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A Bra il Diamant non esiste più, ma continua a brillare nel tempo

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Lucetta Cravero e i suoi ricordi: il Diamant e la storica drogheria di famiglia a Bra, in provincia di Cuneo.

La sala da ballo Diamant di Bra non esiste più fisicamente, ma se ne parla ancora...

Ho insistito con Lucetta, figlia di Angelo Cravero, uno dei fondatori, per ricordare insieme quando il 23 dicembre 1961 il Diamant apriva i battenti. E il Diamant, proprio come un diamante, ha brillato nel tempo.

"Se ne è già parlato tanto. E' il caso?". “Certo che sì. E' un ricordo che sta a cuore a molti che lo frequentarono. E non solo.”

Forse a Lucetta non riaffiorano solo momenti di gioia ed euforia, ma anche momenti di nostalgia e di tanto dolore, legato alla scomparsa, nel 1965, di papà Angelo, e coincisa con la fine di un periodo felice.

Come nacque il sodalizio tra tuo papà Angelo e Comino Garello?

“Erano concorrenti con due sale da ballo all'aperto. Quella di Comino era il Dancing della Madonna dei Fiori, mentre quella di mio papà era il Dancing della Conca d'oro. Dove fu poi costruito il Diamant. Si unirono in società per offrire ciò che mancava in Bra e circondario: una sala da ballo al chiuso".

Come nacque il nome Diamant?

“Tradotto da un vecchio dizionario piemontese/italiano: diamante, gioja più dura e più brillante di nessun'altra.

Ti sentivi privilegiata rispetto alla tue coetanee?

“In un certo senso sì. Suscitavo interesse per l'ambiente che il Diamant rappresentava. Una novità eccitante per tutti. Sopratutto a scuola mi facevano mille domande sui cantanti che si esibivano. Erano artisti che apparivano solo sul teleschermo, ancora in bianco e nero. Stiamo parlando di: Gianni Morandi, Adriano Celentano, Mina, Rita Pavone, Caterina Caselli, Luciana Turina, Wilma De Angelis, Miranda Martino, Al Bano, Mia Martini, Giorgio Gaber, Ornella Vanoni, Massimo Ranieri, Iva Zanicchi, Orietta Berti, Little Tony, Patty Bravo, Milva, Lucio Dalla, Riccardo Cocciante, e i tanti complessi: i Pooh. I Nomadi, I Giganti, eccetera. Insomma, dal Diamant sono passati tutti i big della canzone italiana. Venivano da tutti i paesi circostanti. Persino da Torino, attratti dalla novità. Era un passaggio epocale: dalla ristrettezza economica, all'improvviso benessere. Dal rigore dei costumi, alla libertà sfrenata. Era una sala grande, accoglieva fino a duemila persone. Indimenticabili i veglioni dedicati a diverse categorie: quello dei “Ragionieri”; delle “Caterinette”; dei Bianco Neri- Iuventus Club Bra; dei Granta – Torino Club Bra. Ma l'evento più atteso era il tradizionale Veglionissimo dei Commercianti, che si svolgeva a febbraio, con il famoso “Quintetto Eclipse, con la cantante Malu'. Per i ragazzi erano serate eccitanti, finalmente potevano conoscere e corteggiare ragazze anche di altri paesi. Negli anni sessanta e settanta, Cupido ebbe un ruolo importante al Diamant: trafisse molti cuori, nacquero i primi filarini, poi i fidanzamenti, e anche tanti sposalizi.

Come hai vissuto quegli anni del Diamant?

“Dal '61, anno di nascita del Diamant, fino al gennaio del '65, quando è mancato mio papà, stavo saltuariamente in guardaroba, il regno di mia sorella Mariuccia. Aiutavo nei momenti di ressa. Ma al pomeriggio mi scatenavo in pista con i miei amici più assidui: Mariagrazia Puglia, Pacecco (Francesco) Massaia, Bartolo Cioca (Ferrero) e tanti altri. Poi, mancato mio papà, toccò a me il posto di cassiera. Cambiò molto la mia vita. Più responsabilità, ma si lavorava tutti in armonia.

