CUNEO
MARIO CONTE - Che bello! Un titolo così, in questi tempi nei quali l'originalità è così obbligatoria da diventare esasperante, mi dà tranquillità. Ristorantino si definisce, e certamente le due salette sono piccole e fitte di bottiglie, i tavoli, lungi dalle striminzite e scomode misure da bistrot, sono tuttavia di ridotta dimensione, che accoglie due piatti, due bottiglie, quattro bicchieri e un cestino del pane, ma chiari e invitanti.
Sul tavolo vicino all'ingresso troneggia un prosciutto disteso sul suo supporto, pronto perché l'oste possa ricavarne profumate fette al coltello. L'oste, perché il ragazzo ha la presenza simpatica e accogliente, come tutti gli altri. Sono tutti in borghese, senza ostentazioni di grembiuloni e cravattini, ma sanno raccontare, senza tediare, senza insistere, ogni piatto ed ogni bottiglia.
I clienti sono trattati con cura, senza sciocche moine o algida professionalità, cosicché dopo l'antipasto mi sembra di essere qui da sempre, persino la musica diffusa non mi infastidisce, perché è naturale, non è una cosa messa su per fare ambiente, non è fasulla, è giusta in questo luogo.
La carta dei vini è particolare e per un posticino così piccino è addirittura ricca, si apre con una dozzina di champagne e altrettante bollicine italiane, poi continua con i vini fermi con etichette che rispecchiano la passione di Federico per i vini e manifestano le sue ricerche, altro che fotocopie.
Un esempio: l'ormai diffusissimo Prosecco, le sue origini sovente enigmatiche, qui è proposto in un'edizione assai particolare che si avvale della fermentazione in bottiglia. La presenza dei lieviti, visibile da metà bottiglia in giù, salva questo vino dalla superficialità e gli dà una notevole presenza ed un suo carattere, forse non così facile da apprezzare alla vista, ma al palato...
In cucina c'è una seria ricerca di ingredienti di grande qualità ed una continua proposta di piatti del territorio con innovazioni di accostamenti mai incoerenti o assurdi, anzi, il risultato è assai godibile.
Gli antipasti propongono l'immancabile Battuta di fassona ove finalmente manca, grazie alla competenza di chi scrive il menu, il superfluo aggettivo piemontese che invece sovente si trova come se il fassone potesse essere di altre regioni. La composta di cipolle di Tropea conferisce alla battuta una convincente assistenza. Di grande godibilità è L'uovo pochet nella fonduta di Cuneo. Chi non vi può rinunciare troverà anche il Girello di vitella e la salsa tonnata. Anche qui la dizione è perfetta, non si confonde con il vitello tonné, piatto ormai sconosciuto nonostante le pretese di vecchie maniere che tuttavia mai ripropongono l'originale.
I primi sono ottimamente rappresentati dai Plin ai tre arrosti, le Fettuccine di grano saraceno al ragù di coniglio e da un imperdibile Gnocco di montagna con porro caramellato ed erborinato vaccino, perfetto nella consistenza degli gnocchi e nel condimento robusto e corposo ma tutt'altro che greve.
I secondi sono tutti molto attraenti, dalle Trippe di vitella secondo tradizione, forse persin troppo gentili, all'eccellente Petto d'anatra al punto rosa con carote saltate e miele di castagno, alla Trota di Cuneo con yogurt e semola, ad uno spiritoso quanto allegro Galletto di Cherasco con zucca e gocce di liquirizia. A fine pasto ci si può coccolare con Gelato allo zabajone, amaretto e cioccolato, Coulant al fondente e coulis di mela renetta, Cheese-cake, cacao,gelato, millefiori, Sorbetto di pera Williams. I prezzi vanno dagli 8/9 euro degli antipasti, ai 9/10 dei primi, i 12/15 dei secondi ed i 5 dei dolci.
L'Oca Nera è in Cuneo via Santa Croce 20, serve solo a cena tranne il sabato e la domenica che è aperta anche a pranzo. Il giorno di riposo è il martedì. La prenotazione è praticamente obbligatoria poiché i coperti sono soltanto diciotto, si può telefonare allo 0171.692346 o al 331.2314955.
Cenare all'Oca Nera è una piacevole occasione per trascorrere una serata viva, piena, divertente e distesa.
Mario Conte, gheusologo