SALUZZO
CUNEO CRONACA - Riceviamo dal Vescovo di Saluzzo, Mons. Cristiano Bodo: "In una comunità cristiana ciò che dà visibilità alla vita teologale è la testimonianza dei credenti. Senza testimonianza di vita non si dà annuncio credibile del Vangelo e la pastorale risulta un impianto artificioso e senz’anima. Tuttavia essa, per garantire il suo scopo, necessita anche di un procedimento comune, che individua e concorda tempi, strategie, occasioni ed esige un metodo supportato da attento ascolto, osservazione, discernimento.
Di seguito espongo alcune note, senza pretesa di esaustività, ma sufficienti per camminare insieme, nelle differenze che ci caratterizzano. Ciascuna comunità, parrocchiale o diocesana, scandisce il proprio cammino: sull’Anno Liturgico, con i suoi tempi e le sue feste; il tempo degli uomini non è anonimo, ma si srotola dall’Avvento alla Pentecoste, conferendo senso e pienezza alla vita del credente; nel contesto religioso tradizionale, specifico di ogni comunità che vive in un territorio. Ogni comunità, infatti, ha la sua propria storia, la sua propria cultura e il suo proprio percorso.
Anno liturgico e tradizione si compenetrano e si integrano favorendo in tal modo l’unità, della comunità che celebra i Misteri della propria fede nel Risorto, nella diversità, specifica di ogni territorio, abbellito e arricchito da usi e costumi, propri e caratteristici.
Ancora vorrei richiamare: la preghiera, cardine e sorgente della pastorale. Dalla preghiera all’azione e l’azione dentro la preghiera; la corresponsabilità pastorale, criterio che rende concreta la comunione ecclesiale sia a livello diocesano, sia a livello di fraternità pastorale. Dalla comunione alla responsabilità e la responsabilità nella comunione; il dinamismo ecclesiale, che interpella tutti, e in particolare il Vescovo, nel duplice moto del convenire e dell’andare, dell’attendere “in casa” e dell’uscire “sulle strade” per recarsi nelle case della gente. A questo riguardo segnalo quanto sta accadendo e cioè che il Vescovo, durante i mesi autunnali incontra le “Fraternità Pastorali” e in quelli invernali le “Fraternità Sacerdotali”. Fa eccezione il tempo dedicato alle visite pastorali; l’opportunità di verificare e di valutare i percorsi pastorali, almeno a scadenza annuale e soprattutto a conclusione di un triennio.
E’ importante individuarne i punti di forza da incrementare e le criticità da correggere, nonché avviare riesami di fattibilità di ulteriori tappe o percorsi. La lettera pastorale che il Vescovo invia alla Diocesi ha una scansione triennale. In essa vengono fornite linee, criteri e obiettivi generali del progetto e dei percorsi annuali; l’avvio annuale del nostro cammino pastorale mi pare sia ormai diventato prassi: l’anno pastorale si apre con il “Convegno diocesano” collocato a inizio Ottobre. Durante l’assise vengono indicati argomenti, tempi, risorse umane e strumentali affinché le diversità possano ritrovarsi al cuore e nel cuore della diocesi.
Infine la proposta di un’iniziativa che può apparire quasi insignificante rispetto a quanto detto sopra: suggerisco di realizzare, soprattutto durante la stagione primaverile, a livello di Vicaria o di Fraternità pastorale, gite o pellegrinaggi, a cui invitare anche il Vescovo. Sono momenti di reciproca conoscenza e di scambio di esperienze.
Carissimi, tutto ciò, e magari ancora altro che può nascere dal confronto e dallo scambio, non nel segno dell’utopia, ma della speranza creativa. Per il bene e la vita della nostra Chiesa!".
Cristiano Bodo, vostro Vescovo