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All'estero i politici vanno a casa senza attendere processi o condanne

CUNEO

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DI FRONTE A COMPORTAMENTI ETICAMENTE RIPROVEVOLI O INOPPORTUNI

PIERCARLO BARALE - Nel contenuto del D.D.L. di riforma del processo penale approvato dalla Camera, assume particolare rilievo la disciplina delle intercettazioni. Si tende ad evitare la pubblicazione di conversazioni irrilevanti ai fini dell'indagine e riguardanti persone estranee. E' stata conferita delega al Governo, con l'indicazione di prevedere una selezione delle intercettazioni.

Avrà il suo bel da fare, perchè si tratta di una patata bollente, coinvolgente parecchi aspetti del diritto e dei diritti: la privacy, la libertà di espressione, la pubblicità degli atti processuali. Le violazioni saranno punite fino a 4 anni - per chi intercetta al solo fine di recare danno alla altrui reputazione. Esclusi i giornalisti.

Si è scelta la strada della delega molto generica, perchè non si erano formati criteri condivisi per puntualizzare meglio il compito del Governo. In genere, le leggi-delega sono assai rigide, per evitare di superare i limiti tracciati, provocando interventi della Corte Costituzionale di contenuto negativo nei confronti dei decreti delegati. Fin d'ora, da più parti si è evidenziato che, qualunque sarà il contenuto dei provvedimenti governativi che verranno assunti, sarà forte il rischio dell'annullamento per eccesso di delega.

E' da una ventina d'anni - dall'avvento di Berlusconi - che si cerca di evitare la pubblicazione delle intercettazioni, grazie alle quali siamo venuti a conoscenza di parecchie situazioni che - in assenza di tale pubblicazione - mai sarebbero venute alla luce. Si è anche tentato di limitare l'uso ai magistrati requirenti, riservandolo soltanto alle indagini sulla criminalità organizzata. In qualche caso, si sono verificati abusi nell'utilizzo di tale strumento di indagine, in quanto qualche magistrato, nel corso di indagini di scarso peso, ha disposto intercettazioni a tappeto.

Talvolta, però, così operando, sono stati scoperti fatti penalmente rilevanti che riguardavano persone estranee all'indagine principale, oppure semplicemente comportamenti eticamente riprovevoli, a carico di politici anche se non costituenti reato. Nel nostro bel Paese la casta vorrebbe che comportamenti inopportuni, ancorchè non costituenti reato, non venissero alla luce.

Infatti, contrariamente ai paesi anglosassoni e nordici, dove i politici si dimettono - non solo facendo finta, come da noi - se la moglie non ha versato i contributi per la colf, qui nessuno si ritiene colpevole e quindi è sempre 'vergine' sotto il solo profilo che ha rilievo: quello penale. La classe politica, dai più piccoli Comuni alle Regioni ed al Parlamento, ha dato ampia prova di disonestà, corruzione, sfrontato egoismo, cambio di casacca secondo il vento.

Ora vorrebbero cercare di limitare la conoscenza di atti e comportamenti, di per sè non costituenti reato, che vengono ritenuti, dagli elettori, disdicevoli e tali da rendere il politico indegno di continuare a rappresentare coloro che lo hanno eletto ad amministrare l'Ente pubblico di qualunque tipo.

Gli avvisi di garanzia ed i rinvii a giudizio per reati di non poca importanza non allarmano la casta. Con la nostra Costituzione ipergarantista sono tranquilli fino al processo in Cassazione, quasi sempre anticipato dalla prescrizione. Sia per la casta, che per coloro che possono disporre di bravi difensori, il rischio di finire in galera e di dover restituire il mal tolto è quasi inesistente, fatta eccezione per gli omicidi volontari.

Ciò che manca nel nostro bel Paese, a tutela dei cittadini, è la certezza della pena per chi ha commesso reati. Questi presunti innocenti se la passano piuttosto bene - vedi Galan, con arresti domiciliari in villa - e quasi mai restituiscono il bottino. Fruiscono dei riti processuali premiali, patteggiano o scelgono il rito abbreviato, per poi usufruire, se condannati, di indulti, amnistie, misure alternative alla detenzione. I derubati, rapinati, truffati, sono le vere vittime dei processi. Rendono le testimonianze e rivedono i colpevoli al bar o nei posti di potere, come se nulla fosse avvenuto.

All'estero i processi durano mesi, non decenni. I politici responsabili di comportamenti eticamente riprovevoli e comunque inopportuni, anche se non penalmente rilevanti, se ne vanno a casa senza attendere processi o condanne.

Nessun partito li rimetterebbe in lista. Da noi, purtroppo, non è così.

Piercarlo Barale

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