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Al Lions Club Carrù-Dogliani si è parlato di immigrazione coi responsabili Sosan

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Al Lions Club Carrù-Dogliani – alla trattoria “La Dolce vite”, di Dogliani, in provincia di Cuneo, si è parlato di “Cento anni di movimenti migratori in Italia”, relatore il dottor Guido Raineri, sino a fine 2015, primario del reparto Malattie Infettive e Tropicali dell'Ospedale Antonio Carle di Cuneo e officier distrettuale della “Solidarietà sanitaria” (Sosan) assieme al dottor Valter Giraudi, anche lui presente all’incontro.

Ad accogliere l’ospite, la presidente del L.C. Carrù-Dogliani, Silvana Botto, assieme al presidente di Zona, (socio del Club) Paolo Candela ed agli altri officier distrettuali, sempre del Club, Rossella Chiarena, Giulio Marini, Paolo Navello e Raffaele Sasso.

Molto seguita la relazione del dottor Raineri, che ha spiegato come ciò che accedeva ieri, - protagonisti gli italiani che emigravano in America - si ripete oggi – protagonisti quanti arrivano in Italia, per cercare un futuro migliore.

«In totale – ha spiegato Guido Raineri - la “grande emigrazione ” avvenne fra il 1876 e il 1976 con partenze pari a circa 25 milioni di persone, di cui almeno 900 mila nel 1913, alla vigilia del primo conflitto mondiale, sia verso le Americhe, sia verso altri stati d’Europa. Come dire che nel mondo oggi vive una seconda Italia, con 58 milioni di figli e nipoti di italiani, dei quali almeno 5 milioni con passaporto italiano».

Interessante è stato seguire i risultati delle ricerche, che hanno messo in evidenza come gli italiani che arrivavano negli Usa, a Long Island, venissero recensiti e sottoposti a controlli sanitari e a test d’intelligenza. Poi l’inizio della nuova vita, fra problemi di insediamento e ricerca di lavoro. Con episodi gravissimi accaduti nella vicina Francia, quando il 17 agosto 1893 si compì il “massacro di Aigues-Mortes“, quando gli operai francesi linciarono gli immigrati italiani, accusati di “portar loro via il lavoro”.

Ancora il dottor Raineri: «Nel secondo dopoguerra l’emigrazione avvenne soprattutto a livello interno, fra Sud e Nord, a seguito dell’industrializzazione del Nord, con la conseguente richiesta di mano d’opera. Utilizzando soprattutto il treno, come il “treno del Sole”, Palermo-Torino. Oggi invece l’emigrazione italiana è soprattutto quella dei “cervelli”, circa 50 mila all’anno».

Quindi i confronti con gli immigrati che sbarcano in Italia oggi, con i pregiudizi che li accompagnano, come essere portatori di malattie. Cosa che non è stata provata da ricerche e studi. Mentre sono state censite le patologie che acquisiscono nei paesi ospiti: infezioni banali e traumatologiche (80-90 % dei casi); patologie da adattamento, quali neuropsichiatriche e gastroenteriche (3-6%) e quelle infettive di maggior rilievo, come tubercolosi e malattie sessuali. (4-9 %).

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