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Bra: dopo la morte di Sergio il dolore e la lotta di Alessandra

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Il dolore e il coraggio della braidese Alessandra che continua la vocazione del marito Sergio. Alessandra si accomoda sul divanetto del mio studio e racconta.

“Giovanissima, a soli 16 anni, ho seguito la mia vocazione: fare l'infermiera. Ho iniziato in medicina, un reparto dove si vede la sofferenza, per lo più, di persone anziane. Nei primi mesi ho frequentato rosari e funerali. Non riuscivo a staccarmi da quelle persone che vedevo di giorno in giorno soffrire verso l'inesorabile fine.

Un giorno la caposala del reparto, suor Rosalia, mi disse. “Se vuoi aiutare le persone malate devi fortificarti.

La tua missione è assisterle, accompagnarle con amorevolezza verso il loro destino.” E così ho fatto. Ora, da molto tempo sono infermiera professionale al pronto soccorso dell'ospedale Santo Spirito di Bra.” Purtroppo, Alessandra, giovane madre di tre figli, ha perso il marito Sergio, medico anestesista, rianimatore, che faceva servizio per l'elisoccorso. All'improvviso. Se n'è andato nella notte. Durante il sonno. Appena nove mesi fa. Non c'è stato nulla da fare. Che destino! Proprio per lui che ha salvato tante vite.

La ascolto, è difficile trattenere la commozione, mentre lei, lotta contro la disperazione. “Lo faccio per i miei figli. Sorrido, continuo la vita. Il dolore profondo si vive dentro. Ogni giorno. Nel ricordo di 17 anni meravigliosi, passati e ormai finiti. Troppo in fretta.” E' uno strazio ascoltarla mentre racconta della loro armonia di coppia. Del loro essere famiglia numerosa, con i tre figli desiderati.

“Fare l'infermiera, incontrare l'amore della mia vita e formare una famiglia numerosa, questo è stato il mio progetto di vita. Quello che ho realizzato. Ma adesso Sergio non c'è più.”

Ho conosciuto Alessandra durante una manifestazione come promotrice di : Piemonte cuore onlus progetto vita Bra “Sergio Sette.” facente parte del Piemonte cuore onlus di Torino, presidente Marcello Segre.

La onlus fondata in memoria del marito Sergio, si occupa di raccogliere fondi per acquistare defibrillatori da donare alle scuole braidesi e anche a divulgarne l'importanza per salvare vite umane. C'è anche molta sintonia con la sezione braidese dell'Aido, con cui Sergio Sette, collaborava in veste di “coordinatore dei prelievi d'organo per conto dell'asl cn2.”

In quell'occasione l'ho vista affrontare il dolore, accanto ai suoi tre figli, Edoardo, Samuele, Leonardo, nell'unico modo possibile per lei: continuare la vocazione di Sergio, salvare vite. Mentre io, solo questo potevo fare: divulgare, nel mio piccolo, il suo progetto in memoria di Sergio. Con il rispetto del tempo. Quando se la fosse sentita. Ed oggi è qui, Occhi di Mare, così la chiamo. Nei suoi occhioni spalancati alla vita, vedo il profondo del mare. E la continuità. “Oggi, sono pronta – mi conferma - posso farcela. Desidero, anche attraverso il giornale, che tutti sappiano che persona è lui. Desidero ringraziare chi mi ha circondata di amore. Quello vero. Quello di chi trattiene le lacrime, ma poi, c'è. Che ti accompagna giorno per giorno. Che ti conforta con le testimonianze di affetto per Sergio. Di come Sergio abbia salvato loro la vita, o quella di persone care. E sono immense!” “Che specialità aveva Sergio?” “Era anestesista, rianimatore. Passato il corso di specializzazione, molto impegnativo, sia a livello psichico, che fisico (prove di arrampicata, camminata), pronto, a scendere dall'elicottero con verricello, o alla salita in montagna per recuperare i pazienti, è stato assunto dal servizio dell'elisoccorso. Sono solo due o tre turni al mese. E' rischioso e stressante fisicamente. Comunque dopo il turno, di 12 ore, tornava a casa stanco, ma contento. I suoi figli sono orgogliosi del loro papà. Adesso più che mai, di fronte alle tante testimonianze dei suoi salvataggi. Si sono resi conto di quanto fosse importante la sua prestazione al servizio dell'elisoccorso.”

“C'è un episodio tra i tanti che vuoi raccontare?” “Si, riguarda due genitori di una ragazza che aveva riportato traumi gravissimi durante un incidente stradale. Già data per morta, che Sergio ha salvato con l'elisoccorso. Non si è dato per vinto. I genitori, venuti a conoscenza della sua morte, da Alessandria sono venuti a Bra, per raccontare l'episodio e testimoniare la loro gratitudine per Sergio. “Suo marito ci ha reso nostra figlia” queste le loro parole.

Ci tengo a rassicurare tutti coloro che hanno già fatto donazioni, che il progetto vita Bra “Sergio Sette” in collaborazione con la onlus Piemonte cuore di Torino, prenderà forma al più presto. Purtroppo la burocrazia richiede tempo, ci sono tempi tecnici e organizzativi da rispettare. Si metterà a punto anche con la collaborazione delle scuole e, mi auguro, anche con il Comune di Bra. Quindi, si realizzerà il mio desiderio: un progetto legato a Sergio, che ha salvato migliaia di vite. Era la sua vocazione, salvare, rianimare, anche solo per un soffio, come collaborare con l'Aido, per la donazione di organi. E' un cerchio che si chiude, verso la continuità della vita.

“Come gestisci, al pronto soccorso, la sofferenza dei pazienti e dei parenti ?”“Nel mio lavoro è importante dare la prestazione in modo corretto. Io ci aggiungo anche il cuore. E questo mi torna con un sorriso, con riconoscenza dai pazienti, che avvertono la differenza dal gesto meccanico, a quello partecipato. Basta poco, quando si può, ad alleggerire la drammaticità del momento. Cerco di parlare tanto con le persone. Per un parente stare dietro una porta chiusa, ore e ore, è devastante. Cerco di tranquillizzarli, per quanto possibile, con piccoli aggiornamenti. Mentre, se c'è l'opportunità, in casi gravi di cui si conosce già l'evolversi, faccio l'impossibile per lasciare i parenti accanto al malato. Ancora di più, adesso, è importante per me. Il cruccio grosso con mio marito è stato: chi poteva saperlo? Quella sera l'ho sentito ancora all'una di notte, ma, con la convinzione di rivederlo alle sette del mattino dopo per il nostro caffè. Così non è stato. E' uno strappo grosso. Difficile da ricucire.

Probabilmente ho vissuto più io in 17 anni di vita con Sergio, che tante persone in una vita intera. Quindi, con tutto ciò, sono stata una persona fortunata. Ho conosciuto l'amore vero.

Fiorella Avalle Nemolis

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