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Sommariva, sulla carrozzina dopo incidente in moto: "Spiego ai ragazzi che di vita ce n'è una sola"

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - A Sommariva Bosco, in provincia di Cuneo, Bruna Manissero, tetraplegica per un incidente in moto, non si risparmia con testimonianze concrete nelle scuole. “Docente nella vita.”

Spiega: “Il 15 maggio del 2005 ho subito un gravissimo incidente in moto. La mia vita è cambiata di colpo. Però grazie a questo, grazie per modo di dire, si è generato in me un qualcosa di benefico. Di importante. Fare prevenzione. E' questo il motivo dell'intervista.”

“Bruna, in che modo?” 

“Mi invitano nelle scuole, con il mio “Progetto Bruna”. La mia presenza, la mia fisicità colpita, sono tetraplegica quindi di tutto il corpo muovo solo la testa, fa riflettere. Li metto in guardia sui pericoli. Prima che sia troppo tardi. Vedi Fiorella, in ogni situazione c'è sempre del buono.”

La sua naturalezza e dolcezza nel porsi, mi mette a mio agio. Non c'è ombra di vittimismo. Anzi, Bruna, morde la vita, non si arrende. Non rinuncia. Si espone allo sguardo altrui. Perchè ladiversità desta curiosità. Imbarazzo. A volte paura. E' scomodo guardare in faccia la sofferenza... Ma, con Bruna, tutto ciò non accade. E' davvero speciale.

“Come si svolge il tuo intervento nelle classi?” 

“A seconda dell'età scelgo l'argomento. Per gli alunni di prima media mostro spot pubblicitari, con ragazzi che parlano di velocità, guida in sicurezza, utilizzo delle cinture. Introduco già il discorso, per gli anni a venire, di non fare uso di alcool e di droghe. A quelli di terza, invece, mostro in un video come si svolge la mia giornata. Nella mia quotidianità il tempo è molto dilatato. Non sono più in grado di svolgere da sola neanche i più piccoli, insignificanti gesti. Dipendo dagli altri".

“Come reagiscono i ragazzi?” 

"Sono molto toccati. Mi abbracciano, mi baciano, piangono, mi dicono : “Mi dispiace tanto.” “Non ti deve dispiacere – ribatto - anzi, prendi coscienza e fai che non accada anche a te.” 

“Non ti mettono in imbarazzo le loro domande?” 

“No, perchè solo così, con la mia testimonianza diretta, si rendono conto delle gravi conseguenze di una distrazione, di una leggerezza. Ti leggo una tra le tante testimonianze che mi hanno scritto: “Sono rimasto impressionato dal lavoro di ogni giorno e di quanto sia difficile. Sono rimasto colpito dalla tua forza, con cui vivi ogni giorno. Seguirò sempre i tuoi consigli”. E' semplice, ma quella promessa: “Seguiro' sempre i tuoi consigli...è già un piccolo seme!”

E' difficile rendesi conto del suo stato di immobilità. Bruna, anche imprigionata nel suo corpo, è naturale. Seduta nella super tecnologica poltrona, con quattro ruote, le due più grandi fisse, le due più piccole sterzanti. Comodi braccioli, poggiatesta e un display per le diverse funzioni. Ha un che di spaziale, quando, con il capo, sfiora le antennine a lato del poggiatesta, e dà i comandi. Sorride mentre mi mostra il funzionamento. Ma non è un gioco.

“La mia disabilità non è una malattia. E' causata da una lesione midollare di tre vertebre cervicali. Io posso parlare, ma non posso muovermi, ho bisogno sempre di qualcuno che mi stia vicino. Quindi, dal collo in giù sono immobilizzata, non muovo più nulla. Non muovo neanche le mani, scrivo al computer, mediante un puntatore elettronico puntato sui miei occhiali. Manca la sensibilità al tocco. Non sento dolore. Non percepisco l'acqua calda o fredda. Questo è il lato che più disorienta, sia me, che le persone che mi circondano. Manca il contatto fisico. Se per caso nel vestirmi non si procede con cautela, come si fa coi bimbi, è facile incrinarmi un braccio. Non sento il dolore fisico esterno. Però sto male, mi sale la febbre. E come quasi tutti i tetraplegici, soffro di dolori neuropatici: sono sensazioni lancinanti e brucianti. Non descrivibili. Per cui non c'è cura, nè sollievo con farmaci.”

“Non c'è proprio nulla che potrebbe darti sollievo?” 

“Si, certo l'idroterapia. All'Unità Spinale di Torino (Città della Salute e della Scienza di Torino) c'è la piscina con la temperatura di 36/37 gradi. Per me, come per altri, l'acqua calda sarebbe un toccasana. Però, ci si può accedere meno frequentemente, perchè è una terapia rivolta essenzialmente nei casi di recupero funzionale. Non prevista per i dolori neuropatici. Più che giusto per il recupero funzionale, ma lo sarebbe anche come terapia del dolore cronico. Nel mio caso, non c'è farmaco che mi dia sollievo. E' un lato negativo. Non ci sono piscine con sollevatori, di cui potrebbero usufruire anche i paraplegici. C'è una cosa che mi domando. Perchè, nei centri storici, si ostinano a lastricare con il sanpietrino? Non riescono a camminare bene neppurele persone normali e tanto meno quelle in carrozzina”.

Ma quanta forza di adattamento! Spiegare a un'altra persona cosa vorresti fare, in tutto e per tutto. Bruna, attenta osservatrice, nota il mio stupore, la mia perplessità e mi previene.

“Sai Fiorella, l'aiuto, la gestualità verso una persona immobilizzata, non pesa se c'è una buona intesa. Quando è fatto con animo amorevole, tutto diventa più semplice, più naturale. Dipendo dagli altri anche nelle cose che sembrano più banali. Come scostarmi una ciocca di capelli dalla fronte. O grattarmi il naso.”

"Ho visto su Youtube il tuo bellissimo video “Mi chiamo Bruna”. 

“Si, l'ho realizzato con il sostegno del prof. Antonio Mandarano dell'Istituto Avogadro di Torino. E' stata una bella esperienza, mi è stata molto utile per gli incontri con le scolaresche".

A fine luglio è stata a Lourdes con una mia amica, quella che me l'ha fatta conoscere di recente...

“Che cosa hai provato?” 

“E' un clima speciale. Sono giornate dedicate solo a noi. Al nostro esclusivo benessere fisico e psichico. Grazie alla generosità dei volontari che si prodigano dal mattino fino alla sera tardi. Una ricarica energetica per un anno intero. Lourdes per me rappresenta una bolla d'amore.”

Lo stesso amore di Bruna quando dice: “Di vita ne abbiamo una sola, non voglio che i giovani la sprechino in un solo attimo”.

Fiorella Avalle Nemolis

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