Qual'è il periodo della tua vita che ricordi con piacere?

“Il periodo che va dall'infanzia, nella nostra drogheria di famiglia “Cravero”, all'adolescenza nel Diamant, ma solo fino al 1965, anno in cui è mancato mio papà. Di lì in poi non ho più ricordi felici. La vita mi ha riservato solo difficoltà e dispiaceri.”

Raccontami, dov'era la storica drogheria Cravero?

"Papà era titolare della grossa drogheria di famiglia, da generazioni sita in via Cuneo 29, a Bra. Infatti, osservando lo stabile si notano, al di sotto di un balcone, le iniziali in bassorilievo C.A del mio bisnonno Cravero Felice Andrea, il che fa supporre risalga alla fine dell'ottocento. Era fornitissima, tanto che la chiamavano la “Paissa” della Veneria (un rione di Bra). Mio papà era conosciuto come “Cravero della pasta Agnesi”, di cui aveva l'esclusiva in tutta la provincia. Era una drogheria di una volta: generi alimentari di base, conserve, bibite, acqua minerale, conegrina, prodotti per l'igiene personale, fiammiferi, lucido da scarpe, petrolio per le lampade dei carri. Di tutto e di più. Ricordo il cioccolato Novi, e la cioccolata Viola. Ogni sorta di bon bons dolci. E i deliziosi fruttini, incartati trasparenti, con sopra, per pubblicizzare la ditta (mi pare l'Althea), una bustina con i francobolli da collezione. Al fondo del negozio ricordo le tre latte, che contenevano l'olio commestibile, il petrolio e quella dell'insetticida DDT. I prodotti per la pulizia del putagé: il metalcromo, le carte abrasive ecc. Grazie all'autorizzazione del monopolio di Stato, c'era anche l'angolo dei fiammiferi: brichet d'bosc, cerini e svedesi. Il mio divertimento era giocare al negozio. C'erano lunghe file di scaffali. Tutti colmi di confezioni di pasta Agnesi, dove, gli spazi vuoti, per me e mio cugino Tullio Morino, erano fantastici nascondigli. Il nostro posto segreto. Mio papà faceva anche l'ingrosso, forniva i negozi di alimentari dei dintorni. Mentre del commercio al minuto in negozio, se ne occupava mia mamma. E l'orario era continuato. Sovente interrompeva il pranzo, copriva con un piatto la pasta fumante per andare a servire. Nell'ingresso del magazzino, durante il periodo della vendemmia, c'erano grandi sacchi di zucchero pilè che si usava da aggiungere al vino. La vendita seguiva le stagioni, quindi a novembre era il periodo delle castagne secche. E per il Natale confezionavamo sacchettini legati con il cordoncino oro. Erano i regali per il “bambin” che contenevano dolciumi vari. Era la metà degli anni '50.

Un ricordo dolcissimo legato a tuo papà?

Quando, al giovedì, mi portava con sé sul camion Fiat Lupetto grigio, a rifornirsi di merce. Era un lusso per me, perchè i fornitori mi omaggiavano sempre di gagedts. E nel 2011 hai pubblicato il libro dedicato al Diamant: “Punta di diamante: cronache, storie, fotografie del mitico locale”, in collaborazione con lo storico Fabio Bailo e il tipografo Carlo Rattalino. Sì, l'ho dedicato a mio padre. Non è stato facile tradurre un universo emotivo in parole. Abbiamo raccolto testimonianze semplici e spontanee dagli abituèe del locale, corredate da un ricco album fotografico.

Cosa avresti voluto per te?

“Il mio grande desiderio? Portare avanti la drogheria di famiglia. Una tradizione a cui tenevo molto, che ancora oggi rimpiango".

Fiorella Avalle Nemolis

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