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San Valentino, quando negli anni '70 esplose la pupazzo-mania anche grazie al "Map" di Bra

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Negli anni Settanta feci un'indagine di mercato sul mondo dei pupazzi di peluche. Mi risultò che anche il pupazzo di peluche aveva una sua personalità, anzi un proprio linguaggio. Quando il pupazzo di peluche prese la patente di circolazione, non solo come gioco, ma come messaggio di affetto e anche di amore. A decretarne la certificazione ufficiale fu il giorno più atteso dell'anno, 14 Febbraio, la festa di San Valentino. Quando la gioventù consacrò il pupazzo di peluche come simbolo dell'amore, con l'aggiunta di scritte amorose. Ma poco alla volta capitolarono anche gli adulti.

A San Valentino furono i cuori di peluche con scritte amorose a divenire un messaggio d'amore. Esplose la pupazzo-mania! L'episodio più sconcertante è quando insistei per acquistare sul catalogo un pinguino in peluche gigante, a cui aggiunsi un cuore di peluche con la scritta “Ti amo”. Marzio, che di misure se ne intende, mi fece notare che per le sue dimensioni - 1 metro e 20 cm di altezza e m 1,10 di larghezza - non sarebbe passato attraverso la porta di ingresso. Non sentii ragione!

Il giorno della consegna il corriere, quando con un colpo d'occhio si rese conto che era impossibile farlo passare attraverso la porta del negozio, si mise le mani nei capelli! Sotto i portici si sparse la voce che davanti al negozio MAP un pupazzo gigante, alto m 1,20 e largo m 1,10, non poteva entrare per la porta d'ingresso larga solo cm 80. Figuriamoci se i MAP non danno spettacolo!” - fu il commento dei soliti pettegoli, sempre pronti a criticare. Ma quando videro uscire dal collo il seducente pinguino gigante, non si trattennero dall'ammettere che era davvero bello.

Colsi la palla al balzo, proposi loro di acquistarlo, considerato l'apprezzamento così spontaneo. La risposta era ovvia: “Così grande, dove potremmo sistemarlo? Se entra quello, usciamo noi!”. Non mi scoraggiai, coinvolsi i passanti, i vicini di negozio e con manovre rocambolesche, perché il peluche è facilmente comprimibile, riuscirono nell'impresa. L'altra difficoltà fu dove sistemarlo all'interno del negozio. Risolvemmo il problema mettendolo nello spazio tra le due vetrine. Tutti i giorni lo passavo con un panno appena inumidito per mantenere il peluche lucente e infine mi affezionai.

Mi teneva compagnia Ciciumigiu, come l'avevo denominato. Il giorno che un cliente lo acquistò, per donarlo alla sua morosa in occasione di San Valentino, si ripeterono le grandi manovre, questa volta per farlo uscire. Il cliente mi confessò che aveva scelto Ciciumigiu per farsi perdonare dalla sua bella, ne aveva combinata una grossa e con un grosso pupazzo pensava di ottenere il perdono: voleva stupirla. Ci riuscì! Per trasportarlo si fece imprestare un camioncino da un amico. E' indimenticabile l'episodio del gigantesco pinguino di peluche. Chissà se il cliente ottenne il perdono della fidanzata!

Fiorella Avalle Nemolis

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