BRA
FIORELLA AVALLE NEMOLIS - E' un pomeriggio caldo, un po' sonnacchioso, quando nel tardo pomeriggio sconfiggo la pigrizia: vado in visita da un amico. Appena lo scorgo sulla soglia di casa, già la vista di quel pergolato in cortile con l'uva che sta maturando, mi dà il senso di un fresco benvenuto. L'appartamento al piano terreno è suddiviso in due locali e dalle finestre d'antan in legno scuro, tra le tende svolazzanti, ombreggiando, fa capolino il pergolato.
In una stanza tra colori, pennelli, cavalletto con appoggiata una gigantesca e suggestiva opera, ed altre appese alle pareti, si respira aria di intima ispirazione, di attimi fuggenti che l'artista coglie e imprime sulla tela. E' una magia che si ripete ogni volta, quando il pittore segue il suo istinto e con la bacchetta magica crea, giocando con colori e forme. Franco Gotta è il pittore braidese che nel suo libro “Dialoghi a colori” (edito 2001 Litostampa Mario Astegiano, Marene) scrive: “Io vivo la mia vita per l'arte e i colori delle mie tele sono, e saranno l'espressione del mio essere, delle mie passioni".
In tre righe l'essenza di Franco: è di poche parole, riservato, ed è proprio in questo studio che ha trovato la quiete. Quella quiete che, immerso nei suoi più intimi pensieri e nelle riflessioni sulla vita, gli suggerisce le poesie che accompagna con i suoi dipinti. Nella stanza attigua c'è l'esposizione, e le opere, vanitose si contendono le pareti, ognuna cerca di attirare l'attenzione solo su di sé. Mi perdo tra colori accesi, contrastanti o sfumati, oppure così delicati, come un petalo di rosa. E' il colore delle opere che mi attrae, solo dopo mi soffermo sulle forme.
La pittura di Franco dialoga con le emozioni che ognuno di noi prova, in molte opere è ricorrente l'incanto lunare legato alla bellezza femminile e alla sensualità, e a volte, si percepisce quel sottofondo del provvisorio, dell' altalenante senso della vita, quella nostalgia canaglia dei giorni andati, che non torneranno più. Intanto Franco, a cavalcioni della sedia, con le braccia conserte, si rilassa e conversa amabilmente.
Hai finalmente realizzato il desiderio di crearti uno spazio tutto tuo.
“Sì, è da quando nel 2010 ho chiuso il negozio-studio in corso Garibaldi che ne sentivo il bisogno. Vi ho trascorso 35 anni intensi, sia dal lato artistico che personale. Questo alloggio mi piace molto, mi sento a mio agio. Una parete l'ho dedicata a tutti gli artisti incontrati nel mio percorso artistico e di vita, dai quali ho acquistato opere da vendere nel mio negozio. Con loro ho condiviso un pezzo di strada, intrecciato un rapporto di amicizia, purtroppo molti tra loro sono già mancati e alcuni sono anche ben quotati. Anzi, il prossimo anno al palazzo Mathis di Bra, sarà allestita una mostra (rimandata più volte volte causa Covid), una collettiva sui generis in cui esporrò le opere di questi amici artisti, insieme alle mie".
Cosa provi in questo nuovo ambiente?
“La cosa che desideravo di più al mondo: riuscire a rilassarmi. Ogni tanto, seduto sul divano, mi soffermo per un po' a guardare il soffitto e ritrovo la pace".
Ho notato nuove forme e nuovi colori nei tuoi dipinti. Risplendono di luce.
“Sono nati durante il Covid. E' vero, c'è molta luce, forse perché davanti avevamo tanto grigio, tanto buio. La mia pittura in quel periodo si è evoluta, sviluppandosi con colori molto luminosi e gioiosi. Soffermare il pensiero sul Covid, anziché angosciarmi, o deprimermi, mi ha dato entusiasmo. Forse perché non amo la confusione, così la mia vita non è cambiata molto, questi due anni non mi sono pesati più di tanto. Anzi, mi hanno invogliato ad esprimermi sulla tela, ho mantenuto i contatti postando i miei quadri, con accanto le mie riflessioni, e gli amici commentavano, tu per prima, esprimendo ognuno la propria emozione scaturita dalle opere. Uno scambio che mi ha molto stimolato, incoraggiato a buttare colore sulla tela. Comunicare con gli amici, anche se alcuni solo virtuali, è stato importante, conoscere le emozioni che le mie opere smuovevano. Non è vero che l'opinione altrui non interessa all'artista, anzi il pensiero positivo stimola a fare meglio e di più".
Tra questi ultimi dipinti ce n'è qualcuno che ti piace particolarmente?
“Più che piacermi di più, c'è il quadro che sento realizzato meglio, mentre criticando me stesso, penso che tra questi qualcuno pecchi in qualcosa. Magari, è quello che incontra di più il gusto in generale, ma io so che non è come dovrebbe. Pecca perché non ho realizzato quello che avevo in mente, e pecca perché se analizzo la tecnica, vedo che c'è qualche elemento che scricchiola: manca l'armonia".
Già, ha ragione Franco, non tutte le ciambelle escono col buco. Certo che quella sua opera che raffigura la luna infuocata che rotola è davvero una ciambella uscita col buco. Lo studio di Franco Gotta è in viale Rimembranza 44, a Bra. Per le visite telefonare al +39 333 380 90 46.
Fiorella Avalle Nemolis