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Sanità cuneese: proprio adesso è in gioco il futuro dell'ospedale Santa Croce e Carle

CUNEO

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GUIDO CHIESA - In questi giorni è in corso l’analisi dei documenti relativi al nuovo ospedale di Cuneo da parte degli 8 Enti convocati alla Conferenza preliminare dei Servizi. Documenti elaborati dal gruppo INC S.p.A. che ha sottoposto all’Azienda Ospedaliera (AO) una proposta di contratto di Partenariato Pubblico Privato (PPP) per la realizzazione del nuovo presidio ospedaliero.

Il 2 febbraio i documenti sono stati inviati agli 8 Enti - tra cui il Comune e la provincia di Cuneo - che dovranno redigere le loro Osservazioni entro 45 giorni, ossia entro il 18 marzo. La Conferenza preliminare dei Servizi è stata convocata in seduta sincrona, ossia in presenza dei rappresentanti degli 8 Enti, per il giorno 20 marzo.

Il progetto del nuovo Presidio Ospedaliero S. Croce e Carle è stato illustrato in modo esauriente dalla stampa locale. Nulla è viceversa stato comunicato sul Progetto di Fattibilità Tecnico-Economica (PFTE) in quanto, in casi come questo, la riservatezza è d’obbligo per tutelare i diritti del proponente. 

Peccato però che non lo si possa conoscere poiché da esso dipende, in larga misura, il futuro dell’ospedale di Cuneo. 

Sul PFTE redatto dall’INC S.p.A la SDA Bocconi di Milano, advisor dell’Azienda Ospedaliera, ha già comunicato le sue richieste di adeguamento. Certamente l’advisor avrà confrontato la soluzione proposta con le altre soluzioni possibili (contratto con l’INAIL) ed avrà verificato che, come prescrive la legge, il PFTE in oggetto “presenta il miglior rapporto tra costi complessivi da sostenere e benefici ammessi per la collettività”.

Tra gli addetti ai lavori permangono tuttavia dubbi sulla sostenibilità della spesa per il Servizio Sanitario Regionale. In altre parole il timore che l’onere cui l’AO dovrà far fronte per avere l’ospedale nuovo possa negli anni compromettere il livello dei servizi erogati all’utenza.

Il canone annuo da corrispondere al gestore privato è sostanzialmente composto da due voci: il canone investimento e il canone servizi. Il primo è funzione della spesa prevista per l’investimento al netto dei contributi statali erogati a fondo perduto (recentemente elevati a 148,8 Milioni di Euro), nonché dei tassi di remunerazione del capitale investito. Il secondo è la somma di 3 componenti: gli oneri per la manutenzione ordinaria, gli oneri per la fornitura di energia elettrica, gas e acqua e gli oneri per la manutenzione straordinaria. Al primo viene applicata l’IVA al 10% e al secondo l’IVA al 22%.

Nella presentazione fatta dalla Regione Piemonte nel corso della Conferenza di Intenti del 25 febbraio 2023 il canone di investimento è stato quantificato in 22,7 milioni di euro e quello per i servizi in 23,2 milioni di euro. Se a questi si aggiunge l’IVA, nel primo anno di attività del nuovo ospedale, l’AO avrebbe dovuto sborsare al gestore privato circa 53,3 milioni di euro. Una cifra ritenuta non sostenibile da parte di coloro che conoscono a fondo i conti dell’AO di Cuneo.

Dall’anno scorso molta acqua è passata sotto i ponti: i costi di costruzione sono cresciuti in maniera significativa, i tassi bancari pure, mentre i prezzi dell’energia sono diminuiti. Il nuovo PFTE recapitato all’AO il 24 novembre scorso avrà certamente tenuto conto di tutti questi fattori, ma non è certo sia stato fatto il massimo sforzo per contenere il totale degli oneri.

Non è cioè certo se il livello di remunerazione del capitale è stato mantenuto ad un livello ragionevole, se gli oneri per la manutenzione ordinaria sono stati limati ai prezzi di mercato, se i canoni per la fornitura di energia elettrica e gas sono stati rivisti tenendo conto che il nuovo edificio sarà a basso consumo energetico grazie alla dotazione di impianti fotovoltaici e impianti di riscaldamento/condizionamento di ultima generazione. Infine, se nei primi 10 anni è stata praticamente azzerata la componente della manutenzione straordinaria perché le strutture e gli impianti saranno nuovi, dovranno essere stati realizzati a regola d’arte ed essere dotati delle indispensabili garanzie.

Tutte queste domande potranno trovare risposta nella gara d’appalto che sarà indetta non appena saranno state ottenute tutte le autorizzazioni necessarie. Una vera gara d’appalto dovrebbe infatti mettere a confronto vari gruppi imprenditoriali seriamente intenzionati a vincere la gara limando costi e rendimenti. Dando così alle casse pubbliche quei vantaggi senza i quali i servizi all’utenza potrebbero risultare seriamente compromessi. 

Questo è il vero senso di tutta la complessa procedura che è stata avviata. Ma se poi alla gara partecipa il solo proponente?

Guido Chiesa

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