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Addio al pasticcere Domenico Asselle di Bra, ci lascia tutta la dolcezza delle sue "creazioni"

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Ci ha lasciato il pasticcere braidese Domenico Asselle, classe 1930, una vita tra la passione dell'arte bianca e della bicicletta.

La dolcezza che rimane: il sapore delle sue "creazioni". Freschezza e genuinità, unite a mestiere, il segreto del suo successo.

Dopo tanta gavetta, nel 1959 aprì il suo primo laboratorio a Bra, in provincia di Cuneo. Sfornava dolci leggerissimi, sapeva lavorarli nel modo giusto: “La buona riuscita della crema Chantilly dipende dalla quantità degli ingredienti: metà panna e metà crema. Solo tutta panna diviene pesante e meno gustosa”.

Iniziò la sua carriera a soli undici anni come aiutante di bottega del pasticcere Adriano Converso, dove imparò la specialità della casa: il torrone friabile alle nocciole di Langa. Indimenticabili i suoi marron glacé, le bignole Salot, e le caramelle genziana e menta, specialità di Bra.

“Ho imparato il mestiere con tanta dedizione e il lunedi, la mia giornata libera, mi recavo a Torino a “berlichè” le vetrine in corso Vittorio e, su un taccuino prendevo appunti, senza farmi vedere”.

Generoso di sé, svelava i segreti della sua arte pasticcera, appresi con tanta passione.

A sessant'anni esatti lasciò l'attività per dedicarsi ai giovani, insegnando alla Scuola d'Arte bianca di Neive e come professore aggiunto alla Escola de pastisseria del Gremi a Barcellona.

Un personaggio eclettico, carico di energia, si spostava solo in bicicletta, per cui nutriva una passione sfrenata tanto da chiamarla: la mia morosa.

“Il pasticcere e la bicicletta” è il libro che racconta la sua straordinaria vita, in veste di protagonista e coautore con Alfredo Mango.

Regalava anche dolcezza nei modi, cordiale, allegro e spiritoso, si intratteneva volentieri a chiacchierare e prendeva parte a tutti gli eventi cittadini.

Legatissimo alla sua cità la omaggiò creando la torta a forma di Zizzola, simbolo della città, nonchè monumento museale.

Il suo dolce preferito era il Tiramisù, “era offerto con il caffè, da una maitresse ai suoi facoltosi clienti, tirava su ciò che veniva abbattuto dalle estenuanti notti d'amore” mi raccontò.

Me ne omaggiò un assaggio, e con questa sua indimenticabile delizia per il palato, lo ricordo con affetto.

Fiorella Avalle Nemolis

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