Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

Aumenti rette in casa di riposo: "Non pesino sulla quota degli utenti, inaccettabili altri rincari"

CUNEO

Foto
Condividi FB

CUNEO CRONACA - "La richiesta di aumento nelle rette delle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) piemontesi avanzata dai gestori privati dei servizi socio-sanitari non si può scaricare sugli utenti delle strutture, già colpiti dagli aumenti unilaterali decisi dalla Giunta regionale su pressione di società e cooperative a luglio 2022 e mai rientrati, nonostante l’abbassamento dei prezzi delle materie prime e il calo dell’inflazione". Lo dichiarano le associazioni di rappresentanza degli utenti Alzheimer Piemonte, Amici Parkinsoniani Piemonte, Fondazione promozione sociale.

La richiesta di aumento delle rette avanzata alla Regione Piemonte dai gestori peserebbe per 1.500 euro all’anno sulle tasche dei ricoverati e delle loro famiglie dopo gli aumenti, tra i 650 e i 2.000 euro dell’anno scorso. Costi insostenibili – denunciano le associazioni –: in Piemonte 15mila malati non autosufficienti pagano la retta privata Rsa da 30-40mila euro all’anno; altri 15mila, ricoverati con convenzione Asl, pagano le quote alberghiere per una spesa di quasi 20mila euro all’anno.

Sul fronte dell’offerta dei servizi, le associazioni riconoscono la necessità di un aumento degli standard e delle dotazioni sanitarie delle Rsa, strutture che devono essere radicalmente riorganizzate, perché ricoverano malati gravissimi, specie con demenze o Alzheimer (l’80% dei degenti) e si sono, nei fatti, trasformate in strutture sanitarie senza l’adeguata qualificazione del personale.

È urgente portare nelle Rsa l’organizzazione sanitaria dei reparti di medicina degli ospedali e delle lungodegenze: lavoro in équipe del personale (medici, infermieri, oss, riabilitatori, psicologi) coordinati dal direttore sanitario (preferibilmente un geriatra). Proprio per questo, le associazioni chiedono alla Regione una revisione «al rialzo» dell’offerta sanitaria delle strutture.

I costi dell’operazione – anche in termini di aumento delle risorse riconosciute ai gestori – deve pesare sul comparto sanitario e sui fondi Lea. Un obiettivo perseguibile con l’aumento della quota sanitaria Rsa dal 50% al 70% – e anche al 100% per chi ha esigenze sanitarie continuative e inscindibili da quelle assistenziali. L’assessore alla Sanità, Luigi Icardi, aveva scritto nel 2020 al Mini- stero della Salute manifestando l’esigenza di un aumento della percentuale della retta Rsa coperta dalla Sanità. Occorre che la Giunta regionale riprenda quel percorso interrotto, che sarebbe anche interesse dei gestori privati sostenere.

VIDEO