Giovanna Boi nasce il 13/03/1958 a Muravera da mamma Anita e papà Luigi, ha una sorella di nome Marinella del 1962. Quando era ancora piccolina, all'età di tre anni, si trasferì con la sua famiglia a Bra per motivi di lavoro. Giovanna ha fatto gli studi a Bra e conseguito il diploma alle magistrali, nel 1978 ha iniziato l'insegnamento all'asilo di Sant'Antonino. Nello stesso anno si è sposata con Gian Luigi Boi, geometra in pensione, ex impiegato come manutentore alla ditta Teksid di Carmagnola. Dalla felice unione sono nati Federico di 25 anni e Martina di 18. Nonostante la vincita di due concorsi statali, non ha voluto lasciare l'insegnamento all'asilo di sant'Antonino.
In città è molto benvoluta e ricordata dai suoi alunni per la sua naturale predisposizione a seguire un periodo così importante e formativo: la prima infanzia. Oltre alla preparazione didattica possiede un grande carisma, e i bimbi a lei si affidano volentieri, grazie alla sua speciale accoglienza.
L'incontro con la maestra. E' una mattina afosa di agosto quando suono il campanello dell'asilo infantile di S. Antonino, sento lo scatto dell'apriporta, entro e mi lascio il mondo alle spalle. Percorro un lungo corridoio in penombra. Arriva un pò di luce dalla lunetta sovra porta in alto alle mie spalle. C'è un silenzio rassicurante e al fondo la maestra Giovanna mi accoglie.
E' la sua specialità accogliere: fa sentire gradita la presenza all'ospite mettendolo a proprio agio. Non è un problema rintracciarla anche ad agosto, lei è all'asilo, anche quando è chiuso. Già perché è tutta affaccendata nel seguire alcuni lavori, tutto deve essere pronto per il rientro degli alunni. Parliamo subito animatamente. Senza preamboli.
"Mi dà qualche notizia su questo asilo?"
"L'asilo è sorto nel 1844. Era gestito dalle suore di Sant'Anna di Torino della Casa della Consolata in via Massé, le quali hanno un rapporto con l'educazione molto profondo. Rimasero a Sant' Antonino Bra fino all'anno 2000. E' nato per la lungimiranza dei marchesi di Barolo, Giulia Colbert e il marchese Tancredi, i quali credevano molto nell'importanza dell'educazione a partire da questa fascia d'età, che all'epoca non era molto considerata.
"Quindi lei iniziò l'insegnamento in un contesto religioso."
"Ero l'unica docente laica. In quel periodo è arrivata all'interno della scuola una ventata di novità, le famiglie avevano contatti anche con un'insegnante più giovane che veniva dal mondo esterno e che viveva una vita di famiglia. Molti ex alunni della scuola mi hanno menzionato le suore, in particolare suor Savina. Infatti ho avuto il privilegio di lavorare ancora un anno con suor Savina. Era originaria di Brescia, una persona speciale, molto apprezzata in città".
"Che famiglie avevano l'esigenza di lasciare i bimbi all'asilo?"
"Inizialmente le famiglie degli ortolani, i Bonardo, i Costantino, e molte altre. Era un modo per lasciare i propri figli in un luogo sicuro, ben accuditi e a contatto con gli altri bimbi, dopo anche altre famiglie ci affidarono i propri figli. Qui sono passati molti braidesi, anche personaggi importanti. Nel 1928 frequentava il professore Edoardo Mosca. Una curiosità: aveva persino conservato un banco con il suo nome intagliato. Anche Carlin Petrini come tanti altri braidesi ha frequentato l'asilo. Quando è venuto in occasione di Cheese bambini, ci ha parlato dei suoi ricordi d'infanzia, rammentando la grande emozione provata durante la rappresentazione teatrale tenuta nel salone grande. Ha ricordato con piacere quando "le visitatrici" (le signore braidesi) che per il Natale portavano dolci, e biscotti a forma di torcetto. Era un evento molto atteso dai bimbi. Ci sono anche diverse documentazioni fotografiche che testimoniano la vita della scuola. La più datata che io abbia visto risale al 1903, e raffigura la Signora Sorcis".
