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Sanità piemontese: gli infermieri, una realtà in continua evoluzione non sempre positiva

CUNEO

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GUIDO CHIESA - Negli anni le condizioni di lavoro degli infermieri sono profondamente cambiate. Da un lato è cresciuta la loro competenza professionale: per diventare infermiere è infatti necessario conseguire la laurea in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche, di durata triennale. Un corso ad accesso programmato nazionale con graduatoria locale per il quale occorre superare un test di ammissione. Alla laurea triennale molti fanno seguire un corso di laurea magistrale di durata biennale che li mette in grado “di intervenire con elevata competenza nei processi assistenziali, gestionali, formativi e di ricerca, pertinenti alla specifica figura professionale, assumendo ruoli di direzione, coordinamento, tutorato, docenza, supervisione e consulenza in risposta a problemi prioritari di salute della popolazione e di qualità dei servizi". (Fonte: sito dell’Università di Torino) 

Dall’altro lato gli infermieri percepiscono stipendi decisamente bassi se confrontati con quelli degli altri paesi dell’Unione Europea - conseguenza dei continui tagli apportati negli anni al bilancio della Sanità. Non vengono valorizzati professionalmente e non vengono offerte loro le possibilità di carriera cui potrebbero aspirare, non viene riconosciuta l’autonomia decisionale per cui avrebbero le competenze e la loro professione è ancora percepita come una attività di minore importanza nell’ambito sanitario.

Allo stesso tempo agli infermieri è richiesta una prestazione lavorativa organizzata su turni di lavoro, spesso di 12 ore, mal programmati, che ovviamente impattano sulla loro vita privata rendendo loro difficile conciliare il tempo casa-lavoro. Sono chiamati ad assumersi responsabilità effettive delle quali devono rispondere in caso di episodi di malasanità e che li espongono ad aggressioni verbali e fisiche da parte degli utenti o dei loro parenti. Sovente viene richiesto loro di far fronte alle emergenze – una fra tutte, a livello parossistico, la pandemia Covid-19 - con repentini cambiamenti di organizzazione e spostamenti ad altri reparti nei quali non è utile la specializzazione da loro maturata nel reparto di appartenenza. 

Le conseguenze di questa situazione sono pesanti: innanzitutto la stanchezza e il mancato recupero delle forze, non solo fisiche, che possono causare l’omissione di compiti loro assegnati ed il verificarsi di eventi avversi sugli utenti, da cui ne consegue l’aumento del contenzioso e l’incremento delle spese a carico del SSN per il risarcimento dei danni. In secondo luogo il venir meno dell’attrattività della professione, le dimissioni dalla struttura pubblica e il passaggio a strutture private, nonché il progressivo invecchiamento della popolazione infermieristica.

Sic stantibus rebus, cosa è possibile fare, in concreto, per migliorare una situazione che va peggiorando di giorno in giorno? 

Guido Chiesa

(Leggi l'articolo precedente QUI)

 

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