CUNEO
PIERCARLO BARALE - Recentissime notizie hanno indicato, nel robot infermiere e nel robot avvocato, l'utilizzazione già disponibile in commercio del nostro fratello costruito in laboratorio e testato. Pare che un prestigioso studio legale milanese ne abbia ordinato uno, ponendosi così al primo posto nella graduatoria della maggiore modernità e dotazione di servizi, per il soddisfacimento dei clienti.
Non è dato sapere cosa sarà in grado di fare, il robot avvocato, più di quanto oggi sia possibile utilizzando le banche date di giurisprudenza, dottrina e legislazione regionale, statale ed europea. Ovviamente, non riceverà i clienti, facendoli accomodare alla scrivania, anche se potrà avere aspetto umano e capacità di movimento, compresa la stretta di mano ed il rapporto vocale.
Potrà invece essere di supporto all'avvocato vero nell'esame della questione, iniziando dall'anamnesi talvolta difficile e complicata. Occorrerà poi valutare la fondatezza della pretesa, esaminando ogni aspetto del problema, alla luce di situazioni analoghe, di precedenti giurisprudenziali, delle opinioni della dottrina. In base alla programmazione che avrà ricevuto, lo saprà fare?
Il robot scacchista ha battuto i campioni più affermati, ma un conto è provvedere ad analizzare un numero enorme di mosse, mentre esprimere una valutazione su una situazione giuridica richiede ben altra impostazione. Sarà interessante conoscere i limiti dell'utilizzazione del robot e la sua indipendenza nei confronti dell'avvocato vero.
Con gli attuali strumenti e le banche dati via via più complete ed aggiornate "ad horas", è possibile confrontare la questione in esame in modo completo e soddisfacente. Spetta però all'operatore organizzare la ricerca, estenderla a quanto ritenuto necessario e capire se ci si trova di fronte - non è frequente, ma succede - ad un caso nuovo. L'avvocato spesso è in difficoltà a comprendere l'oggetto della questione, perchè il cliente non fornisce notizie o documenti in suo possesso, ritenendoli non rilevanti. Opppure, pretende di indirizzare il legale su una strada da lui prescelta.
Allorquando iniziai la professione forense, ricorsi spesso all'esperienza di colleghi anziani per meglio comprendere la questione in esame. Anzitutto - mi fu suggerito di non fidarmi - soprattutto su situazioni edilizie - della narrativa esposta, ma di accertare sul luogo e farmi assistere da tecnico.
Bisogna ricordare che non si può dar corso ad una azione avventatamente, perchè l'adagio "il peggior nemico è il cliente" è sempre valido. In casi dubbi, quando l'esito dell'azione è incerto, occorre riferire al cliente per scritto, perchè proprio da chi sollecitava la causa potrà arrivare una richiesta risarcitoria per "mala gestio". Oltre al rifiuto di pagare la parcella, di fronte alla sentenza negativa, con spese da corrispondere alla controparte vincitrice.
Un collega civilista di grande capacità ed esperienza, al quale avevo sottoposto un caso particolare all'inizio della professione, mi disse che la cosa più importante per l'avvocato - anche la più difficile - è "sapere se hai ragione o torto".
Di fatto, di fronte a parecchie questioni complesse, per un giovane non era semplice - e talvolta neppure possibile - conoscere tutti gli aspetti. Ora, un giovane legale può avere il conforto delle banche dati, effettuare ricerche con diverse impostazioni, conoscere i precedenti non solo di legittimità, ma anche di merito, nonchè la normativa.
Il robot avrà certamente utilità nell'impostazione dello studio, anche sotto il profilo logistico, nella contabilità e nei rapporti con la clientela. Faciliterà il sapere se il cliente può essere accettato, e quali sono le reali possibilità di successo.
Non si deve dimenticare che, mentre l'attività di consulenza è nella totale disponibilità dell'avvocato, quella di assistenza legale è nelle mani del giudice. Anche se hai ragione, occorre che un giudice te la dia, non puoi farti la sentenza. Estrema attenzione quindi nella redazione di pareri, anche in forma verbale. L'attività giudiziale comporta anche il rischio dell'errore del giudice, non sempre rimediabile in appello. Vale sempre l'adagio latino: "Habent sua sidera lites". Prima di intraprendere un'azione giudiziale, occorre sempre cercare una soluzione conciliativa o transattiva, perchè le cause iniziano, ma non si sa come e quando finiranno.
Spesso si sente dire "voglio solo giustizia" come se fosse una richiesta minimale e semplice da realizzare, confrontandosi con chi, oltre alla giustizia, vorrebbe anche vendetta. Altra dichiarazione consueta di chi è indagato: "Massima fiducia nei magistrati".
E' una vera ovvietà, perchè i magistrati non te li puoi scegliere. Essi debbono operare con diligenza ed equità nel rispetto della legge, a prescindere dalla fiducia - o sfiducia - degli indagati nei loro confronti. Raramente ho sentito indagati - condannati sì - manifestare sfiducia nei magistrati.
Piercarlo Barale