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Sul nuovo Santa Croce la questione non finisca in un'annosa disputa su dove collocare l'ospedale di Cuneo

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Se non comparirà qualche Don Rodrigo in veste di politico influente, contrario alla costruzione del nuovo ospedale, che trovi una amministrazione alla Don Abbondio, e dica "questo ospedale non s'ha da fare", Cuneo vedrà un nuovo modernissimo complesso per le esigenze di un bacino di utenza di più di centomila persone. Sarà finanziato dalla Regione e dal provento della vendita all'asta dei due complessi, Santa Croce e Carle. Sorgerà sul terreno adiacente a quest'ultimo, in zona pianeggiante, soleggiata, staticamente idonea, vicina alla Est-ovest. Ad integrare le spese per l'arredamento e la dotazione delle necessarie attrezzature mediche di avanguardia - alcune da trasferire dai "vecchi" ospedali - provvederà la fondazione di recentissima costituzione.

Hanno dato vita all'iniziativa alcuni cittadini particolarmente sensibili alle pubbliche esigenze, come già hanno fatto gli albesi e braidesi per l'ospedale di Verduno, quasi ultimato. Penso non si possano assimilare le due strutture così come le due fondazioni. La scelta di Verduno, terreno esposto a nord, versante instabile, scollegato dalla rete viabile e lontano dall'autostrada, non pare essere stata diligente, razionale ed opportuna. Essendo destinato a servire Bra ed Alba, avrebbe potuto essere collocato in sito pianeggiante e facilmente raggiungibile.

Tale scelta ha provocato maggiori ed ingenti spese per palificazioni e drenaggi idonei a tutelare l'edificio e pertinenze, da collocare su un sito friabile ed instabile. Così è stato per la strada di accesso. Ora sbocca su una provinciale fra le più trafficate notte e giorno, difficilmente ampliabile e costellata di fabbricati a destinazione produttiva e abitativa. Si è pensato forse di risparmiare acquistando in blocco una superficie, evitando pluralità di espropri e risparmiando tempo per altra collocazione. Come è avvenuto, si sono sostenute rilevantissime spese per rendere tale terreno idoneo a sorreggere l'edificio e la strada d'accesso. Resta il difetto della collocazione infelice d'inverno, con piogge ora frequenti e la strada intasata perennemente.

Sotto il profilo della incidenza della collaborazione dei privati, la bilancia pare pendere a favore di Alba. Per la disponibilità della Ferrero e di altri donatori abbienti come i fratelli Ceretto e la ben maggiore ricchezza del territorio servito - Bra ed Alba - la prima addirittura più della seconda, sono il centro economico della provincia. Sia per l'agricoltura che il commercio e l'industria, rappresentano il dinamismo e l'iniziativa tradotti in euro.

Il cuneese non ha una Ferrero, multinazionale da miliardi di fatturato. Neppure le zone vinicole più prestigiose d'Italia. Il nostro re Castelmagno non è paragonabile, se non come maestà e prestigio, al Barolo ed a tutte le altre eccellenze. Sotto il profilo dei proventi del turismo, le nostre vallate, con i rifugi in quota e le locande occitane, nulla hanno a che vedere con gli incassi delle colline delle Langhe e Roero ed i resort stellati che sorgono non come i nostri funghi, ma i loro tartufi. Non abbiamo un notaio Toppino, che ha donato all'ospedale alcuni milioni e qualche altro professionista o imprenditore che, pur a lunghissima distanza, lo ha imitato. Noi però siamo all'inizio, con le prime serate gastronomiche a fine di raccolta contributi. Abbiamo da ben sperare.

Circa la destinazione delle due strutture ospedaliere, occorrerà modificare la destinazione d'uso, con provvedimenti urbanistici da parte del Comune e la collaborazione della Regione. Si dovrà valutare se alienare con due bandi europei o uno solo, rendendo i fabbricati appetibili. Ci dovranno essere per il S. Croce destinazioni commerciali per un supermercato di alta fascia, tipo Rinascente, nelle attuali nuove sale operatorie, uffici, abitazioni private di livello ed una parte di edilizia convenzionata o sovvenzionata residenziale pubblica. Per il Carle pare logica una destinazione residenziale privata e pubblica, in quanto non è immaginabile aprire su quel sito uffici o attività commerciali.

L'immissione su un mercato edilizio purtroppo morto, di una massa notevole di nuovi alloggi, nel momento attuale parrebbe non appetibile per aspiranti acquirenti. Ma l'effettiva partenza dell'operazione non sarà immediata, anche se potrebbe avvenire, dopo la esecutività della decisione sulla costruzione del nuovo ospedale, senza attendere l'inizio o la fine dei lavori. Speriamo non sorgano guelfi e ghibellini, pro o contro il nuovo ospedale o la collocazione. Come al tempo dell'autostrada e la famosa zeta rovesciata, che ti fa andare fin quasi a Mondovì per raggiungere Fossano, pagando il pedaggio ed arrivando più tardi e con maggiore percorso, che con la strada normale.

Piercarlo Barale

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