CUNEO
PIERCARLO BARALE - I governatori leghisti del nord si erano presentati ubbidienti a sostegno del "Capitano", in Emilia Romagna, in quella che era stata definita la madre di tutte le elezioni. Si trattava di dare la spallata al governo; l'elezione amministrativa regionale non era che un pretesto. La vittoria leghista era già in tasca. Era solo più questione di "quantum"; della percentuale - certamente bulgara - con la quale Matteo avrebbe stracciato il Pd, rappresentato da Bonaccini. Dietro l'ala protettrice salviniana, si muoveva con circospezione da fantasma la candidata leghista. Quella il cui padre - così pare sia avvenuto - aveva dichiarato che non l'avrebbe votata, da vecchio militante di sinistra. La stessa che, nominata sottosegretario alla Cultura del governo gialloverde, avrebbe dichiarato di non aver letto libri nei precedenti tre anni. Sicchè, vista la legge dell'incontrario, le è toccata la cultura. In base a tale norma - non scritta, ma da sempre osservata negli incarichi pubblici - si trattava dei compiti da attribuire ai soldati di leva, occorreva mandarli in cucina a preparare il rancio agli operai meccanici. Invece ai cuochi veniva affidato il compito di guidare gli autocarri.
Dopo le due grandi guerre, per fortuna di tutti, ci siamo dedicati all'industria, al commercio, al turismo ed all'agricoltura. Stiamo rimediando l'ultima figuraccia con la Libia, prima blandita, soccorsa con ospedali, finanziata perchè tenesse i migranti nei lager. Quando il governo traballante di Tripoli, con la città assediata dal leader forte di Misurata, ci ha chiesto protezione effettiva, ci siamo eclissati. Abbiamo proclamato la "par condicio" tra i due galli nel pollaio libico, di fronte alla Turchia di Erdogan, deciso a ripristinare - almeno una parte - l'impero ottomano. Con un ministro degli esteri monolingua - esclusi i congiuntivi - ed un presidente del Consiglio galleggiante, abbiamo di fatto lasciato Tripoli ad Erdogan, che avanzava con le navi da trasporto zeppe di armamenti, assistite da navi da guerra.
E' la riedizione - da parte turca - della politica delle cannoniere, che ha caratterizzato per un paio di secoli l'Inghilterra, consentendole di colonizzare - e gestire - mezzo mondo. L'Europa, in questo frangente è inesistente, in quanto priva di esercito e di normativa. La Nato non ha tali compiti e dipende dagli umori ed interessi americani. Nella grande confusione libica e con numerosi pretendenti per le trivellazioni nel Mediterraneo orientale, finiremo stritolati tra Putin ed Erdogan, con eserciti forti, agguerriti altrettanto, di spregiudicatezza e determinazione. Peraltro, con la nostra Costituzione, che non consente avventure militari, un Parlamento frammentato e senza leader di peso, come nel noto film, non ci resta che piangere. La nostra politica sulla Libia si è limitata a tenere lontani i migranti, accogliendo "pietatis causa" in ossequio alle norme internazionali i naufraghi di qualunque colore e provenienza, come ministro degli Interni, il" ventriloquo" ha accolto le istanze della pancia del paese - noi ai banchetti sentiamo cosa vuole la gente e lo realizziamo. Avrebbe difficoltato i soccorsi in mare, tenuto "in ostaggio" i naufraghi, e ora i giudici, lo hanno chiamato a rispondere processualmente di tali comportamenti.
Una prima volta è stato salvato dai senatori, avendogli pensiamo ricordato - la senatrice e avvocato Bongiorno - che avrebbe rischiato la condanna. Dalla baldanzosa prosopopea è passato al vittimismo ed ora, come si dice da noi, "fa 'l furb". Tanto, con lui verrà processato l'intero popolo italiano e non ci saranno tribunali capaci di contenere tanti imputati. Forse ha dimenticato che la responsabilità penale è personale e che, se ha sequestrato una nave italiana, impedendo per giorni lo sbarco di naufraghi, ha violato non solo il codice penale, ma quello della navigazione, la normativa europea e le convenzioni internazionali. E non lo avrebbe fatto, come sostiene, per difendere i confini, ma per il proprio vantaggio personale di politico impegnato in una costante azione di propaganda per sè e per il partito creato per la sua leadership. Si è ora profilato un altro procedimento penale per un nuovo sequestro di naufraghi. Il ministro della propaganda, che ha disertato le riunioni in sede europea per il problema migranti, si è pure spostato ovunque nella penisola con aerei ed elicotteri di Stato nella perenne campagna elettorale, a nostre spese. Anche di questo dovrà risponderà ai magistrati.
Piercarlo Barale