"Cosa rappresenta per lei questa scuola?"
"Il luogo speciale che evoca quella che è la spiritualità dei bambini. Loro hanno qualcosa che non cambia nel tempo. Spesso mi domandano se i bambini di oggi siano diversi da quelli di un tempo. Ma chi lo dice? No, non è assolutamente così! I bambini sono sempre bambini. Sono convinta che loro abbiano un legame con il cielo, una spiritualità che noi adulti non possediamo più. Sono proprio tavolette di cera, su cui bisogna poi andare a incidere. E su queste incisioni che bisogna lavorare. Saranno quelle più indelebili, e costituiranno le basi di ciò che loro diventeranno.
"Come sono i rapporti con le famiglie braidesi?"
"Ottimi. Nel corso degli anni ho imparato ad apprezzarle tramite i propri figli, perché grazie a loro, si crea un legame particolare che permette di inserirsi. Tengo molto all'accoglienza. La famiglia che entra nella scuola deve sentirsi ben accolta. C'è l'educazione, la programmazione didattica, ma c'è anche quell'occhio di riguardo alle situazioni familiari, a ciò che capita nel lungo percorso di tre anni. Con la chiave di accesso che solo i bambini ci danno, ho stretto amicizia anche con le famiglie. Di solito ognuno di noi è arroccato sulle le proprie posizioni, è anche giusto per certi versi, ma con loro...c'è questa possibilità".
"Un flash del suo primo giorno di insegnamento?"
"Il primo giorno ricordo che eravamo nel cortile. Vedevo tante persone entrare con i bambini che tornavano dalle vacanze. Tanti saluti tra loro. C'era anche il signor Antonio Testa, il segretario amministratore della scuola. Mi colpì che, pur non conoscendomi, furono loro ad accogliermi. Mi venivano incontro chiedendo il mio nome. Mi sentivo già accettata. Una bellissima sensazione".
"Parliamo un pò della maestra Giovanna? Lo sa di essere molto amata?"
"Per esperienza vissuta posso affermare che nell'educazione si dà molto, ma mai quanto si riceve. Dai bimbi si riceve tanta spontaneità, tanto amore disinteressato. Hanno la capacità di vedere come sono le persone dentro. Possiedono un sesto senso. Certo che ognuno di loro ha il proprio carattere, e il nostro compito è di ricavare quello che c'è di buono in loro. Le potenzialità. Vedere oltre fa parte dell'educazione. Sempre con autorevolezza. Non gli si fa passare tutto, il messaggio è: "Tu mi interessi perché ti voglio bene". L'autorevolezza e l'intransigenza sono dettati dall'amore. I bambini hanno le antenne e sanno distinguere chi veramente vuole il loro bene. Hanno l'istinto che li porta ad affidarsi subito a chi davvero desidera stare con loro e dividere le loro emozioni.
"Come vivono l'amicizia?"
"L'amicizia è intoccabile. Si creano i gruppi di appartenenza per affinità, ognuno cerca il proprio simile".
"Cosa crea insicurezza nei bambini?"
"La mancanza di regole. I bambini lo richiedono, hanno bisogno di distinguere. E' basilare parlare con loro e ascoltarli".
"Riesce a lasciare i suoi problemi personali fuori dalla scuola?"
"Quando metto piede nella scuola, loro hanno la capacità di assorbirmi e di impegnarmi così tanto che non ho tempo che per loro. La giornata passa in un baleno".
Non è facile con le parole esprimere ciò che trasmette la maestra Giovanna quando parla dei suoi bambini. Ha un sorriso luminoso, aperto e sincero. I denti così bianchi e lucenti sanno di limpidezza, la stessa dei bimbi quando si affidano completamente a chi li ama davvero. Il volto levigato non mostra il passare del tempo, gli occhi riflettono l'allegria gioiosa e l'innocenza dell'infanzia. E non è poco.
Fiorella Avalle Nemolis