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Teleriscaldamento: 2 dubbi del presidente dei Medici per l'ambiente

CUNEO

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MARIO FRUSI - Sul tema del teleriscaldamento a Cuneo ho rianalizzato i dati scientifici facendo riferimento all'archivio di ISDE-Medici per l'ambiente (di cui sono presidente provinciale) e alla discussione online della Costituente dei beni comuni, che ringrazio per il contributo tecnico.

- Come sappiamo, una grande caldaia concentra la produzione di energia e ottimizza la resa termica/elettrica.

- Rispetto alle vecchie obiezioni bresciane: là il sistema, ormai antiquato, prevede la combustione anche estiva (di rifiuti, nel gigantesco - il più grande d’Europa - inceneritore in area urbana) per sfruttare gl’incentivi statali, con il risultato di aumentare le emissioni in atmosfera e le ricadute di diossine a livelli autenticamente pericolosi.

Nel caso cuneese è previsto che la AGC installi

- una caldaia per produrre elettricità interna all’azienda

- una seconda caldaia-riprocessatrice che sfrutti il calore prodotto in eccesso dalla prima e lo riversi nelle tubature urbane. In piena estate, grazie anche a un sistema di pompe di calore, il semplice passaggio di calore fra le due caldaie dovrebbe essere sufficiente a garantire acqua calda sanitaria alle abitazioni. Solo in inverno si renderebbe necessaria la vera accensione anche di questa seconda caldaia, ottenendo l’azienda il vantaggio dell’elettricità da questa prodotta e potendo cedere - alla rete urbana di tubature - il calore comunque prodotto.

Dal punto di vista delle correlazioni fra ambiente e salute, cioè quello di mia competenza, mi sento di opporre due riserve: 

1) -  occorrerebbe uno studio meteorologico sulla direzione prevalente dei venti nella stagione invernale, in modo da avere la garanzia che i gas comunque prodotti vengano dispersi verso aree non abitate anziché verso la città. A questo punto il vantaggio per i polmoni dei cuneesi dovrebbe essere significativo. A Savigliano questo studio preliminare è stato condotto, e ha dato esito favorevole.

2) - gli studi più recenti relegano il teleriscaldamento all’ultimo posto nei programmi di risparmio energetico e ambientale, privilegiando (di poco) la co-generazione in micro-impianti domestici e (di molto) la coibentazione degli edifici.

Non entro nel merito delle questioni politiche dell’intera operazione perché non di mia competenza.

Mario Frusi, medico

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