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Bandierine di partito che per Draghi possono essere mantenute solo su provvedimenti utili al Paese

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Bandiera nazionale e bandierine di partito. La Costituzione si occupa della bandiera nazionale all’art.12: la bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni. Nasce a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797. Si ispira al modello francese. Per i colori vi è stato un riferimento al comune di Milano, il cui stemma era raffigurato con una croce rossa in campo bianco. Il verde era caratteristico delle uniformi della Guardia civica. Quasi tutte le Repubbliche giacobine adottarono bandiere a tre fasce di colori, alla francese. Fu il Parlamento della Repubblica Cispadana a decidere l’istituzione del vessillo. Analoghi colori anche per le coccarde, che tutti erano tenuti ad appuntarsi su abiti o copricapi. Il vessillo italiano viene esposto nelle festività nazionali e quando e dove è stabilito dalle autorità.

Il codice penale tutela la bandiera nazionale o altro emblema dello Stato. Il responsabile di espressioni ingiuriose viene punito - compresa la distruzione intenzionale di tali simboli - con multa o reclusione fino a due anni. Il capo del Carroccio, Umberto Bossi, era stato condannato per il reato di vilipendio ad un anno e quattro mesi di reclusione per espressioni ingiuriose rivolte al tricolore. Per una singolare circostanza, era il duecentesimo anniversario dalla nascita del vessillo nazionale.

La più famosa fotografia, raffigurante una bandiera nazionale, pare essere quella che ritrae un gruppetto di marines americani che issano il vessillo a stelle e strisce sul monte Suribachi, nell’isola giapponese di Iwo Jima, conquistata il 23 febbraio 1945. Il fotografo statunitense Joe Rosenthal acquisì, con quello scatto, fama mondiale. Aveva immortalato l’imbattibilità degli Usa, durissimamente provati a Pearl Harbor dall’attacco improvviso e vigliacco dei giapponesi e la completa distruzione dell’intera flotta del Pacifico. La bandiera issata quasi al termine del conflitto, dopo una durissima battaglia, porta con sé un piccolo mistero. Non è dato sapere, a tutt’oggi, se il coraggioso fotografo di guerra si sia trovato a ritrarre una spontanea manifestazione di orgoglio nazionale, oppure se lo stesso abbia messo in posa, con più varianti, l’immagine destinata all’eternità.

Nel Medioevo, le truppe combattenti distinguevano i propri gruppi di cavalieri o fanti da quelli avversari, utilizzando vessilli colorati. Consolidatisi gli Stati, ebbero funzione ben più importante. Attribuirono identità nazionale agli abitanti di un territorio. La bandiera Usa ha indicato, con le stelle, il numero dei territori facenti parte dello Stato nazionale federato. Vi si aggiunsero, assai dopo la fondazione dell’Unione, Hawaii e Alaska. Ci si batte per la bandiera e si accetta anche la morte per difenderla. Ben al di là di quanto ritenuto personalmente dal capo del Carroccio con l’infelice espressione, è segno tangibile dell’unità nazionale, della difesa del territorio, della comunanza di idee, della solidarietà ed anche della promozione e tutela del diritto alla felicità dei cittadini.

Secondo l’Enciclopedia Treccani, la bandiera è il simbolo dell’identità, della coesione e dell’appartenenza. La bandiera ha avuto un ruolo rilevantissimo nel corso dell’Ottocento, durante le lotte per l’indipendenza nazionale: da allora si legò indissolubilmente al concetto di patria. Questo concetto non era gradito al capo del Carroccio, in quanto non riconosceva alcuna autorità alla comunità nazionale ed a “Roma Ladrona”. Vagheggiava la patria padana, riesumando riti pagani, dall’acqua del Po raccolta ai piedi del Monviso in sacre ampolle, fino al rito del versamento del contenuto delle stesse nel fiume Po, alla foce. La secessione della Padania dallo Stato italiano avrebbe dovuto essere il culmine e l’epilogo della predicazione bossiana, ora abbandonata dalle nuove leve leghiste.

Il Premier Draghi, comunicando la decisione relativa al condono di vecchie ed inesigibili cartelle esattoriali, ha accolto la più che pressante insistenza dell'attuale leader leghista Salvini, limitando però a ben poca cosa la promessa - bandiera - di cancellazione totale di ogni cartella inevasa. Rivelandosi - per chi non già ne fosse edotto - eloquente ed arguto politico, Draghi ha di fatto stroncato l’euforia leghista, definita come necessaria esigenza partitica di difendere la bandiera piantata sul provvedimento. Ogni partito, nell’attuale governo di coalizione e di quasi unità nazionale, ha posto bandiere, che possono essere mantenute soltanto se relative a provvedimenti utili per il Paese. Questo micro condono si è reso necessario per l’incapacità dello Stato di incassare somme quasi sempre esigue, divenute di fatto inesigibili per fallimenti, morti o incapienze sopravvenute.

Come era d’uso ai tempi contiani, Salvini ha immediatamente dato fiato alle trombe mediatiche, affinché l’intero mondo avesse a sapere del suo trionfante successo: la bandiera del condono era stata piantata e vincitrice. Tale traguardo, limitato ad anni ormai lontani, pare irrilevante ai fini economici e sondaggistici. Lo Stato va bene se non incassa tasse o imposte; se eroga contributi, sostegni, ristori. Dovrebbe anzi aumentarne consistentemente gli importi. Si trova in piena sintonia con Fratelli d’Italia, l’unica opposizione – oltre alla piccola rappresentanza di sinistra-sinistra -.

In questo frangente – emergenza Covid – è bene aiutare tutti: è una guerra. Avrà termine solo con le vaccinazioni. Allora non dovrà più essere buttato denaro pubblico nei pozzi senza fondo di Alitalia, Ilva di Taranto, varie aziende decotte, da troppo tempo tenute in vita a spese pubbliche. Tanta generosità per evitare licenziamenti nasconde il sospetto che serva per ottenere voti a vantaggio dei promotori dello spreco. I dipendenti di Alitalia, con stipendi assai superiori ai colleghi di altre compagnie, non possono continuare come privilegiati - e pure scioperare perché ancora non bastano le previdenze ricevute -. Meglio per tutti indirizzarli verso altre attività lavorative, con opportuna assistenza e addestramento per le nuove mansioni. 

Piercarlo Barale

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