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Vaccinazioni: perché con le varianti Covid non possiamo permetterci il lusso di fallire

CUNEO

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GUIDO CHIESA - Come tutte le Cassandre avevano previsto, la variante Delta del Coronavirus ha preso il sopravvento ed i contagi hanno, inesorabilmente, ripreso a salire: dai 5099 nuovi casi settimanali al 1° luglio ai 37.381 nuovi casi settimanali al 31 luglio.

Inesorabilmente i giornali e le tv, che stappavano bottiglie di champagne a giugno quando tutto sembrava andare per il meglio, oggi pubblicano i nuovi dati con la stessa aria con cui pubblicherebbero bollettini di guerra. Con il bel risultato di portare i lettori dall’euforia allo sconforto.

Su queste montagne russe si allarga il numero di persone che dichiarano di nutrire poca fiducia nel vaccino e nei rimedi che volta per volta sono stati adottati. Hanno quindi buon gioco gli scettici perenni e coloro che da questo clima pensano di poter trarre vantaggi (elettorali).    

In questa confusione tutti si sentono autorizzati a dare i numeri, nel senso che riportano percentuali di tutti i tipi, lette chissà dove, fuori da ogni contesto, a seconda della tesi, preconcetta, che vogliono dimostrare. E dire che per avere numeri certi sarebbe sufficiente collegarsi al sito della fondazione Gimbe che sta svolgendo un ottimo lavoro di informazione imparziale sulla malattia pandemica in atto (leggi QUI).

Molto più modestamente, ma con lo stesso rigore, desideriamo richiamare l’attenzione dei nostri lettori sui grafici riportati in testata. Grafici che hanno la particolarità di confrontare la situazione di quest’anno con quella dell’anno scorso, alle stesse date. Ossia nelle stesse condizioni climatiche che, come abbiamo visto, influenzano non poco l’andamento della malattia. 

I parametri osservati sono quelli sensibili, ossia quelli indipendenti dal numero di tamponi effettuati e che danno il quadro del grado della situazione sanitaria nel suo complesso: ricoverati negli ospedali, letti occupati di terapia intensiva e decessi.

Tutti e tre i parametri, che a luglio ed agosto dell’anno scorso erano sui minimi, quest’anno hanno ripreso a salire già dalla metà di luglio, con il consueto ritardo di 2-3 settimane rispetto alla crescita dei contagi. In sintesi, mentre l’estate scorsa non era ancora comparsa alcuna variante e stavamo godendo il frutto dei sacrifici del primo lockdown, quest’estate siamo effettivamente di fronte ad una quarta ondata.

A questo punto due sono le domande: la prima è se ci dobbiamo attendere i disastrosi effetti della seconda ondata di ottobre-dicembre; la seconda quali sono prospettive con la campagna vaccinale in corso, perché molti hanno iniziato a dubitare dell'efficacia del vaccino.

Alla prima domanda è difficile rispondere perché troppi sono i parametri in gioco. L’unico rilievo che i grafici suggeriscono è che il trend di crescita dei 3 parametri è inferiore a quello delle precedenti ondate. Fatto questo atteso in quanto un gran numero di persone fragili sono state vaccinate e che conferma l’efficacia dei vaccini. 

Per rispondere alla seconda occorre fare un ragionamento un minimo più articolato, perché quest’anno tutti si sarebbero attesi un numero di decessi, letti di terapia intensiva e ricoverati inferiori rispetto all’anno scorso e non un numero maggiore, oltretutto in aumento.

Il dubbio è più che lecito in quanto con oltre il 52% della popolazione vaccinata con due dosi, un altro 8% guarita, e quindi in possesso di anticorpi, cui va aggiunta una percentuale indefinita di persone guarite, ma asintomatiche, la popolazione che può ragionevolmente essere a rischio di infezione è diminuita di molto. Non commetteremmo un grave errore se dicessimo che la popolazione a rischio in Italia è oggi pari a 1/3 della popolazione totale, ossia un po’ più di 20 milioni di persone. E allora come si spiega la quarta ondata con numeri peggiori di quelli dell’estate dell’anno scorso?

La risposta sta nella infettività della variante Delta – in termini tecnici nel suo R0 – che è stata accertata essere dalle 2 ad oltre le 3 volte quella del ceppo originario. In sintesi, se l’anno scorso una persona infetta poteva contagiare circa 2,5 persone nel tempo di massima infettività, oggi con la variante Delta ne può infettare circa 7,5. Ne consegue che anche in una popolazione ridotta a 1/3 della popolazione totale, il numero dei contagiati potrebbe essere dello stesso ordine di grandezza di quello dell’anno scorso. In parole povere, pur mantenendo il vaccino tutta la sua efficacia, l’aumento di infettività del virus riduce in maniera significativa il beneficio della vaccinazione alzando costantemente la percentuale di popolazione vaccinata che è necessaria per raggiungere l’immunità di gregge. La conseguenza pratica è che non è possibile, in alcun modo, escludere i passaggi di alcune regioni in zona gialla, arancione e rossa

Ne consegue che hanno assolutamente senso i richiami delle autorità competenti: 1) a continuare ad adottare tutte le precauzioni che ci siamo abituati ad adottare perché anche le persone vaccinate possono veicolare il virus, sperando in questo modo di poter limitare al massimo la pratica delle chiusure, gialle, arancioni e rosse; 2) ad adottare tutti gli strumenti possibili per convincere gli indecisi, i perplessi, i riottosi a chiudere la porta in faccia la virus, perché la prossima variante potrebbe essere ancora più infettiva della Delta e causare danni gravi anche in presenza di una popolazione con un livello di vaccinazione maggiore dell’80%.

Questi, francamente, non ce li possiamo permettere.     

Guido Chiesa

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