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Alba, terzo ponte sul Tanaro: "Siamo sicuri che sia il progetto giusto per la città?"

ALBA

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CUNEO CRONACA - Riceviamo dall'Osservatorio per la tutela del Paesaggio di Langhe e Roero: "L’Osservatorio segue da tempo il programma dei lavori pubblici dell’Amministrazione albese, in particolare la cosiddetta "opera complementare" dell’Asti-Cuneo/A33 - il Terzo Ponte sul Tanaro - inserito insieme ad altre opere da circa quindici anni nel Piano Regolatore Generale Comunale (Prgc).

Alcune settimane fa, in un incontro con i presidenti dei Comitati di Quartiere della città, sono stati analizzati dettagliatamente i punti di debolezza dell’opera proposta dalla Giunta e presentate soluzioni alternative che meritano un puntuale confronto in primis con il Consiglio comunale e successivamente con la cittadinanza di Alba e dei comuni del circondario.

L’incontro ha permesso di registrare vivo interesse e largo consenso su quanto analizzato e proposto dall’Osservatorio; successivamente il coordinatore dei Comitati di Quartiere, Gianfranco Giordano, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio comunale, al sindaco e ai responsabili dei Gruppi Consigliari, con la richiesta di un incontro volto ad approfondire, con il supporto dell’Osservatorio per la Tutela del Paesaggio di Langhe e Roero, le tematiche afferenti la compatibilità delle opere “Terzo ponte ed annessi” con le attuali esigenze della città e del territorio. In attesa che venga accolta la richiesta dei presidenti dei Comitati di Quartiere e fissata la data dell’incontro, si anticipa con la presente, sinteticamente, il punto di vista dell’Osservatorio, come espresso nell’incontro citato.

È noto che, nei primi anni di questo secolo, a fronte di una serie di gravi problemi posti dalle esigenze di superfici per l’edilizia residenziale e per le attività produttive e dalla cronica congestione del traffico in entrata ed uscita dalla città - complice pure la convinzione di aver imboccato un periodo di crescita economica senza fine - il Comune di Alba avviò lo studio complesso di un Piano Regolatore Generale Comunale (Prgc) totalmente rinnovato.

Era il tempo in cui la società Miroglio stava ipotizzando di spostare la sua sede di via S.Barbara, con tutta la sua superficie produttiva, in una zona periferica; la Ferrero programmava nuovi e maggiori ampliamenti delle proprie strutture produttive ed aziendali; le Edizioni Paoline congestionavano il traffico della zona est con molti autocarri ed alcune aree della stessa zona della città non erano ancora state urbanizzate. Era il tempo in cui nessuno faceva il minimo accenno ai cambiamenti climatici, come pure allo spropositato consumo del suolo in atto nel paese e tanto meno al valore della biodiversità ed alla tutela dell’ambiente.

Il nuovo Prgc rappresentò sotto molti aspetti un indubbio passo in avanti, ma non valutò abbastanza l’impatto che la prevista Autostrada Asti-Cuneo A33 avrebbe causato sul già congestionato traffico urbano ed extra-urbano, limitandosi ad una serie di proposte viabili appena abbozzate. L’analisi dei flussi di traffico fu incompleta, né fu effettuata una valutazione comparata delle eventuali alternative: se adeguatamente realizzata, questa avrebbe potuto mettere in evidenza i vantaggi di ogni ragionevole opzione con i relativi costi, giungendo quindi ad una seria valutazione del rapporto costi/benefici di ciascuna di esse.

Con il passare degli anni la situazione è notevolmente cambiata. La città ha continuato la sua espansione, com’era naturale data la conformazione dei luoghi, verso nord (frazione Mussotto e PIP), verso ovest e verso sud; il gruppo Miroglio ha completamente abbandonato i progetti di delocalizzazione e le Edizioni Paoline hanno cessato l’attività. Ad est, a margine del Torrente Cherasca, le aree non urbanizzate sono state progressivamente occupate da edifici di edilizia residenziale e produttiva. E’ stato abbandonato il vecchio Ospedale ed è entrato in servizio l’Ospedale di Verduno, che richiama traffico in direzione opposta a quella del terzo ponte sul Tanaro.

Il mito della crescita infinita è ormai crollato. Nella Valutazione di Impatto Ambientale e nella Valutazione Ambientale Strategica, a cui il progetto del terzo ponte dovrà, come prescritto, essere sottoposto, dovranno essere considerati a fondo i nuovi parametri previsti dalle vigenti disposizioni legislative: consumo del suolo, emergenza climatica, tutela della biodiversità, impatto ambientale e paesaggistico, studio comparato delle alternative possibili e sostenibili.

L’Amministrazione in carica insiste nel ricercare i fondi per realizzare un’opera ipotizzata più di dodici anni fa, senza un’analisi trasportistica aggiornata dei flussi dei veicoli in entrata ed in uscita dalla città, senza neppure la minima idea di quanti mezzi ad oggi potrebbero effettivamente trovare utile usare il terzo ponte – in realtà un viadotto lungo 1.500 mt. sospeso su aree esondabili contigue al Tanaro ed al Cherasca - e senza tenerne in alcun conto l’impatto ambientale. In ultimo e peggio, senza un’analisi Costi/Benefici che ne giustifichi la realizzazione in termini ragionevoli e documentati.

Si continua cioè a procedere a testa bassa con l’unica idea fissa della magica soluzione: il terzo ponte. Questo porterebbe però il traffico in zone marginali con risultati minimi e deludenti, mentre sarebbe fondamentale porsi il problema di quali opere potrebbero essere più convenientemente previste per risolvere la quasi continua congestione delle vie di accesso e di uscita dalla città, con il punto più critico sul ponte Albertino.

La prima cosa che serve, più che mai urgente, dopo lo studio dei flussi veicolari, è una analisi comparata di tutte le soluzioni migliorative possibili di questi nodi cruciali, come:

- il potenziamento o meglio ancora il raddoppio del ponte Albertino esistente;

- le rotonde con sottopasso sulla linea di traffico principale (vedi nodo Rondò e corso Torino);

- la galleria di S. Rosalia, ossia un tunnel-tangenziale di collegamento sud-ovest, per allontanare il traffico di attraversamento dell’area urbana.

A giudizio dell’Osservatorio, i 2 milioni di euro stanziati per progettare il viadotto/terzo ponte e i suoi accessi dovrebbero essere utilizzati per finanziare questi studi. Si eviterebbe così di programmare un’opera, il Terzo Ponte, che di per sé, anche in presenza della tangenziale est, ha buone probabilità di rivelarsi la scelta meno vantaggiosa e quindi l’ennesimo spreco di denaro pubblico e di suolo che, francamente, non ci possiamo più permettere".

 

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