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All'ospedale Santa Croce di Cuneo la pet therapy e le visite al museo per curare le demenze

CUNEO

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CUNEO CRONACA - Incontri di Pet-therapy in ospedale. E’ uno dei progetti avviati al S. Croce di Cuneo, con l’associazione UAM-Umanimalmente, sia nelle corsie dei reparti di Geriatria e di Neurologia, sia in aule messe a disposizione dall’Azienda Ospedaliera per sedute con piccoli gruppi di pazienti afferenti al Centro Disturbi Cognitivi e Demenze (CDCD) aziendale. Per migliorare l’inclusione sociale dei pazienti affetti da disturbo neuro cognitivo sono state programmate visite guidate al Museo Civico di Cuneo per pazienti insieme ai loro familiari, in collaborazione con il Comune di Cuneo. 

Il Centro per i Disturbi Cognitivi e Demenze (CDCD) dell’Azienda Ospedaliera S. Croce e Carle ha infatti aderito al “Progetto sperimentale: trattamenti psico-educazionali e psicosociali nelle demenze”, sostenuto da risorse economiche del Fondo Nazionale per la Demenza, e ha sviluppato, nell’arco dell’ultimo anno, oltre all’attività di Pet-therapy, una serie di progetti rivolti ai pazienti con disturbo neuro cognitivo maggiore a diversa etiologia e di grado lieve-moderato afferenti al suddetto ambulatorio e ai loro caregiver. In tale percorso sono stati svolti incontri di formazione rivolti sia a familiari e badanti sia a volontari ospedalieri e di RSA in collaborazione con il Centro Servizi per il Volontariato (CSV) di Cuneo. Sono stati attivati servizi di supporto psicologico per i malati e per i loro familiari sia in forma individuale sia in gruppi di mutuo-auto-aiuto e organizzati cicli di sedute di stimolazione cognitiva per piccoli gruppi omogenei di pazienti. 

Spiega Marco Marabotto, direttore facente funzioni della Geriatria del S. Croce e Carle: “L’esito delle attività che saranno concluse nei prossimi mesi, ha confermato come la cura di questa malattia tragga beneficio in maniera importante da approcci non farmacologici e debba estendersi anche al supporto al caregiver. La realizzazione dei progetti ha coinvolto diversi gruppi lavorativi e figure professionali tra cui le strutture di Geriatria, Neurologia e Psicologia ospedaliera con il sostegno, fin dall’inizio, della Direzione Ospedaliera e dei Servizi Amministrativi”. “Il progetto regionale sperimentale - conclude Marabotto - sta per volgere al termine, ma siamo grati delle esperienze maturate in quest’anno perché ci ha permesso di implementare le attività del CDCD, di confrontarci con altri Centri provinciali e regionali, di incrementare i collegamenti tra i diversi gruppi di lavoro all’interno della nostra azienda che si occupano dei pazienti affetti da demenza. Queste attività ci hanno ulteriormente persuasi dell’utilità degli approcci multi modali e multidisciplinari al malato di demenza e ci spronano a continuare in quest’ottica terapeutica al di là anche del termine dell’attuale progetto sperimentale”.  

La demenza, di cui la malattia di Alzheimer rappresenta la forma più frequente, è una patologia che interessa circa il 5% della popolazione ultra65enne italiana e presenta una prevalenza che aumenta con l’età interessando circa il 20% degli ultra80enni. La ricerca scientifica, le innovazioni tecnologiche, le conoscenze genetiche hanno condotto, negli ultimi anni, a capire meglio la demenza (definita negli ultimi anni disturbo neuro-cognitvo maggiore), la sua patogenesi, ad individuarla già nelle fasi iniziali, ma purtroppo non si sono osservati progressi dello stesso livello nella qualità della terapia. Non c’è ancora un farmaco in grado di guarire o di bloccare l’evoluzione della demenza. Contestualmente però sono stati compiuti dei progressi: il trattamento dei fattori di rischio cardiovascolare (ipertensione, dislipidemia, diabete, obesità) unito a stili di vita salubri (attività fisica, alimentazione congrua, abolizione del fumo, vita di relazione) riduce, almeno a livello di grandi numeri, la prevalenza della demenza. Inoltre è sempre più chiaro come la cura della persona con demenza passi attraverso trattamenti non farmacologici come il supporto psicologico, l’attività di stimolazione cognitiva, l’attività di socializzazione e di inclusione nella vita di comunità e, non ultimo, attraverso il supporto al caregiver. 

 

 

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