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Anche la Corte Suprema toglie ogni speranza a Trump: la sua presidenza non si ripeterà

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Il settimanale Der Spiegel ha definito Donald Trump der verlierer des jahres – cioè il perdente dell’anno -. Lo ha qualificato come persona che non è solita occuparsi mai del bene comune, ma soltanto di una cosa: sé stesso. L’indicazione del non apprezzamento per la persona e l’opera svolta si concreta con questa espressione: la presidenza di Trump finisce com’è iniziata, senza decenza e dignità. Tutte le richieste di annullamento delle elezioni americane da parte del disinvolto staff avvocatesco, presieduto dal vecchio trombone già sindaco di New York, sono state rigettate con sentenze o rinunciate. Anche la Corte Suprema, in sintonia con i giudici di primo grado dell’intero Paese, ha tolto ogni speranza sia allo stato del Texas che a Trump stesso, che avevano depositato l’ultimo ricorso: la madre di tutte le cause. I brogli - unica motivazione per le azioni legali senza prove e senza indizi, unitamente a qualche spicciola questione postale risibile - non sono stati documentati e tanto meno rilevati. In sostanza, le decine di legulei chiamati a raccolta dal trombone, non hanno avuto alcun ritegno, né remora deontologica nell’accettare il mandato, pur consci dell’inesistenza totale degli asseriti brogli.

La potente macchina da guerra legale finanziata con milioni di dollari da simpatizzanti adoranti, non ne ha azzeccata una: il che è insolito, perché di fronte a tante cause, per lo meno un giudice avrebbe potuto essere indotto in errore; ma ciò non è accaduto. Probabilmente gli avvocati, nonostante gli esiti disastrosi previsti, stante l’avventatezza della prospettazione delle ragioni a sostegno del loro potente e ricco cliente, erano certi di non rimanere a bocca asciutta. In America non c’è molta stima per i legali. È arcinoto l’adagio: come si trova il cliente nelle mani dell’avvocato? Come in bocca ad un pesce cane. L’accettazione del compito di far annullare le elezioni o quanto meno annullare l’elezione di Biden per via giudiziaria è stata un risiko, comportante incoscienza o azzardo professionale. È stato assurdo e addirittura ridicolo l’invocare non meglio specificati brogli, dal momento che il controllo delle operazioni elettorali è avvenuto a cura dell’amministrazione pubblica alle dipendenze del presidente Trump. Vale per quest’ultimo l’aforisma: una risata ti seppellirà.

L’universale risata proviene dall’America democratica, rispettosa delle minoranze, gendarme del mondo - a suo tempo e non più oggi -. Il quadriennio trumpiano ha comportato una grave perdita di prestigio e di influenza territoriale per l’America. A causa del sonno americano, Cina e Russia si sono spartite l’Asia sudorientale con il trattato di libero scambio con l’Indonesia ed i paesi emergenti. La Turchia, con il più che disinvolto Erdogan, si fa beffe della Nato - alla quale appartiene -, dell’Europa -della quale vorrebbe far parte - e degli Usa, strizzando l’occhio a Putin. I Curdi sono stati vigliaccamente abbandonati al loro destino di vittime predestinate al genocidio. Dopo essere stati usati contro la Siria e l’Isis, lottando con determinazione quasi suicida contro bombe, gas, aerei e carri armati sono stati lasciati soli in un complesso campo di battaglia, tra Siria, Turchia e Russia, squagliatisi gli Usa di per disposizione di Trump. Anche con i talebani ha evitato la continuazione della pressione, cedendo loro di fatto il potere in Afghanistan. Decenni di politica estera sono stati dimenticati e le alleanze rimangiate. La denuncia del patto con l’Iran sul nucleare espone il mondo intero a probabili distruzioni ove gli ayatollah riescano a dotarsi di bombe nucleari. E ciò nonostante Trump abbia ordinato l’uccisione dell’ingegnere nucleare iraniano responsabile del programma.

Prima di lasciare la Casa Bianca Trump ha ordinato l’esecuzione di un condannato detenuto da circa dieci anni nel braccio della morte. Desidera essere ricordato dai suoi fanatici sostenitori razzisti per aver ordinato il più alto numero di esecuzioni capitali. Ha separato i figli degli immigrati clandestini dai genitori in attesa di rimpatrio forzato. Non è riuscito a costruire il muro di separazione dal Messico, imitazione tipo Lego a confronto della grande muraglia cinese. Sarebbe stato totalmente inutile come la predetta, che non ha saputo proteggere il Celeste Impero da Gengis Khan. Ha ottenuto qualche successo in economia, violentando il clima ed il territorio, potenziando l’estrazione e l’utilizzo del carbone, distruggendo dorsali montane per estrarre petrolio dagli scisti bituminosi; ha potenziato le estrazioni in Alaska in un delicatissimo contesto ambientale, autorizzando - Obama l’aveva negata - la costruzione di oleodotti per il trasporto attraverso gli altri Stati. Ha accontentato i minatori, destinati a morire di enfisema polmonare.

Ha introdotto pesanti dazi per gli scambi commerciali con la Cina e l’Unione Europea, anche a nostro notevole danno. Ha così inconsciamente - o consciamente - favorito il Sol Levante, che si è cercato abilmente un nuovo mercato per sostituire quello americano, divenuto troppo oneroso per esportazioni ed importazioni. Il debito pubblico è aumentato e si avvicina a 20 mila miliardi di dollari. La Federal Bank, potendo stampare dollari a piacimento e fissare i tassi di interesse e di scambio, ha saputo arginare le spese eccessive; talune, come il muro messicano, inutili. Ha cacciato malamente, uno dopo l’altro, i suoi collaboratori non divenuti yes-man e lecchini; ha ignorato il pericolo del Covid, sbeffeggiando l’uso della mascherina e del distanziamento, venendosi così a trovare con qualche centinaia di migliaia di morti ed una pandemia molto aggressiva. Come super narciso con tendenza paranoica, ha gestito la carica più importante al mondo come fosse cosa propria, personale, domestica, insindacabile nei comportamenti e nei risultati. Si è temuto addirittura che progettasse una permanenza d’autorità, a prescindere dalla Costituzione, procedendo in un percorso già affrontato da Putin, Erdogan, Orban e qualche decina di reucci africani o generali sudamericani. Sarebbero stati quei pieni poteri che Salvini invocava dal Papeete e che ora a qualcuno appare che affascinino anche Conte, alle prese con la miliardata da spendere in fretta. Trump è stato una minaccia nei confronti della concordia nazionale e non solo. Con la sua presidenza, fortunatamente non ripetuta, gli Usa hanno toccato il punto più basso nel contesto mondiale.

Piercarlo Barale 

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